2023-05-17
I miracoli dei giornali di sinistra: trasformano i voti in opinioni
Elly Schlein (Getty Images)
Da «Repubblica» a «Domani», i fogli progressisti raccontano ai lettori una realtà parallela sulle elezioni. La verità è che il centrodestra vince nei maggiori capoluoghi e il Pd non riprende neanche gli ex fortini rossi.«L’onda di destra si è fermata», ha titolato ieri mattina La Repubblica. «Nelle città l’onda Meloni non c’è», le ha fatto eco Domani. «Comunali, è un testa a testa», ha aggiunto il Manifesto. Per l’occasione è perfino risorta L’Unità, il quotidiano fondato da Gramsci e affondato da Renzi, che ieri ha sfoderato uno smagliante: «Si ferma l’onda della destra: la sinistra vince a Brescia, 5 stelle out». Spiace per Repubblica, Domani, Manifesto e perfino per l’Unità, ma le cose non stanno affatto così. E non lo dico io, ma anche quel grande equilibrista del quotidiano di via Solferino. Ieri, infatti, il Corriere della Sera ha sfoggiato un titolo in stile Ansa: «Centrodestra avanti nelle città». Perfino la Stampa, a denti stretti, è stata costretta ad ammettere che «la destra avanza». Ma, asserragliati nei loro fortini come gli ultimi giapponesi nella giungla, i compagni in redazione hanno preferito raccontarsi e raccontare ai lettori una storia parallela, priva di aderenza alla realtà.Infatti, su 12 capoluoghi di provincia, quattro sono già andati al centrodestra e solo due al centrosinistra. Di queste prime sei città, tre erano in mano a esponenti moderati - che a Sondrio, Treviso e Imperia sono stati riconfermati - e tre ai progressisti, che dunque, se l’aritmetica non è un’opinione, ne hanno persa una. Il centro conquistato è Latina, dove il candidato di centrodestra - una donna - ha ottenuto addirittura il 70 per cento dei voti, lasciando meno del 30 per cento al sindaco uscente. Il voto nella città laziale è interessante non soltanto perché Eleonora Celentano ha stravinto, più che doppiando l’avversario, ma anche perché per battere la candidata sindaco di centrodestra si era unita tutta la sinistra, Movimento 5 stelle compreso. Tuttavia, la santa alleanza contro il babau nero (prima delle elezioni Celentano era capogruppo di Fratelli d’Italia) non ha funzionato.Ma a proposito di onda nera che si è infranta sugli scogli del Pd, anche a Treviso il rappresentante della sinistra è stato doppiato: il sindaco uscente ha preso quasi il 65 per cento dei voti, quello che confidava di essere entrante, poco più del 28.Forse, parlando di bassa marea del centrodestra, i giornali radical chic e radical scioc pensavano ai ballottaggi, cioè a quelle città che per decidere il vincitore dovranno aspettare il 28 maggio. Ma anche qui qualche riflessione è necessaria, partendo da un capoluogo di regione, ossia da Ancona, centro da sempre amministrato dalla sinistra. Alle precedenti elezioni non c’era stata partita, con l’esponente del Pd avanti di venti punti, mentre questa volta il centrodestra è avanti di quattro. Un caso ancora più interessante è quello di Terni, ex fortino rosso dell’Umbria. Al ballottaggio andranno due esponenti di centrodestra: avanti il candidato sostenuto dalla coalizione Orlando Masselli e a pochi punti di distanza il presidente della Ternana Stefano Bandecchi, che certo di sinistra non è. Forse è il caso di indagare pure sui risultati in quelle che un tempo erano considerate roccaforti dei compagni. Beh, a scorrere l’elenco mi pare che ci sia poco da esultare. Prendiamo Pisa, che cinque anni fa sembrava strappata per caso al Pd: il sindaco uscente, della Lega, ha sfiorato la vittoria al primo colpo, con il 49,96 per cento, nonostante per batterlo la sinistra avesse radunato i cespugli verdi e vermigli, alleandosi perfino con i grillini. A Siena, città caduta nelle mani moderate dopo gli scandali che hanno portato sull’orlo della bancarotta la banca della città, neppure le divisioni interne nel centrodestra hanno regalato la vittoria alla sinistra, al punto che la candidata di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è avanti rispetto a quella del Pd. Stessa scena a Massa, dove la spaccatura non ha favorito i compagni. A sostenere poi l’idea di una risacca nera, restano due città. La prima è Vicenza, dove governava il centrodestra e al ballottaggio si andrà con il candidato della sinistra avanti di qualche punto. Ma a Brindisi, città in mano ai progressisti, la partita è rovesciata, con l’esponente di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia avanti di dieci. Dunque? Capisco: chi porta l’eskimo in redazione (è il titolo di un famoso libro di Michele Brambilla, in cui sono descritti i tic radical chic dei giornalisti che neppure davanti alle Br accettavano di parlare di terrorismo rosso) non vuole guardare in faccia la realtà, ma al momento l’alta marea moderata prosegue e per vederne la ritirata mi sa che i compagni dovranno aspettare ancora un po’. Scrive «l’equilibrista della Sera» che con Meloni la luna di miele non è ancora finita. Ma di sicuro quella con Schlein non è mai cominciata.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)