2023-06-30
Germania e Polonia responsabili da sole di oltre la metà dell’inquinamento Ue
Berlino, a parole paladina green, in realtà dipende dal carbone: tre impianti tedeschi producono più emissioni dell’Italia.Germania e Polonia sul tetto d’Europa, verrebbe da dire guardando alla classifica dei maggiori emettitori di CO2 del continente. La società di consulenza Ember ha analizzato i registri pubblici dell’Ets e ha notato che nel 2022, considerati tutti i settori, i dieci maggiori emettitori di biossido di carbonio sono centrali elettriche alimentate a carbone e lignite. Ben nove di queste sono, appunto, in Germania o in Polonia. Non poteva che essere così, considerato che nel 2022 si sono incrociate tre gravi crisi: quella del gas, quella dell’idroelettrico e quella del nucleare francese. Tuttavia, necessità contingenti a parte, sono i raffronti a fare impressione.In Europa nel 2022 il settore elettrico ha emesso complessivamente 739 milioni di tonnellate di CO2, di cui 456 milioni di tonnellate dovute a carbone e lignite, pari al 62%. Le emissioni delle centrali elettriche a gas ammontavano invece a 170 milioni di tonnellate, cioè circa il 25% del totale delle emissioni per la produzione di energia.I primi dieci impianti di cui parliamo, da soli, nel 2022 hanno emesso 175 milioni di tonnellate di CO2, cioè un quarto del totale delle emissioni da produzione di energia elettrica e il 13% del totale delle emissioni europee, compresi i settori industriale e aviazione. Questo valore è superiore alla somma delle emissioni degli interi settori energetici di Italia, Spagna e Repubblica Ceca. Campione d’Europa di emissioni è l’impianto di Belchatów di Pge in Polonia, dal 2005 primo in classifica. Difficile scalzarlo, con i suoi 35 milioni di tonnellate abbondanti di CO2. Altri sei impianti sono nella top 10 da dieci anni a questa parte. Complessivamente, le emissioni del settore elettrico rimangono sotto quelle del 2019, ma Germania e Polonia assieme generano oltre il 50% delle emissioni del settore energetico dell’Unione. L’impianto a lignite di Neurath in Germania da solo emette in un anno come l’intero settore elettrico francese, che essendo basato sul nucleare viaggia sul velluto. I primi tre impianti a carbone della classifica (Neurath, Belchatów e Boxberg) emettono assieme più dell’intero settore elettrico italiano! E tre impianti legati alla tedesca Rwe inquinano da soli più del nostro Paese.Ma né Polonia né Germania sono intenzionate a deflettere dai rispettivi piani. Il governo polacco è in generale critico con i programmi green che l’Unione europea si è data, mentre la Germania ha deliberato un suo cammino che, paradossalmente, passa prima dalla chiusura delle centrali nucleari (effettivamente messe fuori esercizio attivo la scorsa primavera) e solo dopo prevede la chiusura delle centrali a carbone. Si tratta di un paradosso perché rimuovendo le centrali nucleari dal sistema elettrico, la Germania in questo 2023 dovrà bruciare ancora altro carbone, mentre il piano di riduzione delle emissioni voluto dall’attuale governo prevede di raggiungere una quota del consumo lordo di elettricità coperta da fonti rinnovabili dell’80% entro il 2030. Un obiettivo assai impegnativo, considerato che lo stesso governo tedesco prevede che al 2030 il consumo di elettricità in Germania dovrebbe aumentare del 30% e passare da 600 a 800 miliardi di kilowattora.Dunque, nonostante gli sforzi, gli obblighi, gli investimenti, gli incentivi, le direttive, è solo grazie al vecchio e sporco carbone se l’Europa riesce ancora a mantenere una parvenza di società industriale avanzata. Senza il carbone, nel 2022 l’Europa sarebbe precipitata nel caos: una verità difficile e amara per i fautores del verde a tutti i costi, con la quale però occorre confrontarsi. Nascondere la polvere (di carbone) sotto il tappeto non serve.Sono la miopia e lo strabismo del regolatore europeo a generare questi paradossi. Bruxelles accatasta regolamenti e direttive, alzando l’asticella degli obiettivi a ogni piè sospinto, con il risultato di avere ricreato una fiorente industria del carbone, mentre allo stesso tempo vuole imporre al proprietario di un modesto appartamento una spesa di 40.000 euro per rendere «efficiente» la propria abitazione. Lasciamo parlare i numeri. La direttiva Epbd per l’efficienza delle abitazioni mira ad abbassare le emissioni del comparto residenziale, che in Italia sono stimate attorno a 80 milioni di tonnellate di CO2 all’anno (dato Ispra). Quanto emettono le prime tre centrali a carbone della classifica che abbiamo esaminato poco sopra? Esatto, 80 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Dunque, chiudere quelle tre centrali a carbone avrebbe lo stesso effetto che si otterrebbe ristrutturando milioni di case italiane con costi a carico delle famiglie per centinaia e centinaia di miliardi. Come è possibile forgiare e attuare un quadro regolatorio così palesemente asimmetrico, cervellotico, contraddittorio e inconcludente? Lo ha scritto nero su bianco pochi giorni fa persino la Corte dei conti europea, un organo dell’Unione: in tutto il Green deal europeo non c’è uno straccio di analisi costi/benefici. Non si sa quanto costerà raggiungere quei traguardi, ammettendo di riuscire a raggiungerli. Non sono stati stanziati fondi a sufficienza. Non si sa chi metterà i soldi necessari, né quanti ne servono. Non c’è una analisi a posteriori sull’efficacia delle azioni. Un disastro.Forse perché l’obiettivo è diverso rispetto a quello dichiarato: se non serve, serve a qualcos’altro, diceva un amico filosofo. Il sentore è che questo cumulo di assurdità serva soprattutto al blocco industriale e finanziario tedesco per cambiare i propri modelli di business, a spese dei partner europei, e al contempo stringere ancora di più le ganasce del vincolo esterno attorno agli Stati membri.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.