2023-09-27
Giustizia tributaria. Le mani della politica sul tesoro di cause che vale 36 miliardi
Cosimo Ferri (Imagoeconomica)
Cosimo Ferri tra i più votati per il Csm del fisco che gestisce le vertenze con le multinazionali. Giorgio Fiorenza presidente? Dubbi sui requisiti.C’è un tesoretto da 36 miliardi di euro, a tanto ammonta il contenzioso della giustizia tributaria, che da anni è impantanato in mezzo al guado. Pochi giudici, scarsa competenza, organizzazione deficitaria, deflazione delle cause, sono questi i limiti ai quali ha provato a porre rimedio la riforma delle vertenze fiscali varata in fretta e furia dal governo Draghi (legge 130 del 2022) - era una delle condizioni poste dall’Europa per ottenere una consistente tranche del Pnrr (il riferimento è alla quarta rata) - negli ultimissimi giorni della sua legislatura. È passato circa un anno ma i risultati sono vicini allo zero. Per dire: uno degli obiettivi principali era quello di «spingere» il trasferimento «a titolo definitivo» di almeno 100 giudici provenienti dalle altre magistrature (ordinaria, amministrativa, contabile e militare), ma è fallito. Solo in 27 hanno fatto il salto, considerandolo poco conveniente dal punto di vista economico e di prestigio, mantenendo comunque la possibilità di poter tornare indietro. Tant’è che in tre hanno già cambiato idea. Nel frattempo diversi giudici ordinari sono andati in pensione. Con il risultato che se il fine era quello di aumentare la professionalità, al momento il saldo è negativo. Insomma, il tesoretto da 36 miliardi di cui sopra, proprio perché mal gestito, è diventato ancor più appetitoso. Soprattutto per la politica. Tanto per intenderci: è la giustizia tributaria che dirime le cause per il pagamento delle imposte che contrappongono imprese e cittadini alle varie articolazioni dello Stato, che partono dall’agenzia delle Entrate e arrivano fino a Dogane, consorzi di bonifica e autorità portuali. Dalla giustizia tributaria dipende quindi anche una fetta importante della fiducia che famiglie e imprenditori nutrono nei confronti del fisco e delle istituzioni. Il famoso patto sociale tra lo Stato e il Contribuente con la c maiuscola di cui tanto si parla. Del resto, il Consiglio di presidenza, l’organo di autogoverno della quinta magistratura (Csm del fisco), è composto da 4 membri laici, che sono quelli eletti dal Parlamento e 11 togati, espressione del voto dei 2.400 giudici tributari. Sui quattro laici si sono scatenate le polemiche già nel mese di aprile per l’elezione dell’ex ministro pentastellato Alfonso Bonafede che era dato quasi per certo al Consiglio superiore della magistratura. Con lui anche l’ex deputata del Carroccio Carolina Lussana, Giorgio Fiorenza e Alessio Lanzi, ex laico del Csm. Ma adesso viene il bello. Per due motivi. Primo, la recente riforma ha dato più «forza» al Consiglio di Presidenza. Secondo: ora bisogna eleggere il dominus della partita, il presidente, che viene scelto nella prima seduta dai nuovi consiglieri a scrutinio segreto. Chi sono i candidati? Fino a oggi i nomi sono rimasti coperti, e un ruolo fondamentale lo avranno gli 11 componenti togati emersi vincitori dalle elezioni del 24 settembre. I risultati ufficiali non ci sono, anche perché lo scrutinio è ancora in atto, ma dai primi numeri sembrano sicuri di entrare Raffaele Tuccillo, Cosimo Ferri e Maria Romano mentre sarebbe sul filo (ma dovrebbe farcela) l’elezione di Lanfranco Tenaglia, ex responsabile giustizia della Margherita e ministro della Giustizia ombra del Pd targato Walter Veltroni. Balza subito all’occhio l’exploit di Ferri. Quando sono state spogliate circa il 70% delle schede, l’ex sottosegretario alla Giustizia renziano ha ricevuto 705 preferenze, risultando secondo solo a Tuccillo (a quota 749). Va ricordato infatti, che l’ex deputato di Italia Viva, oltre a essere tra i leader della corrente di Magistratura indipendente e un importante dirigente «fuori ruolo» del ministero della Giustizia, è stato coinvolto nell’affaire dell’hotel Champagne sulle nomine pilotate nelle Procure che è costato la radiazione a Luca Palamara. Eppure ha raccolto voti a grappoli.Ma torniamo al punto: chi sarà il presidente? Difficilissimo, anche solo per una questione di opportunità, che la scelta possa convergere sull’ex ministro Alfonso Bonafede, la cui elezione al Consiglio già aveva surriscaldato gli animi. Secondo diverse fonti consultate dalla Verità, il nome forte sarebbe quello di Giorgio Fiorenza, che era stato eletto dal Senato anche con l’appoggio di una parte dell’opposizione. Anche perché sembra che il vento del centrosinistra spiri forte nella sua direzione. Basta, insomma, far uno più uno per vedere come la sinistra tra i risultati di Italia Viva e l’attivismo dei grillini, che sono riusciti nel miracolo di far passare l’ex guardasigilli Bonafede, si stia ben posizionando nell’organo che muove le fila della giustizia tributaria. Le stesse fonti però evidenziano come per Fiorenza, iscritto all’albo dei geometri, potrebbe esserci un problema di requisiti, visto che possono entrare in consiglio «i professori di università in materie giuridiche o i soggetti abilitati alla difesa dinanzi alle commissioni tributarie che risultino iscritti ai rispettivi albi professionali da almeno 12 anni». Curriculum alla mano l’iscrizione all’albo dei geometri è datata 1983 e quando nel 1992 Fiorenza è diventato giudice tributario, causa di incompatibilità con l’appartenenza a un ordine professionale, non aveva ancora raggiunto i 12 anni di presenza necessari per essere eletto al consiglio di presidenza. Vedremo. Va ricordato comunque che le verifiche sui requisiti vengono compiute dallo stesso Consiglio di presidenza al momento dell’insediamento. Sta di fatto che la campagna elettorale è partita. Al di là del vincitore, c’è da augurarsi che l’interesse sui nomi possa accendere i riflettori sulla riforma partorita in fretta e furia dal governo Draghi. I risultati a oggi sono impalpabili: la riforma andrebbe riformata.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.