2025-08-30
Giovanna Ceolini: «La fiera delle scarpe cammina nel futuro»
Giovanna Ceolini (https://www.thierryrabotin.com/qa-with-giovanna-ceolini/)
Dal 7 al 9 settembre, a Milano, la centesima edizione del Salone internazionale della calzatura (Micam) con oltre 1.000 brand. «Abbiamo dato un palcoscenico a un mestiere creativo che continua a innovarsi. E che vuole fare spazio alle idee dei giovani».L’edizione numero 100 della Micam, evento leader della moda calzaturiera, è alle porte e celebrerà 50 anni di storia. Mezzo secolo fatto di know-how, made in Italy e visione internazionale che hanno reso il salone una vetrina globale. La manifestazione, dal 7 al 9 settembre a Fieramilano (Rho), è diventata un punto di riferimento non solo per le piccole e medie imprese tricolori, che rappresentano il substrato economico e produttivo europeo, ma anche per i marchi stranieri. Ne parliamo con la presidente, Giovanna Ceolini.Cento edizioni di Micam. Cosa rappresenta questo traguardo per il settore calzaturiero italiano?«Micam 100 non è solo un traguardo simbolico, ma la conferma della solidità e della centralità del nostro settore. In questi decenni, la fiera ha accompagnato trasformazioni epocali, rimanendo un punto di riferimento per il made in Italy e per le calzature di tutto il mondo. È un momento di celebrazione, certo, ma anche di responsabilità: vogliamo continuare a sostenere un sistema produttivo che, nonostante le sfide globali, continua a distinguersi per creatività, qualità e capacità di innovare».Micam nasce a Vigevano all’interno della «Settimana Vigevanese», dove il settore calzaturiero cominciò a emergere. Come parte la fiera?«Il 1938 segnò una svolta: la manifestazione divenne la “Mostra mercato nazionale” e trovò sede nel Palazzo delle esposizioni di Vigevano. Alla fine degli anni Sessanta si sentì un’esigenza molto concreta: dare alle aziende calzaturiere italiane un palcoscenico professionale per presentare le collezioni e avviare relazioni commerciali con buyer di tutto il mondo. È stato un passo fondamentale per portare l’eccellenza del nostro saper fare su scala internazionale. Quegli obiettivi iniziali restano validi ancora oggi e Micam è sempre più internazionale, ci sono a disposizione strumenti più evoluti e visioni più ampie».Quali sono stati i momenti più significativi di queste 100 edizioni?«Tre momenti su tutti: l’apertura al pubblico internazionale negli anni Ottanta, il trasferimento a Rho Fiera, che ha rappresentato un salto di qualità, e la ripartenza post-pandemia, forse la sfida più complessa ma anche quella che ha rafforzato di più il senso di comunità. Ogni edizione ha segnato una tappa nella crescita del comparto. Oggi celebriamo tutto questo con uno sguardo rivolto al futuro».Come si è adattata Micam alle trasformazioni del mercato e dei consumi?«Abbiamo ampliato l’esperienza fieristica ben oltre i giorni di manifestazione. Oggi parliamo al pubblico tutto l’anno affrontando tematiche di formazione, promozione, digitalizzazione, innovazione cercando di anticipare sempre i tempi».Nonostante le crisi, Micam resta un riferimento internazionale. Qual è il segreto di questo successo?«L’identità forte, l’attenzione alla qualità e la capacità di innovare restando fedeli a sé stessi. Micam ha costruito negli anni un rapporto di fiducia con aziende e buyer. Offriamo un contesto professionale, dinamico e aperto al confronto globale. E continuiamo ad ascoltare il mercato, proponendo soluzioni concrete per far crescere le imprese. La coerenza, unita alla capacità di rinnovarsi, è il vero segreto».Quanto pesa per il made in Italy?«Micam è molto più di una vetrina: è un acceleratore di relazioni commerciali, un’opportunità di posizionamento, un luogo in cui raccontare il valore del proprio brand. Micam rappresenta una leva fondamentale, perché unisce prodotto, cultura e visione d’impresa. Ma è anche una piattaforma inclusiva, dove il confronto con aziende internazionali arricchisce e stimola l’evoluzione del settore».Come affrontate i temi della sostenibilità e dell’innovazione?«Con approccio pragmatico. Non ci limitiamo a parlarne: li traduciamo in contenuti, iniziative e collaborazioni concrete. Con Micam Next, ad esempio, approfondiamo temi come materiali innovativi, tracciabilità, economia circolare, nuove tecnologie. Lavoriamo con partner qualificati come Wired Italia per offrire stimoli reali e portiamo avanti il progetto Vcs (Verified & Certified steps, ndr) con il partner Spin 360: abbiamo creato un software che permette di capire il livello di sostenibilità di un’azienda e la si aiuta a costruire un percorso virtuoso e responsabile anche dal punto di vista ambientale».Quali sono le direttrici future di Micam?«Internazionalizzazione, contenuti attivi tutto l’anno, apertura a nuovi interlocutori. Stiamo potenziando l’ingresso di buyer da mercati chiave e lavorando su format più dinamici e flessibili. L’obiettivo è chiaro: rendere Micam una piattaforma sempre più evoluta, in dialogo continuo con le aziende e con il mercato. Vogliamo essere presenti dove si costruisce il futuro del settore».Cosa vorrebbe che lasciasse questa centesima edizione?«L’orgoglio per un percorso collettivo che ha fatto grande il comparto calzaturiero nel mondo. Ma soprattutto la consapevolezza che la nostra forza sta nella capacità di innovare, restando radicati nella tradizione. Con la mostra “100 Steps into the Future” raccontiamo un mestiere che è cultura, identità e visione. Il messaggio ai giovani è semplice: c’è spazio per la vostra creatività e il vostro sguardo. Questo è un settore che guarda avanti».
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Nel libro postumo Nobody’s Girl, Virginia Giuffre descrive la rete di abusi orchestrata da Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e ripercorre gli incontri sessuali con il principe Andrea, confermando accuse già oggetto di cause e accordi extragiudiziali.