2025-01-05
Perché tifare Germania atlantista
Il probabile prossimo cancelliere Merz (Cdu) imposterà relazioni bilaterali più strette con gli Usa. In attesa di un trattato strutturale con l’Ue, è la via giusta. Anche per noi.Fatti gli auguri rituali di buon anno, vediamo ora quali possano essere quelli realistici nel cambiamento di mondo in atto. I dati mostrano che c’è una seconda Guerra fredda tra blocco delle democrazie, semplificato come G7 più nazioni compatibili convergenti, e quello dei regimi autoritari costituito da Cina, Russia, Iran e Corea del Nord più loro alleati e proxy. La probabilità di un conflitto diretto tra i due blocchi è bassa. Ma cresce quella di un confronto sui lati delle due sfere di influenza non ancora strutturati, cioè il Sud globale, in particolare Africa e Sudamerica, senza dimenticare l’Artico ed alcune aree del Pacifico e dell’Asia centrale. Nel nuovo - ma iniziato nel 2013 - scenario è già evidente una «deglobalizzazione conflittuale» sul piano del commercio internazionale: interruzione del gas russo in Europa, sanzioni economiche reciproche tra blocchi, forti limiti all’export di tecnologia avanzata dall’area del G7 alla Cina, ecc. Per le economie basate sull’export c’è un rischio crescente di restrizione dell’area di mercato mondiale praticabile. La Cina sta massimizzando gli sforzi per compensare le restrizioni statunitensi e (più timide) europee al suo export puntando ad estendere la propria influenza nel Sud globale, Cuba l’ultima conquista. Germania ed Italia massimamente dipendenti dall’export stanno cercando di estendere i trattati commerciali che sono competenza dell’Ue al Mercosur, le singole euronazioni aumentando i partenariati strategici sotto la soglia della competenza Ue, l’Italia attivissima. Ovvero stanno tentando una «riglobalizzazione selettiva» nell’area grigia tra i due blocchi, cioè il Sud globale. Ma per realizzare tale strategia manca un accordo forte tra Ue e Stati Uniti. Se ci fosse, almeno nella forma iniziale di trattato di libero scambio (abolizione o riduzione dei dazi), ciò trasformerebbe tutta l’area del G7 in un iniziale mercato unico regolato da trattati perché già ne esistono tra Ue, Canada e Giappone, questo anche con l’America e l’America stessa con il Canada e Messico. Poi è probabile una riconnessione tra Ue e Regno Unito (anticipata da partenariati strategici con Germania e, più selettivo, con l’Italia). Ma manca quello tra Ue ed America per armonizzate il tutto. Per Germania ed Italia è una priorità capire come farlo.Molti analisti ritengono che Donald Trump non avrà alcuna intenzione di farlo, anche confermando la loro analisi citando la minaccia «dazista» di Trump al Canada ed il recente rifiuto dell’amministrazione Biden di approvare l’acquisto di un’azienda giapponese della US Steel (acciaio). Io penso che certamente l’America a conduzione Trump vorrà ribilanciare la relazione con gli europei da cui importa troppo con rischio di deindustrializzazione. Ma non credo che l’America voglia esagerare perché senza gli europei e gli alleati del G7 non riuscirebbe da sola a mantenere il primato globale nei confronti di una Cina emergente. Per questo motivo mi sono confrontato con alcuni colleghi (ricercatori) tedeschi dell’area Cdu-Csu chiedendo loro se pensassero che il futuro probabile cancelliere tedesco dopo le elezioni politiche di febbraio, Friedrich Merz, potesse trovare una soluzione. Ed ho citato le ripetute invocazioni del bavarese Manfred Weber, capogruppo del Ppe al parlamento europeo, per una salvifica convergenza economica tra Ue ed Usa. Risposta: tenterà, ci sono segni che sta esplorando la cosa. Il probabile cancelliere ha una storia di consigliere del più grande fondo di investimento statunitense in Germania, è membro di un rilevante think tank atlantico, si è sempre opposto al centrosinistrismo di Angela Merkel. Tenterà per interesse nazionale tedesco, ovviamente, perché lo spazio geoeconomico globale per la Germania si sta riducendo e tra Cina ed America punterà sulla seconda. Poi i colleghi mi hanno chiesto cosa farà il governo italiano. Ho risposto che l’Italia dovrà andare globale ed in fretta perché deve, e lo sta facendo, probabilmente preferendo una armonizzazione tra politiche Ue e bilaterali nazionali extra-Ue. Ho aggiunto: una conduzione italo-tedesca sulla politica estera europea sarebbe preferibile sul piano geoeconomico di una franco-tedesca, ma alla fine è più importante che Berlino tenga a freno Parigi, facendo finta di mantenere la diarchia, per ottenere che non rompa le scatole sulla costruzione di un trattato economico con Londra e Washington da parte dell’Ue, aggiungendo lo sviluppo del trattato con il Mercosur.Ma cosa bisognerà dare in cambio all’America per un accordo, mi hanno chiesto i colleghi tedeschi? Ho risposto che la domanda era sbagliata. Quella giusta sarebbe: perché gli europei si sentono così deboli da non concepire con l’America una relazione convergente tra pari che si dividono il lavoro di presidio del mondo delle democrazie? Trump, alla fine, vorrà una divisione del lavoro dove le nazioni europee devono impegnarsi di più per sicurezza e sviluppo perché è consapevole che l’America, pur superpotenza, non è più così grande e ricca da fare da ombrello e locomotiva per tutti noi. Come nazioni europee dobbiamo prenderci le nostre responsabilità. Questo l’augurio realistico condiviso con i colleghi tedeschi alla fine della videoconferenza. www.carlopelanda.com