2019-11-01
Giuseppi regala 3 euro ai pensionati. I sindacati si svegliano e insorgono
Il ridicolo aumento di 6 euro di cui si parlava due settimane fa viene ritoccato con una cifra da elemosina. Proclamato uno sciopero per il 16 novembre. Matteo Renzi farà la guerra alle imposte sullo zucchero, Andrea Orlando a quelle sulle auto aziendali. Teresa Bellanova attacca quota 100. Luigi Di Maio e il Pd litigano sui soldi all'editoria. Ma il testo è stato votato proprio da chi vuole smarcarsi. Lo speciale contiene due articoli. Siamo stati facili profeti. Ogni giorno che passa il testo della manovra peggiora. Lo schema su cui il governo vuole poggiare la prossima legge finanziaria si basa su ben 14 miliardi di deficit, circa 7 miliardi di presunto recupero di evasione fiscale e il resto di tasse. Inutile ribadire che la prima voce si copre con il debito (che si trasformerà in tasse), la terza voce già è formata da imposte e la seconda è destinata a trasformarsi in ulteriori imposte. La fame di coperture spinge così il governo a riempire la legge di bilancio di prelievi diretti e di clausole che ne celano altri, che nascondono tasse pronte a rivelarsi solo nella seconda metà del 2020. Da qui tutte le modifiche al regime delle detrazioni. Ad esempio, fatte salve le spese per medicinali e dispositivi sanitari, tutte le altre voci di detrazione al 19% potranno essere portate in dichiarazione dei redditi solo se pagate con carta di credito, bancomat, bonifico o vaglia postale. Lo spiega nero su bianco un articolo della bozza. In poche parole se anche pagate il prezzo dell'asilo in contanti e vi viene fornita relativa fattura, il costo non sarà in alcun modo detraibile. È un modo per complicare la vita dei cittadini, spingerli alla tracciabilità totale. L'operazione potrebbe giustificarsi con un obiettivo secondario. Il governo potrebbe già sapere che nel 2021 alzerà l'aliquota Iva e a quel punto metterà i contribuenti davanti a un bivio. O assorbire l'intero aumento dell'Iva, oppure rinunciare alle detrazioni e quindi pagare più tasse. Giuseppe Conte e Roberto Gualtieri sembrano non contemplare la terza opzione: l'esasperazione degli italiani che saranno spinti ancora più verso la pratica del nero. Tanto più visto il trend ormai avviato, che vede chi percepisce più di 120.000 euro all'anno lordi comunque tosato e privato delle detrazioni. Gli italiani non potranno nemmeno consolarsi fumando un sigaro in più o giocando al gratta e vinci. Solo dal comparto giochi, il governo ha messo in conto di prelevare qualcosa come 800 milioni di euro in più rispetto a quest'anno. Una tale bramosia di gettito che rischierà di spezzare l'equilibrio del settore e alla fine portare meno soldi nelle casse dello Stato. Una cosa che non stupisce. Perché analizzando il percorso che sta caratterizzando la manovra si vede che non c'è logica. Solo voci di prelievo sparso dettate da logiche di voto. Chi non è elettore di alcun partito dalla maggioranza diventa il nemico. Per il resto Pd e 5 stelle cercano - senza grande successo - di proteggere ciascuno il proprio elettorato. Così si punta a ogni euro o centesimo pur di portare avanti un manuale Cencelli della perversione fiscale. Avulso da qualunque senso della logica. Tanto da penalizzare intere categorie anche per poche centinaia di milioni. È il caso del pensionati. Se i gialloblù si sono spesi per portare avanti quota 100, i giallorossi ritengono che chi ha lavorato e incassa l'assegno non sia più degno di rispetto. Nell'ultima versione della legge di bilancio scopriamo che la rivalutazione degli assegni tra tre e quattro volte il minimo passa dal 97 al 100% a fronte di un'inflazione dello 0,3%. Si tratta in sostanza di un aumento che però vale soltanto 25 centesimi lordi al mese. Chi incassa meno di 2.000 euro al mese potrà permettersi tre caffè all'anno in più, passando da un aumento di 76 euro a uno di 79. Per chi incassa invece una pensione compresa tra i 2.000 e i 3.000 - se i parametri non cambiano - il vantaggio dovrebbe passare dai 6 ai 9 euro. Due settimane fa si parlava infatti di un aumento di soli 6 euro. È paradossale che i sindacati siano insorti solo ieri e non quando a metà ottobre si è iniziato a parlare della fregatura dei 6 euro. «Negli ultimi sette anni di blocco della perequazione», ha commentato il leader dei pensionati Cgil, Ivan Pedretti , «i pensionati hanno lasciato allo Stato 44 miliardi. Il passaggio dal 97% al 100% della rivalutazione solo per le pensioni tra i 1.522 e 2.029 euro lordi è un'elemosina. Confermiamo la manifestazione del 16 novembre». «È imbarazzante», ha aggiunto il segretario confederale della Uil Domenico Proietti, «si tratta di pochissimi euro l'anno. Abbiamo chiesto di tornare ai calcoli pre Fornero e all'estensione della quattordicesima. Ci batteremo per questo durante l'iter parlamentare». Con questo governo in carica sembra però difficile poter cambiare qualcosa. È vero che anche i gialloblù aveva bloccato parzialmente la rivalutazione, utilizzando però parametri meno penalizzanti. Oggi invece, si parla di investire circa 200 milioni su un totale di oltre 2 miliardi che sarebbe la spesa complessiva se si decidesse di indicizzare l'intero importo al valore dell'inflazione. Appare infine difficile immaginare che i sindacati vadano oltre alla giornata di sciopero. Quando il governo ha ammesso di voler metter sul tavolo 6 euro per chi ne incassa 2.500 lordi al mese nessuno ha levato gli scudi. I grandi giornali hanno dedicato poco spazio e già l'indomani la notizia è passata nel dimenticatoio. A indicare la pericolosa deriva. Lo Stato può rompere i contratti con i suoi cittadini come e quando vuole e forse - cosa altrettanto grave - un tale reddito ormai in Italia è considerato da ricchi. Ahinoi. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/giuseppi-regala-3-euro-ai-pensionati-i-sindacati-si-svegliano-e-insorgono-2641179118.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="fuggi-fuggi-generale-dalla-manovra-la-maggioranza-rinnega-se-stessa" data-post-id="2641179118" data-published-at="1758062917" data-use-pagination="False"> Fuggi fuggi generale dalla manovra. La maggioranza rinnega sé stessa