2020-01-29
Giallorossi nel panico per la prescrizione. Torna in commissione la proposta forzista
Per evitare guai in Aula la maggioranza rinvia il progetto di legge Costa con 72 voti di scarto. Iv si astiene. L'opposizione insorge.Le urne delle elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria ieri erano ancora calde, ma già la maggioranza giallorossa ha rischiato la crisi. E non soltanto di nervi. Ieri pomeriggio, infatti, l'Aula di Montecitorio avrebbe dovuto discutere e votare sulla proposta di legge del deputato Enrico Costa, responsabile del settore giustizia di Forza Italia, che dallo scorso ottobre punta a cancellare il blocco alla prescrizione. Quel blocco, voluto dal Movimento 5 stelle e infilato a forza un anno fa nel decreto Spazzacorrotti dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è entrato in vigore lo scorso primo gennaio, ma da mesi è tema di forte contrasto ideologico tra i grillini e il Partito democratico, che teme produrrà «processi senza fine». Per cercare una soluzione, da due mesi la maggioranza continua a riunire vertici inconcludenti, alla ricerca di una via d'uscita: in quei vertici il ministro Bonafede e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ogni volta lanciano clamorose riforme del processo e proposte di mediazione che finora non hanno portato a nulla. All'opposizione del blocco della prescrizione, nella maggioranza, è anche Italia viva, il partitino di Matteo Renzi. Da due mesi i renziani si sono messi di traverso, dicendosi pronti addirittura a votare la proposta Costa assieme all'opposizione. Ancora ieri mattina, Renzi così ammoniva gli ex compagni del Pd: «Devono decidersi. O si accodano per sempre al “manettarismo" del M5s, oppure riscoprono la loro vocazione riformista e s'impegnano sul fronte garantista. Non possono più continuare a galleggiare». Poche ore dopo, mentre il voto si avvicinava, per la prima volta lo stesso Bonafede ammetteva esplicitamente l'esistenza di «divergenze nella maggioranza», invitando gli alleati a «un confronto serrato e leale». La renziana Maria Elena Boschi gli rispondeva: «Noi non facciamo più un passo indietro».È in questa atmosfera surriscaldata che ieri sera la proposta Costa è arrivata alla discussione a Montecitorio, due settimane dopo la bocciatura della commissione Giustizia della Camera, dove era stata affondata da un emendamento soppressivo della maggioranza. L'Aula ieri avrebbe quindi dovuto esprimersi a scrutinio palese per un sì o per il no definitivo, e il deputato renziano Roberto Giachetti pronosticava nubi nere: «La maggioranza oggi avrà bisogno di tutti i suoi voti ma io spero invece che nel Pd, ora che i grillini sono stati sconfitti nelle urne, ci siano molti che in coscienza non se la sentano di avallare la linea oltranzista di Bonafede».È proprio a questo punto che è esplosa la crisi di nervi governativa. Perché il Pd si è trovato stretto tra due diverse paure: da una parte quella che i renziani si schierassero davvero contro la maggioranza di cui fanno parte, e votassero a favore della proposta di Forza Italia, magari trascinando con sé alcuni deputati democratici (Vincenza Bossio, per esempio, aveva preannunciato pubblicamente il suo sì). Dall'altra parte il Pd ha cominciato a ipotizzare con nervosismo crescente che il voto segreto su alcuni emendamenti alla proposta Costa potesse poi dare la stura alle negatività di altri deputati democratici, e magari degli stessi grillini, appena usciti dal disastroso risultato elettorale in Emilia Romagna e in Calabria. Così, per non rischiare attriti e rischi, ieri il Pd ha chiesto e ottenuto che Montecitorio non votasse la proposta Costa, rinviandola irritualmente (e irrazionalmente) a quella stessa commissione Giustizia dove lo stesso Pd l'aveva bocciata. Dopo lungo dibattito, alla fine i 40 deputati di Italia viva si sono astenuti e il rinvio è passato con 72 voti di scarto. Sulla prescrizione, comunque, i renziani non demordono: ieri la loro deputata Lucia Annibali ha sottolineato che ora il governo giallorosso ha «dieci giorni per vedere se sia possibile arrivare a modifiche condivise della prescrizione». Se questo non avverrà, Italia viva voterà due emendamenti al decreto Milleproroghe che vogliono spostare l'entrata in vigore del blocco della prescrizione al primo gennaio 2021.Contro la forzatura governativa del rinvio del progetto Costa, ovviamente, ieri ha dato battaglia soprattutto l'opposizione, contrariata dallo sgarro della maggioranza: lo stesso Costa ha bollato come «inammissibile» il respingimento del suo testo, denunciandolo come «un pericoloso precedente» grazie al quale la maggioranza impediva la discussione dell'aula su una proposta della minoranza. Un suo collega, l'azzurro Francesco Paolo Sisto, ha contestato si trattasse di «un trucco», di un «gioco delle tre carte». Non è servito a nulla. Anche se il gioco, in effetti, è divenuto trasparente quando Walter Verini, deputato e responsabile giustizia del Pd, ha candidamente ammesso che «se è legittimo per l'opposizione cercare di dividere la maggioranza, di incunearsi, è altrettanto legittimo che la maggioranza tenti di evitarlo». Sisto gli ha replicato: «Quando si difende la Costituzione si può spaccare anche il mondo, altro che un governo!».E ora che cosa accadrà? Costa annuncia alla Verità che la battaglia continua: «La mia proposta torna in commissione Giustizia», dice, «ma noi insisteremo a chiederne una velocissima calendarizzazione, per riportarla in Aula al più presto: già in febbraio. Perché questo ping pong non è ammissibile, così come è inaccettabile che la maggioranza blocchi il diritto dell'opposizione di votare su una sua proposta».
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
Eugenia Roccella (Imagoeconomica)
Mario Venditti. Nel riquadro da sinistra: Oreste Liporace e Maurizio Pappalardo (Ansa)