2020-09-05
Giani il presenzialista in cerca di rivincita nella Toscana sempre meno rossa
Renziano «cerniera» fra sinistra riformista e liberal, silurato da sindaco di Firenze, da 30 anni cerca una poltrona di livello.La foto simbolo di Eugenio Giani lo immortala vestito con una tutina bianca a righe rosse mentre si tuffa nell'Arno dal molo del circolo dei Canottieri davanti al Ponte Vecchio. Il candidato del centrosinistra per la Regione Toscana sfida la leghista Susanna Ceccardi e gli ultimi sondaggi lo danno in vantaggio, ma assai risicato. I maligni scommettono che il Pd sia in realtà contento di questo allarme perché così, pur di evitare il «babau» della destra e difendere l'ultima roccaforte rossa, gli indecisi e i delusi si recheranno alle urne. Più si abbassano le aspettative, inoltre, più sonora è la vittoria. Tattica politica? Chissà. Di certo, «i'Giani», come lo chiamano a Firenze, lo conoscono tutti in città. Per anni ha presenziato qualsiasi tipo di eventi sportivo-folkloristico-storico-mondano-culturale che ha scandito la vita sociale del capoluogo toscano. Al taglio del nastro con le forbici in mani c'era sempre i'Giani. Ad accogliere vip e ospiti nelle kermesse istituzionali nel salone dei Cinquecento ecco i'Giani. Maratone, sagre, corse in bicicletta, partite del calcio storico, cene con le delegazioni estere, sempre lì. Pronto a sciorinare tutte le date della storia di Firenze. «Se si fosse fatto una foto col papa avrebbero chiesto chi era quel signore vestito di bianco accanto a i'Giani», scherza un commerciante di San Frediano. Classe 1959, nato a Empoli ma trasferito ai tempi delle elementari a Firenze, sposato con Angela Guasti, due figli (Gabriele e Lorenzo), appassionato di storia medievale e contemporanea, Eugenio Giani fa il politico da trent'anni. Si definisce «socialista, riformista, liberale». Aggiungendo però che il Pd è la sua casa. Già negli anni Ottanta, passeggiava nelle stanze della Signoria come segretario cittadino del Psi, fedelissimo di Valdo Spini, l'esponente della sinistra interna odiatissimo da tutti i craxiani. Che ora lo definisce una «forza tranquilla». Laureato in giurisprudenza, lavora per un po´ nello studio di Alberto Predieri (assieme ad un altro avvocato, quell'Alberto Bianchi ex presidente della Fondazione renziana) e poi arriva nei «palazzi». Entra in consiglio comunale nel Novanta e tre anni dopo, con la giunta Morales, diventa assessore: responsabile mobilità, il suo primo incarico. Poi presidente della Firenze Parcheggi, quindi assessore allo Sport e alla cultura e presidente del Consiglio comunale. Si è occupato di relazioni internazionali, gemellaggi, statistica e tradizioni popolari. È stato presidente della società dantesca italiana, presidente dell'Ente casa Buonarroti e dal 2015 è presidente del Museo casa di Dante. Ma i'Giani voleva fare il sindaco di Firenze. Alla vigilia della sua sesta legislatura, quando Matteo Renzi ha lasciato Palazzo Vecchio per Palazzo Chigi la missione gli sembrava quasi compiuta. Poi è arrivato il deputato Dario Nardella che a Firenze non ci è nato ed è pure tifoso del Napoli ma gli ha soffiato il posto per volere del «magnifico messere» Matteo. Lo stesso Renzi da premier in visita a Firenze gli ordinò di togliersi la fascia con lo stemma regionale. Che beffa per il povero Eugenio, tagliato pure fuori dall'ombra del giglio magico nel valzer di poltrone suonato a quei tempi nella Capitale. Né un posto da sottosegretario, né una seggiolina in qualche grossa partecipata pubblica, né una promozione nel Coni di cui è già delegato provinciale, nulla. Una botta, tanto che i'Giani per tre giorni spense il telefonino. Addio Comune, cambia palazzo. Nel giugno 2015 diventa presidente del Consiglio regionale (indicato da Renzi dieci giorni prima di lasciare il Pd). Quando si insedia avanza subito due proposte: tagliare le ferie a tutti e permettere anche al presidente della Regione, agli assessori e ai consiglieri regionale di vestire una fascia, come quella tricolore dei sindaci, nei momenti di rappresentanza.Ora, dopo tanti tuffi nell'acqua «diaccia» e fangosa dell'Arno, i'Giani spera di prendersi la rivincita e le redini del Pegaso, il cavallo alato simbolo della Regione Toscana. Come riporta un recente articolo del Fatto quotidiano, anche lui ha la sua Open: è un'associazione, si chiama Laboratorio Toscana, gestita dall'avvocato Leonardo Lascialfari, compagno di università e di pratica forense nello studio di Predieri. Laboratorio Toscana raccoglie le donazioni per Giani, la più rilevante (20.000 euro) è di Aboca spa, azienda agricola toscana del settore omeopatico e farmaceutico. Su Eugenio Giani ci sono state sempre molte «convergenze», è sempre stato considerato un uomo-cerniera fra la «sinistra» riformista e quella più liberal, ex socialista, passata nel centrodestra. All'ombra del cupolone del Brunelleschi c'è addirittura chi pensa che la sua candidatura sia stata avanzata proprio per cercare di sottrarre elettorato a quella parte. Cercare, però, non significa riuscire. Perché, nel frattempo, l'ala più sinistra-ecologista non è riuscita a convergere sul suo nome con compattezza e, soprattutto, in maniera credibile. Troppe contraddizioni da sanare con l'elettorato. Mentre sullo sfondo di quella foto col tuffo si consuma sempre la lotta per bande delle vecchie correnti cittadine ex Pds, ex Ds e ora anche ex Pd. Senza sottovalutare il ruolo in questa guerra del governatore uscente, Enrico Rossi, che secondo il 75% dei toscani ha gestito in modo positivo l'emergenza Covid garantendo la tenuta del sistema sanitario regionale. Ieri Rossi ha rivolto un appello agli elettori del Movimento 5 stelle: «Fate il voto disgiunto, una croce sul vostro simbolo e un'altra sul nome di Giani». Basterà?
Francesca Albanese (Imagoeconomica)
Alessandro Orsini (Imagoeconomica)