
Sull’isola una manciata di politici guidati da Nicola Zingaretti e senza nessun leader. Carlo Calenda: «La retorica è una via di fuga». Marianna Madia: «Il pacifismo del M5s non basta».Qualcuno, ieri, aveva lezione di judo, perché la chiamata alle armi della sinistra - metaforica, si intende: per quella reale c’è già Ursula von der Leyen - ha trovato un’accoglienza tiepida. Dopo le urla, le lacrime e il pathos mostrati in aula, si pensava che il manifesto di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni potesse essere il nuovo collante di una sinistra divisa su tutto (tranne che sull’antifascismo). Insomma, il testo sacro dell’europeismo progressista non si tocca: solo loro, i custodi del «contesto», possono citarlo. Come Roberto Benigni, che su «Telemeloni» ne ha cantato gli elogi in prima serata, magnificando il Sogno europeo (fa niente se, visto da vicino, assomiglia a un incubo). Eppure, il pellegrinaggio a Ventotene non ha raccolto grandi adesioni, per usare un eufemismo. Il manifesto va bene per indignarsi, sollevare polemiche, attaccare il governo, ma non vale un fine settimana, specialmente se piovoso. L’idea della spedizione è partita da Daniele Leodori, segretario laziale del Pd, e dal deputato dem Roberto Morassut. Un raduno «in difesa dei valori europei», recitava l’appello social, «in risposta alle recenti dichiarazioni» del presidente del Consiglio, con tanto di invito rivolto a «tutti i cittadini, le associazioni e le istituzioni» per un flash mob a mezzogiorno sull’isola di Ventotene, «luogo simbolo della nascita dell’idea di un’Europa unita e democratica». Elly Schlein, però, aveva altri impegni. Movimento 5 stelle e Azione hanno disertato. Presenti, invece, Italia Viva, Alleanza Verdi e Sinistra e Più Europa. A rendere omaggio ai «padri dell’Europa», per il Pd, sono andati - oltre ai già citati - il capodelegazione in Ue, Nicola Zingaretti, il responsabile Esteri, Peppe Provenzano, i parlamentari Filippo Sensi, Marianna Madia, Michela De Biase e Andrea Casu, e la vicesegretaria della Regione Lazio, Valeria Campagna. Con loro Andrea Massaronig, coordinatore romano di Più Europa, Luciano Nobili di Italia viva, il segretario provinciale di Latina di Sinistra Italiana, Giuseppe Bortone (Avs), e il segretario regionale del Movimento federalista europeo, Antonio Argenziano. Per una polemica che ha intasato il dibattito per oltre 48 ore, ci si aspettava qualcosa di più.Mentre i pochi irriducibili si muovevano in direzione Ventotene, dove hanno poi deposto un mazzo di fiori coi colori dell’Ue sulla tomba di Spinelli, il leader di Azione, Carlo Calenda, affidava ai social la sua polemica quotidiana: «La retorica in Italia serve spesso a fuggire dalle responsabilità. Oggi l’atto più europeista che si può compiere è costruire una Nato europea. Per farlo occorre anche spendere più in difesa. Questo è il crinale dell’Europeismo. Rileggere De Gasperi insieme a Spinelli». Critiche anche da Giuseppe Conte, capo di un movimento che un tempo si professava euroscettico: «Non basta appellarsi a Ventotene, bisogna combattere sul terreno, concretamente», ha affermato nel corso di una lectio magistralis alla Scuola di formazione politica di Baiano (Avellino).Da Ventotene, però, i presenti hanno ostentato soddisfazione. «Siamo qui perché non dimentichiamo quello che hai fatto per la libertà di tutti noi, non solo della sinistra», ha dichiarato Zingaretti riferendosi a Spinelli, «un patrimonio italiano». L’occasione è buona anche per attaccare Meloni: «Si definisce patriota ma tace di fronte al massacro delle aziende italiane per colpa di Donald Trump, che mette i dazi». Come se alzare la voce potesse convincere il tycoon, ma questa polemica ieri appassionava molto l’europarlamentare dem, tanto da ripeterla due volte: «In Europa vedono tutti benissimo che la Meloni ha un problema enorme: lei dice sempre nì, la Lega sempre no, Forza Italia sempre sì. Tra l’altro con sorprendenti intuizioni. Tajani è arrivato a dire che, per lenire il grande colpo dei dazi di Trump, noi dovremmo comprare americano. Ma dico: allora cediamo questa discussione alla psichiatria. Chiamiamo l’ambulanza». Zingaretti ha così svelato che un ex segretario del Pd non ha idea di che cosa sia il saldo delle partite correnti, ossia la ragione dietro i dazi di Trump. Lo stesso che parla di «un’Europa dei diritti e della pace, forte, libera», mentre il patto di stabilità viene sospeso solo per produrre armi.«Finché si toccano i simboli di una storia costituente dell’Europa, noi parleremo e reagiremo, e lo faremo sempre», ha spiegato Beppe Provenzano. E Michela Di Biase rincara: «Noi siamo la generazione di quelli che “mio padre ci ha portato sulla tomba di Spinelli”». «Io stavo in Sicilia, troppo lontano all’epoca», aggiunge Provenzano, «ma ora ci porto i miei figli». La retorica europeista si intreccia con quella bellicista nella polemica lanciata dalla deputata Madia contro il leader del M5s: «Non basta appellarsi a Ventotene, non basta appellarsi a nulla, è il momento dell’azione, è il momento di prendere decisioni e fare scelte importanti. Da questo punto di vista, penso che quello che non basta è fare come fa il Movimento 5 stelle e come fa Conte, ovvero dire pace senza dire come, senza spiegare alle persone che la difesa è una precondizione per la pace».Nel frattempo, Romano Prodi ha sbottato con una giornalista che, a margine di una presentazione del suo libro, gli ha chiesto un commento su un passo del manifesto. «Ma il senso della storia ce l’ha lei o no?», ha replicato stizzito. «Allora le cito un verso di Maometto e lei mi dice cosa lei pensa di Maometto?». Ironia della sorte, l’ex primo ministro e presidente della Commissione Ue si è trovato nei panni di Giorgia Meloni ogni volta che le domandano se è antifascista.
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