2018-04-20
Giravolta a 5 stelle. Più vicino il governo con il centrodestra
La paura fa novanta. E infatti, appena letti i giornali cari alla sinistra in cui si adombrava la possibilità di far nascere un governo 5 stelle-Pd guidato da Roberto Fico, ovvero dal suo principale nemico interno, a Luigi Di Maio è venuta subito una fifa blu. Per un mese e mezzo il candidato premier dei grillini ha ripetuto come un disco rotto che l'incarico di dare vita al nuovo esecutivo poteva essere affidato solo a lui, in quanto rappresentante del partito più votato, e a nessun altro. Ma quando si è cominciato a parlare della possibilità di raggiungere un'intesa nel caso fosse stato affidato un mandato esplorativo al presidente della Camera, Di Maio ha capito che non poteva rischiare di consegnare la leadership al suo principale concorrente. Per lui sarebbe stata una sconfitta, un fallimento che lo avrebbe in breve relegato alla marginalità nel Movimento. Così, all'improvviso, prima che si chiudessero senza risultato le consultazioni di Maria Elisabetta Alberti Casellati, si è aperto uno spiraglio. Ad annunciarlo è stato Matteo Salvini, che con un colpo di scena ne ha parlato all'uscita del colloquio con il presidente del Senato.In pratica sarebbe venuta meno la pregiudiziale sul nome. Non quello di Silvio Berlusconi, che continua ad essere inviso ai grillini, che lo guardano come il fumo negli occhi, ma quello di Di Maio. Il quale accetterebbe di non essere più premier pur di rimanere l'interlocutore principale per conto dei 5 stelle. Forse a sbloccare la situazione ha contribuito anche la frase riportata ieri dai giornali e attribuita a Giancarlo Giorgetti, il Richelieu della Lega. L'ex presidente della commissione Bilancio, in odore di prendere il posto di Pier Carlo Padoan all'Economia, parlando di Matteo Renzi descriveva, nelle cronache quotidiane, l'intenzione di aprire il Movimento come una scatola di tonno, parafrasando una frase di Beppe Grillo, ma riferita al Parlamento. Secondo Giorgetti, dicendo sì a un esecutivo guidato da Fico, Renzi avrebbe dato il via libera a un'operazione che avrebbe portato allo scoperto le contraddizioni grilline. Insomma, da gruppo forte e coeso, con il presidente della Camera a Palazzo Chigi, i pentastellati avrebbero cominciato a mostrare le prime crepe e le profonde divisioni. Il pericolo deve aver fatto saltare sulla sedia Di Maio, il quale per evitare una mossa che lo avrebbe lasciato senza nulla in mano, se non il cerino di un governo Fico, ha alzato il telefono e chiamato Salvini, aprendo uno spiraglio nella trattativa. Paradossalmente il passo indietro del candidato 5 stelle, richiesto dallo stesso leader della Lega appena due giorni fa, consente un passo avanti all'ipotesi di un governo in cui coesistano sia i grillini che il centrodestra. Attenzione: dell'esecutivo farebbe parte non il solo partito di Salvini, ma tutta la coalizione moderata. Ovviamente il veto su Silvio Berlusconi rimane e resta pure l'allergia nei confronti degli esponenti di Forza Italia, seppur mitigata con la condizione che nessun ex ministro del Cavaliere faccia parte del nuovo esecutivo. Dunque, né Maurizio Gasparri, né Renato Brunetta o Mara Carfagna dovrebbero essere nella delegazione governativa. Tuttavia lo spiraglio è aperto e nelle prossime ore potrebbero seguire le aperture sul programma.Al momento resta però aperta la questione di chi possa guidare un esecutivo di cui facciano parte i 5 stelle e il centrodestra insieme. Ieri, in ambienti del Quirinale, si parlava di un terzo uomo, ossia di una figura estranea sia ai pentastellati che ai leghisti, ovvero di un civil servant del genere Antonio Maccanico, ma il problema è che in area grillina, e pure in area salviniana, non si ha notizia di un tipo con simili caratteristiche. Ce la faranno dunque Di Maio e Salvini a trovare qualcuno che rappresenti una svolta? Oppure sarà la stessa Maria Elisabetta Alberti Casellati a guidare il governo. Difficile perché si tratterebbe di accettare una Berlusconi in gonnella. Il rischio è che alla fine, più che un politico si faccia avanti un tecnico. E, come è noto a tutti, l'ultima volta che un tecnico ha messo piede a Palazzo Chigi non è finita bene.
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