
Il cantante Baby Gang torna ai domiciliari dopo aver pubblicato sui social foto e video con pistole e marijuana. Solo «oggetti di scena» per il tribunale. Invece veicolano il messaggio che delinquere porti ricchezza e fama.Impugni la pistola? «Libertà artistica». La punti contro qualcuno? «Scelta espressiva». Ti siedi su sacchi pieni di droga? «Innocenti oggetti di scena». Con queste motivazioni la Corte d’Appello ha appena fatto uscire dal carcere Baby Gang. Il trapper ventitreenne era finito dietro le sbarre perché, come è noto, non si limita a cantare la violenza: la pratica pure. Rapine a mano armata, sparatorie, ferimenti, vari spargimenti di sangue. Ora, però, lascia la cella perché il giudice ha deciso che l’esibizione della violenza deve essere considerata un’opera d’arte. Una licenza poetica. Giacomo Leopardi scriveva «il zappatore», anziché «lo zappatore». Baby Gang impugna la pistola. Non volete forse perdonare qualche piccolo errore in nome della libertà espressiva? L’unica cosa difficile da comprendere è perché accanto a questi articoli di cronaca che ci raccontano come se fosse normale la scarcerazione del violento Baby Gang in nome della creatività, ce ne siano poi altri che s’indignano per le violente baby gang (minuscolo) che ormai spadroneggiano in tutta Italia, affidandosi, pure loro, alla licenza poetica delle armi. Perché Baby Gang, quando usa la pistola, è un artista, e le baby gang no? Perché non consideriamo le imprese criminali delle bande di ragazzini come «scelta espressiva», esattamente come quella del trapper? Perché ci scandalizziamo se a Pescara un quindicenne viene eliminato con sadismo? Perché scriviamo articolesse preoccupate sui minorenni con «le lame sempre in tasca»? Perché ci stupiamo quando da Parma a Udine, da Brescia a Cantù, le serate dei giovanissimi finiscono nel sangue? Non è forse arte anche la loro, proprio come quella di Baby Gang?Il trapper è l’idolo di quei ragazzi. Il punto di riferimento. Quello che fa lui fanno anche loro. Lui spara, loro sparano. Lui si droga, loro si drogano. Lui è un artista, loro si sentono degli artisti. Zaccaria Mouhib in arte Baby Gang, origini marocchine, nato a Lecco, cresciuto a Milano, da sempre ha unito a doppio filo le sue canzoni e la sua vita. I suoi album si chiamano Delinquente e L’angelo del male. E lui per essere all’altezza di questi ambiziosi titoli si è già beccato una condanna a 4 anni e 10 mesi per rapina a mano armato e una a 5 anni e 2 mesi per una sparatoria in corso Como. Poi, mentre era ai domiciliari, nel gennaio scorso ha pensato bene di sparare anche a un amico, munizioni metalliche con pistola ad aria compressa. Lo ha ferito, ma solo perché era un amico, altrimenti chissà che gli avrebbe fatto. Del resto lui è così: quando gli prende la licenza poetica non lo ferma nessuno. Le canzoni di Baby Gang traboccano di versi immortali. Come per esempio: «Carico il fucile, scarico il fucile, li faccio fuori, troppo facile» (Rapina, 2021); «Non mi prenderanno più caramba, bamba sputano gli sbirri la mia ganga» (Caramba, 2021); «Rapine e spaccio, gli sbirri sul cazzo» (Marocchino, 2021); «La tua tipa ha succhiato più cazzi alla mia» (Tony Montana, 2023); «Entro in banca, vestito di nero, arma in testa, finirai al cimitero» (Rapina, 2021); «Dieci K e un pompa pronti a pomparti il cranio, fuck commissario, firme a ogni orario» (Barrio, 2023). Mi fermo qui. Purtroppo non è l’unico. C’è tutta una generazione di rapper, ascoltatissimi dei ragazzi, milioni di visualizzazioni, che scrivono canzoni violente e pubblicano video per inneggiare armi e droga. Le quali armi e la quale droga, con buona pace del giudice, non sono «oggetti di scena». Ma, purtroppo, oggetti di vita. Il punto è proprio questo. Il motivo per cui Baby Gang era stato trasferito dai domiciliari al carcere era che ai domiciliari continuava a girare video con droga e armi. Nel difendersi lui aveva detto che «era ingiusto arrestarlo perché sarebbe come arrestare un attore che fa un film d’azione». E il giudice l’ha preso per buono e, per questo, l’ha rimandata a casa con le motivazioni della «scelta artistica». Senza considerare che c’è una differenza fondamentale fra le due situazioni: l’attore che fa il film d’azione, infatti, quando esce dal set, non va in giro a sparare alla gente. Baby Gang invece sì. Per lui e per i suoi fratelli trapper la violenza non è solo un cattivo insegnamento da dare ai ragazzi, incitandoli alla droga, alle armi, alla violazione delle leggi. È la vita. Quello che mostrano nei video poi lo riproducono nella realtà. Non è opera d’ingegno, ma esistenza quotidiana. Non è esercizio di creatività. Al massimo esercizio di illegalità. Adesso Baby Gang sconterà il resto della pena a casa. Così potrà continuare a girare i suoi video violenti. Potrà continuare a registrare le sue canzoni in cui insegna come si carica e scarica il fucile, rapine e spaccio sbirri sul cazzo, li faccio fuori troppo facile. E magari, se gli prende un’altra licenza poetica, potrà di nuovo sparacchiare a qualche amico che passa di lì per caso. Trattasi sempre di «scelta espressiva». A maggio al forum di Assago avrebbe dovuto tenere il concerto più importante della sua carriera. È stato costretto a rinviarlo, ma per dicembre potrebbe avere il permesso di salire sul palco. Così, ancora una volta, la violenza sarà non solo sdoganata, ma celebrata. Applaudita. Osannata. E ai ragazzini che lo adorano manderemo il messaggio che solo i fessi rispettano le leggi ed evitano di sparare agli amici. Per avere successo bisogno calpestare le regole, drogarsi, organizzare rapine a mano armata e saper impugnare la pistola come si deve. Se poi scorrerà sempre più sangue nessuno si lamenti. Non è crimine. È creatività artistica.
Ansa
- In Italia soffrono i settori della plastica riciclata e del riuso tessile. Pure chi ridà vita alla carta da macero è travolto da norme ecologiche pesanti. Nella mobilità elettrica a due ruote le aziende sono finite in crisi.
- L’Ets 2, il sistema Ue pensato (male) per costringere aziende e famiglie a passare alle rinnovabili, si estende anche all’edilizia residenziale e ai semplici autotrasportatori. Risultato: il prezzo del metano salirà del 35%, carburanti più cari di 17 cent/litro.
Lo speciale contiene due articoli
SIgfrido Ranucci (Ansa)
Faccio il direttore da trent’anni, dunque credo di avere qualche titolo per parlare di libertà di stampa. Sono stato il primo giornalista a rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo e il primo a ottenere una condanna dell’Italia contro la legge che punisce i cronisti con la detenzione.
Carlo Rubbia (Ansa)
Un convegno dell’Accademia, un tempo prestigiosa, rilancia i soliti luoghi comuni.
Giuseppe Vinci (Ansa)
Giuseppe Vinci, rapito nel 1994, figlio del titolare di una catena di supermarket restò prigioniero 310 giorni: «I carcerieri erano miei conterranei e la sera uno mi parlava per un quarto d’ora. In catene avevo un incubo: mi liberavano per il weekend “però lunedì torni qua”».






