2025-08-19
Il gip conferma: Camilla uccisa dal vaccino
Nel riquadro Camilla Canepa (Ansa)
Non luogo a procedere nei confronti dei medici genovesi, indagati per la morte della diciottenne: secondo la sentenza, a stroncare la Canepa non fu l’errore nel tipo di Tac da effettuare su di lei dopo il trasporto in ospedale, bensì l’iniezione col farmaco Astrazeneca.«Nel caso in esame, si trattò di una trombosi venosa post vaccino (Vitt), forma diversa e assai più grave e associata a una maggiore mortalità e disabilità rispetto alla trombosi dei seni venosi cerebrali che si verifica indipendentemente dal vaccino». Così, nero su bianco, il gip di Genova Carla Pastorini ha certificato che la diciottenne Camilla Canepa è morta per il vaccino AstraZeneca che le era stato somministrato.L’affermazione è contenuta nella sentenza dello scorso aprile, con la quale il giudice per le indagini preliminari aveva stabilito il non luogo a procedere per l’accusa di omicidio colposo nei confronti di quattro dei cinque medici coinvolti nell’inchiesta, in quanto «il fatto non sussiste». Per tutti e cinque cadeva anche l’accusa di falso ideologico, con la formula del fatto che non costituisce reato.Ora che si conoscono le motivazioni del proscioglimento del primario e dei sanitari in servizio all’ospedale di Lavagna fra il 3 e il 5 giugno 2021, sappiamo che nessun dubbio permane sul decesso della povera Camilla. «Sulla base degli elementi evidenziati, che possono riconoscersi non oggetto di contestazione in giudizio, deve affermarsi accertato che la causa della morte di Camilla Canepa sia stata trombosi venosa post vaccino (Vitt)», scrive il gip. La giovane studentessa di Sestri Levante aveva ricevuto quell’unica dose in uno degli Open Day organizzati dalla Regione Liguria il 25 maggio 2021. Il 3 giugno si era presentata all’ospedale di Lavagna con un fortissimo mal di testa e fotosensibilità, venne dimessa con le piastrine che continuavano a scendere e quando due giorni dopo ritornò al pronto soccorso versava in condizioni disperate. Trasferita al San Martino di Genova, era deceduta l’11 giugno. I genitori avevano sempre sostenuto che la figlia non aveva patologie e non prendeva farmaci.Secondo i pm Stefano Puppo e Francesca Rombolà seguire la nota Alisa, ovvero i protocolli del percorso diagnostico terapeutico assistenziale elaborati da tre esperti e consegnati all’Azienda ligure sanitaria, «con elevata probabilità avrebbe consentito alla paziente di sopravvivere», in caso di sospetta sindrome di trombosi cerebrale indotta proprio dal vaccino anglo svedese. Jacopo Macrì, avvocato della mamma e della sorella della giovane (il padre era morto pochi mesi dopo quella tragedia) aveva dichiarato: «Camilla si poteva salvare, se fosse stato utilizzato un percorso terapeutico diverso da quello che è stato seguito». Però il gip ha deciso diversamente. Non ha ritenuto che l’allora primario del pronto soccorso, i medici di turno la sera del primo ricovero e il mattino seguente, il neurologo, il medico che aveva firmato la cartella clinica dovessero essere rinviati a giudizio per omicidio colposo. Questo, ancora una volta «grazie» alla riforma Cartabia in base alla quale non va esercitata l’azione penale se non è possibile «formulare una ragionevole previsione di condanna». Il giudice ha sì ritenuto non contestabile che «la possibilità di diagnosi della trombosi venosa poteva e doveva essere effettuata con Tac con liquido di contrasto in quanto una Tac, senza liquido di contrasto, non sarebbe stata in grado di rilevare la situazione». Invece, al pronto soccorso si limitarono alla semplice metodica di diagnostica per immagini, nonostante l’angio Tac fosse indicato come appropriato in sospetta Vitt pure «nel documento Aifa in data 26 maggio 2021 che era stato diramato anche alla dottoressa Paola Truglio, primario del pronto soccorso», annota Pastorini. Però per il giudice andava accertato se, con esame e terapia corrette, «l’evento lesivo sarebbe stato evitato al di là di ogni ragionevole dubbio». Non bastavano le perizie del consulente Luca Tajana, secondo il quale «al pronto soccorso di Lavagna, all’epoca dei fatti, si sarebbe proceduto secondo l’approccio terapeutico tradizionale e nefasto». Anche se opportunatamente curata, una paziente come Camilla avrebbe avuto una «sopravvivenza valutata in una percentuale fra l’80 ed il 50%», scrive il gip, o in altri termini «una percentuale di mortalità dal 50 al 20». La conclusione del giudice, per arrivare al proscioglimento dei quattro medici è la seguente: «Non può sostenersi che sussista quell’alto grado di credibilità razionale o probabilità logica per affermare la sussistenza del nesso causale e, cioè, per affermare che, la mancata adozione della condotta salvifica, sia causa provata dell’evento». Incredibile ma vero, per il gip non ci sarebbero stati «i presupposti» per il rinvio a giudizio. Cadeva anche la contestazione di non aver inserito nella cartella clinica l’avvenuta somministrazione del vaccino: «Deve escludersi la prova che gli imputati abbiano agito con dolo», riporta la sentenza. Questa terribile vicenda non deve far dimenticare altri personaggi che, sebbene non indagati, hanno pesanti responsabilità per la morte di Camilla. Non dimentichiamo che gli Open day vaccinali avevano ricevuto il via libera dal Comitato tecnico scientifico (Cts), come iniziative «mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale». Per il primo appuntamento in Liguria aperto agli over 18, il 25 maggio 2021 furono oltre 20.000 le prenotazioni, si registrò anche la povera Canepa. Le Regioni premevano per smaltire le scorte di vaccino anglosvedese, «sottoutilizzato, prossimo alla scadenza», come affermò Fabio Ciciliano. L’allora ministro della salute, Roberto Speranza non poteva non esserne a conoscenza.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Elly Schlein con Eugenio Giani (Ansa)
(Ansa)
La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa. Nell'esplosione hanno perso la vita 3 carabinieri e sono risultate ferite 15 persone tra forze dell'ordine e vigili del fuoco. (NPK) CC
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