2023-03-31
Giochi di prestigio dell’Aifa sui morti post iniezione. Il ministero sapeva e tacque
Nicola Magrini (Imagoeconomica)
Prof di statistica a Pisa e Firenze contestano i report sulla farmacovigilanza: contati solo i decessi sospetti (a 14 giorni dalla puntura) e sovrastimati quelli per altre cause.Statistiche suggestive. Una tecnica usata dalla propaganda sulla pandemia che ora scopriamo adottata da Aifa per affermare la «sicurezza» dei vaccini. Calcoli errati e comparazioni effettuate senza alcun criterio statistico sono serviti ad Aifa per affermare, nero su bianco, che non si riscontrava alcun aumento di mortalità tra i soggetti vaccinati rispetto alla mortalità attesa nella popolazione, ma questa affermazione era un falso, basato su errori talmente grossolani che ci si chiede come Aifa abbia potuto commetterli in buona fede, specie perché questi errori sono stati reiterati. Ci si chiede anche come mai nessuno, tra le decine di ricercatori che hanno firmato quel rapporto ufficiale, si sia accorto degli errori. A smascherarli, un gruppo di docenti delle università di Pisa e di Firenze (Dipartimento di economia e management) esperti di statistica: Michela Baccini, Bruno Cheli, Rachele Foschi, Alessio Iodice, Lorenzo Melacarne, Barbara Pinto ed Eugenio Serravalle, i quali a tal di proposito pubblicarono, a luglio del 2022, sul «Discussion paper» del Dipartimento di economia e management dell’Università di Pisa, uno studio, successivamente proposto a diverse riviste scientifiche e però da queste respinto, con varie e vaghe motivazioni che rimandano al clima di terrore che si viveva in quel periodo, quando contestare le «fake» ufficiali era vista come pratica sovversiva.I dati farlocchi dunque. Sono quelli dell’analisi che fa Aifa tra decessi attesi e decessi osservati sulla popolazione vaccinata riportata nel Rapporto annuale Aifa sulla sicurezza dei vaccini Covid-19, che considera il periodo che va da dicembre 2020 a dicembre 2021. Ebbene, se si va alla pagina 26 di questo rapporto e si legge ad esempio la tabella 4, ci si accorge di qualcosa di strano, qualcosa che pure un bambino di quinta elementare avrebbe notato. Questa tabella infatti mette a confronto, da una parte, il numero dei decessi attesi tra la popolazione, nell’arco temporale di una settimana e divisi per fasce di età (basandosi sui decessi verificatisi per qualsiasi causa nel 2019) e, dall’altra parte, i decessi che sono stati segnalati alla farmacovigilanza passiva di persone vaccinate con almeno una dose e morte a distanza di 14 giorni dall’inoculazione. Dopo di che Aifa, basandosi appunto sul confronto di questi dati, conclude che i vaccini sono «sicuri» perché appunto quei numeri non rilevano alcun aumento di mortalità tra i soggetti vaccinati. Il punto è che Aifa ha comparato, come si suol dire, le «mele con le pere», perché non compara le morti attese con le morti che si sono verificate tra la popolazione vaccinata. Aifa infatti compara il numero di morti atteso con le sole morti «segnalate» come sospette di correlazione con il vaccino, peraltro escludendo i decessi avvenuti oltre i 14 giorni dall’inoculazione. Un errore statistico macroscopico, anche solo leggendo la tabella suddetta, che mette a confronto un numero come 18.280 (cioè il numero di decessi per tutte le cause che si sono verificati in una settimana nel 2019 su un totale di oltre 48 milioni di persone, cioè lo stesso numero dei vaccinati con prima dose nel 2021) con il numero ridicolo di 271, ovvero il numero dei decessi post vaccino segnalati in una settimana alla farmacovigilanza. In pratica Aifa, come fanno notare i ricercatori che invano hanno tentato, da un anno a questa parte, di denunciare alla comunità scientifica questo errore, non ha calcolato, ai fini del confronto, tutti i decessi che si sono verificati nella popolazione vaccinata, ma ha calcolato soltanto quelli segnalati come possibilmente correlati. Quindi è chiaro che poi il rapporto tra il numero enorme 18.280 e quello minuscolo 271 abbia prodotto un indice (denominato rapporto standardizzato di mortalità) dello 0,01, facendo così concludere ad Aifa che «non c’è, nella popolazione di soggetti vaccinati, alcun aumento del numero di eventi rispetto a quello che ci saremmo aspettati in una popolazione simile ma non vaccinata». Non solo. I docenti dell’Università di Pisa e Firenze hanno anche notato che il numero dei decessi attesi presentato nel rapporto è stato pure sovrastimato, perché se si calcolano i 18.280 decessi alla settimana riportati da Aifa su 48 milioni di individui, arriveremmo al numero di 953.171 decessi l’anno, quando invece, nel 2019, sono morte 643.134 persone e peraltro calcolate su tutta la popolazione, cioè 60 milioni di italiani. La stessa tipologia di errore era stata commessa nel quinto report Aifa sulla sicurezza dei vaccini, pubblicato all’inizio del 2021. Ed è stato ripetuto sette mesi dopo. Il ministero della Salute fu pure avvertito dell’errore attraverso un esposto, a cui non fu mai data risposta. I ricercatori, dopo aver pubblicato lo studio sul falso rapporto Aifa nella piattaforma dell’università, hanno proposto l’articolo, tra le altre, alle riviste scientifiche Epidemiologia e prevenzione, per una pubblicazione pre print, che è stata rifiutata perché l’articolo, ha scritto la rivista «criticava fortemente un ente come Aifa» e alla rivista Statistica e società, che ha risposto ai ricercatori, dopo quattro mesi e ripetuti solleciti, che l’articolo era stato «accantonato», poiché «il tema Covid-19 ha perso appeal per la nostra comunità».
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