2024-07-20
I giudici si ricattano tra loro
L'esponente laica del Csm in quota Fdi Rosanna Natoli (Imagoeconomica)
A capo della Procura di Catania nominato un esponente di Area proprio grazie all’assenza della laica in quota Fdi, destinataria di fortissime pressioni in seguito all’audio registrato da una toga sottoposta a procedimento disciplinare.Mentre il ministro della Giustizia Carlo Nordio prova a riformare la giustizia, il Consiglio superiore della magistratura torna a pendere a sinistra. L’ultimo clamoroso esempio è la nomina a procuratore di Catania di Francesco Curcio, magistrato della corrente progressista di Area formatosi alla scuola napoletana insieme ad altri allievi eccellenti come Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli. Una nidiata di magistrati forgiati in inchieste condotte all’arma bianca a guisa dei vecchi pretori d’assalto. Ma se il curriculum di Curcio è sicuramente ricco e le sue indubbie qualità sono riconosciute anche da molti magistrati moderati, la sua nomina non è esattamente quella che ci si sarebbe aspettati da un Csm a trazione conservatrice per la guida di una Procura importante come quella di Catania, la stessa che ha portato alla sbarra il ministro Matteo Salvini per sequestro di persona per il caso della nave Gregoretti.Quando si è dovuto decidere il procuratore di Firenze, che stava molto a cuore a Matteo Renzi, il candidato progressista è stato disarcionato dal voto del vicepresidente in quota leghista Fabio Pinelli. Che questa volta si è astenuto, ma ha fatto sapere a un paio di nostre fonti che se avesse votato avrebbe scelto Curcio.A questo punto viene da domandarsi se Pinelli si senta più espressione della Lega o di Luciano Violante, suo estimatore e sostenitore, o del Quirinale, che nella partita per Catania sembra si sia speso con energia.Le nostre fonti ci raccontano che nei corridoi del Csm, da tempo, circolava voce di un sostegno nemmeno troppo velato a favore di Curcio da parte del consigliere giuridico del Colle Stefano Erbani e del procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo. Felpati endorsement che non devono stupire: anche questi due importanti magistrati provengono dalla sinistra giudiziaria e Melillo è stato anche capo di gabinetto del Guardasigilli dem Andrea Orlando. Nel bel mezzo di uno scontro tanto acceso, i due laici del centro sinistra, il professore in quota Pd Roberto Romboli e il docente indicato dai grillini Michele Papa, sarebbero stati folgorati sulla via di Damasco. Infatti sembra che entrambi, come il consigliere togato Andrea Mirenda, avessero individuato come curriculum migliore per l’incarico direttivo catanese quello dell’aggiunto Francesco Puleio. Ma alla fine si sono astenuti. Romboli si limita a biasimare chi ci ha spifferato la sua iniziale intenzione di voto: «Trovo sgradevole e scorretto che alcuni colleghi con cui posso aver parlato all’interno del Consiglio riferiscano cose che farebbero bene a non dire ai giornali». Ma come è stato possibile arrivare alla nomina di Curcio con i voti delle correnti progressiste di Area e di Md e di quella centrista di Unicost, lo stesso schema che dominava ai tempi di Luca Palamara? La spiegazione è un po’ complessa, anche perché in questo Csm i numeri sarebbero a favore del centro-destra. Per capire bisogna partire dall’analisi del composito manipolo di consiglieri di Magistratura indipendente, la corrente di destra delle toghe. Dario Scaletta da tempo si muove in autonomia e a volte il massimo aiuto che offre ai suoi compagni di squadra è l’assenza o l’astensione come ha fatto nel caso delle Procure di Catania e di Firenze. Maria Luisa Mazzola ha, invece, votato proprio per Curcio. Ma qui sembra che le motivazioni siano politiche. Da quando è stato nominato segretario di Mi Claudio Galoppi sono aumentati gli accordi delle toghe conservatrici con Area, una linea che lo stesso Galoppi aveva inaugurato da consigliere del Csm. Secondo i ben informati dietro ci sarebbe un accordo per il rinnovo delle cariche dell’Associazione nazionale magistrati che prevederebbe un presidente di Mi (per qualcuno lo stesso Galoppi) e un segretario di sinistra.Intanto sembra che mercoledì verrà nominato procuratore generale di Napoli un magistrato progressista, Aldo Policastro, proprio grazie ai voti di Mi, mentre i laici di destra sarebbero orientati sul centrista Antonio Balsamo. Ma a rendere possibile la clamorosa vittoria di Curcio è stato lo scandalo della chiavetta depositata dall’avvocato Carlo Taormina nel procedimento disciplinare contro la sua assistita, il giudice Maria Fascetto. Nel dispositivo era registrato l’incontro tra la stessa Fascetto e l’esponente laica del Csm in quota Fdi Rosanna Natoli. Per l’incolpata a convocarla sarebbe stata la stessa Natoli («Mi ha contattato per minacciarmi» ci ha detto ieri). Per la consigliera la storia sarebbe molto diversa e l’incontro sarebbe avvenuto su insistenza della Fascetto, prostrata dai procedimenti a cui era sottoposta e da presunti problemi di salute per cui avrebbe chiesto il rinvio di un paio di udienze. Dall’audio risulta che l’unico vero aiuto che la Natoli ha provato a dare alla Fascetto è stato quello di consigliarle di «affiancare un tecnico al professor Taormina». Suggerimento che è caduto nel vuoto, mentre la chiavetta è stata depositata al Csm e la registrazione consegnata ai giornali. La consigliera in un comunicato ha dichiarato: «In merito alla vicenda per la quale ho deciso di rassegnare le dimissioni dalla commissione disciplinare del Csm preciso che sono consapevole di avere imperdonabilmente sbagliato nell’incontrare la magistrata di Catania sottoposta al giudizio della commissione. Va comunque subito sottolineato che ho accettato di incontrarla quando avevo già compiuto il mio lavoro di relatrice e avere determinato la decisione del tutto opposta alle speranze della interessata. L’ho incontrata su pressante richiesta di un vecchio e da tutti stimato amico (non avvocato ed estraneo alla politica) che mi pregò per un atto di “pietà” stante - mi disse - il grave stato di salute della interessata. Ciò che mi preme sottolineare è che nessuno degli esponenti politici provinciali, regionali e men che meno nazionali del mio partito di provenienza è mai stato a conoscenza diretta o indiretta di questa vicenda del tutto estranea a ogni riferimento politico. Tralascio allo stato le modalità per le quali ho deciso di disertare l’ultima plenaria come suggeritomi da componenti togati del Csm». Dietro a un’apparentemente banale locuzione avverbiale, «allo stato», c’è una probabile dichiarazione di guerra: non starò qui a farmi linciare e, presto, saprete la verità sulla mia assenza durante il plenum. Le «modalità» dei suggerimenti arrivati dai colleghi potrebbero pure configurare dei reati, dalla violenza privata alla minaccia a corpo dello Stato. Noi abbiamo già iniziato a raccontare ieri i pesanti avvertimenti arrivati alla Natoli. Adesso la vera storia della sua mancata partecipazione al voto per la Procura di Catania potrebbe finire nelle memorie difensive che la Natoli ha già anticipato a Pinelli di voler allegare alle sue dimissioni dalla sezione disciplinare. A quanto risulta alla Verità lo stesso Pinelli avrebbe riferito alla consigliera Isabella Bertolini la mattina della votazione l’intenzione da parte della corrente di Area (per come riferito dalla consigliera Mariafrancesca Abenavoli) di denunciare la vicenda dell’incontro tra la Fascetto e la Natoli urbi et orbi all’inizio del plenum se la Natoli si fosse presentata in aula. La prospettiva avrebbe allarmato Erbani, il quale avrebbe consigliato Pinelli di evitare in ogni modo la nefasta eventualità.Alle pressioni di Area si sarebbero aggiunte anche quelle dei rappresentanti di Unicost, capitanati da Marco Bisogni, il quale avrebbe fatto da ago della bilancia per la scelta del capo dell’ufficio di cui è pubblico ministero.Pinelli, che aveva celermente (per alcuni laici anche troppo) chiesto le dimissioni della Natoli e inviato la chiavetta e la trascrizione dell’audio alla Procura di Roma, avrebbe convinto la Bertolini a far da messaggera presso la Natoli, costringendola a spostarsi da un piano all’altro di Palazzo Bachelet (l’ufficio della Natoli è sopra a quello di Pinelli) e ottenendo alla fine il risultato desiderato: la mancata partecipazione dell’avvocato di Paternò al voto. Quest’ultima, lunedì, si vedrà con il suo legale per definire «la linea difensiva», ma anche «una linea d’attacco».Secondo un’iniziale ricostruzione la sezione disciplinare ha applicato alla Fascetto una prima misura cautelare (sospensione da funzione e stipendio) per alcune presunte diffamazioni, previo stralcio dei fatti contestati in sede penale. Su richiesta della Fascetto questa prima punizione è stata revocata perché anche Pinelli l’avrebbe ritenuta sproporzionata visto che in genere si applica per reati come la corruzione. Successivamente la Fascetto è stata condannata a Messina a 3 anni e 6 mesi per concussione. La Procura generale avrebbe chiesto la misura cautelare per questo nuovo fatto che sarebbe stata applicata e che sarebbe ancora in vigore. La Fascetto l’ha ritenuta ingiusta e si sarebbe attivata per incontrare la Natoli, davanti a cui ha addirittura negato la condanna. La quale, adesso, non sembra intenzionata a dimettersi dal Csm e proverà a vendere cara la pelle. Lunedì il vicepresidente Pinelli dovrebbe salire al Quirinale per illustrare a Sergio Mattarella, di ritorno da un viaggio ufficiale in Brasile, i dettagli della questione. Ovviamente Magistratura democratica festeggia e ieri in un velenosissimo comunicato denuncia «le crude immagini» di «un giudice disciplinare che parla riservatamente con un’incolpata» e di un’incolpata che «inopinatamente, cerca - e, altrettanto inopinatamente, ottiene - un contatto riservato con il “suo” giudice». Quindi stigmatizza «una tendenza a utilizzare le dinamiche consiliari per finalità di ricerca del consenso da parte della componente laica vicina all’attuale maggioranza parlamentare». Un grande esperto di questioni legate al Csm, Palamara, dà questa lettura: «A parte i ricatti e contro ricatti tra consiglieri del Csm sui quali inevitabilmente gli organi competenti dovranno andare fino in fondo, questa storia evidenzia due ulteriori dati incontrovertibili: da un lato lo spostamento a sinistra del baricentro consigliare in vista di prossime e future alleanze inevitabilmente destinate a propagarsi anche all’interno dell’Anm; dall’altro lato tutti i limiti sul versante disciplinare di una giurisdizione domestica che in quanto interna al Csm non riesce a rimanere immune dai meccanismi interni che caratterizzano la vita consiliare ivi compresi quelli delle nomine». L’arcinemica della Fascetto, il giudice Marisa Acagnino, ieri su una chat di magistrati ha scritto: «Ho provato a fermarla e ci ho rimesso le penne. Prima di me hanno tutti fatto fatica... ma niente. Il sistema si protegge comunque».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.