2024-06-14
Mediterraneo, Cina, guerra: Giorgia dà il via al G7 oscurando Macron e Scholz
Olaf Scholz e Giorgia Meloni (Ansa)
Il premier apre al Sud globale: «Il summit non è una fortezza chiusa» e lancia lo strale a Parigi: «L’Africa chiede un approccio diverso dal passato». Presenti pure Enel e Cdp.Se c’è un elemento che emerge chiaramente dal summit del G7 iniziato ieri a Borgo Egnazia, è la crescente centralità internazionale di Giorgia Meloni. Uscita rafforzata dalle ultime elezioni europee, l’inquilina di Palazzo Chigi ha presieduto un vertice delicato, in cui gli interessi geostrategici dell’Occidente e della Nato si sono sposati con quelli del nostro Paese. Un ruolo di primo piano, insomma, che ha lasciato fondamentalmente in ombra sia Emmanuel Macron che Olaf Scholz, notevolmente azzoppati dal voto europeo della scorsa settimana. La Meloni, dal canto suo, non ha solo rafforzato le relazioni transatlantiche ma anche i rapporti con la Santa sede: oggi è infatti previsto l’arrivo al summit pugliese di Papa Francesco che, primo pontefice a partecipare a un tale consesso, ha in programma ben dieci bilaterali.L’inquilina di Palazzo Chigi ha innanzitutto sottolineato che il G7 debba mostrare un approccio più aperto al Sud Globale. «Il G7 non è una fortezza chiusa in sé stessa», ha dichiarato, per poi proseguire: «L’Italia ha scelto di ospitare il summit dei leader in Puglia, non è stata una scelta casuale: lo abbiamo fatto perché la Puglia è una regione del Sud Italia, il messaggio che vogliamo dare è di un G7 che sotto presidenza italiana vuole rafforzare il suo dialogo con le nazioni del Sud Globale, perché questa terra è storicamente un ponte tra Occidente e Oriente, è una terra di dialogo al centro del Mediterraneo». «La presidenza italiana ha voluto dedicare ampio spazio a un altro continente fondamentale per il futuro di tutti noi, che è l’Africa: con le sue difficoltà e opportunità ci chiede un approccio diverso da quello che spesso abbiamo dimostrato in passato», ha continuato la Meloni, in una neppure troppo velata stoccata all’approccio postcoloniale francese.Guarda caso, negli ultimi due anni e mezzo, Macron ha perso notevolmente influenza nel Sahel. Tutto questo, mentre non è un mistero che il Mediterraneo rappresenti un punto chiave della politica estera dell’attuale governo italiano. La Meloni ha più volte invocato un rilancio del fianco meridionale della Nato, promuovendo anche un rinnovato rapporto con l’Africa attraverso il Piano Mattei. «Il nostro obiettivo principale è l’Africa, per sostenere il Piano Mattei», ha detto, sempre ieri, l’ad di Cdp, Dario Scannapieco, durante un side event sugli investimenti con i vertici di varie realtà come Blackrock, Eni ed Enel, la quale si è a sua volta occupata di Africa, come confermano le parole dell’ad Flavio Cattaneo: «La presenza di Enel e di altre grandi aziende in Africa potrà contribuire a formare competenze specialistiche locali e a supportare la creazione di vere e proprie partnership con le nazioni africane». E proprio sul tema del continente africano, il nostro premier ha ricevuto un assist da Ursula von der Leyen. «L’Europa vuole un partenariato reciprocamente vantaggioso con l’Africa», ha affermato il capo della Commissione Ue (che ha notoriamente bisogno della Meloni per essere eventualmente riconfermata nel suo attuale incarico). Tra l’altro, il dossier del Mediterraneo si interseca con quello mediorientale. Non a caso, secondo Reuters, nella bozza di comunicato finale del G7 viene sostenuta la proposta americana per un cessate il fuoco a Gaza. Si richiede inoltre a Israele di rinunciare all’offensiva contro Rafah e viene infine auspicata la soluzione dei due Stati. Ma è anche sull’Estremo oriente che è emersa la maggiore credibilità atlantica di Roma rispetto a Parigi. L’apertura del summit di ieri è stata accolta freddamente da Pechino. «I normali scambi commerciali tra Cina e Russia non dovrebbero subire interferenze o sabotaggi», ha tuonato il ministero degli Esteri cinese. Il G7 si avvia infatti a sostenere la posizione di Washington, che sta cercando di convincere Pechino a mollare Mosca. Si tratta di un fronte rispetto a cui la Meloni è avvantaggiata, visto che il suo governo ha evitato di rinnovare il controverso memorandum sulla Nuova via della seta. Senza trascurare che Palazzo Chigi sta rafforzando i rapporti con uno storico rivale della Cina, come l’India: non a caso, Narendra Modi parteciperà oggi al summit pugliese e si è detto «lieto» del fatto che questo sia il primo appuntamento internazionale del suo terzo mandato da premier. Più in imbarazzo si trovano invece Macron e Scholz, i quali, negli scorsi mesi, hanno consolidato i legami di Francia e Germania con quella Cina, che finora si è ben guardata dal condannare l’invasione russa dell’Ucraina. E proprio il dossier ucraino ha rappresentato una questione centrale. Washington ha innanzitutto siglato un accordo di sicurezza con Kiev, offrendole addestramento e assistenza militare per dieci anni. Attenzione però: si tratterà di un «accordo esecutivo», vale a dire senza ratifica parlamentare. Il che, secondo la Cnn, rende l’intesa meno formale. È quindi abbastanza chiaro che il patto è un tentativo di disgelo: il presidente ucraino non aveva infatti gradito il fatto che, durante una recente intervista a Time, l’inquilino della Casa Bianca avesse significativamente frenato sull’ingresso di Kiev nella Nato. Secondo un funzionario americano, sembra invece che sia stata trovata un’intesa sui beni russi congelati, dal valore di circa 300 miliardi di dollari, depositati in Belgio: il G7 avrebbe infatti concordato di usare gli interessi maturati su quegli asset come garanzia per un prestito da 50 miliardi di dollari all’Ucraina. Si tratta di una soluzione di compromesso che, pur assicurando sostegno finanziario a Kiev, evita l’utilizzo diretto dei fondi di Mosca, che ieri ha minacciato una reazione «dolorosa» ai danni dell’Ue.