2023-02-26
«Lo stile italiano corre con scarpe Geox»
Il fondatore e presidente dell’azienda Mario Moretti Polegato: «La tecnologia è il nostro asso nella manica. Non smettiamo mai di creare e sperimentare. Il mercato internazionale chiede comfort, così abbiamo inventato il programma Sferica. Sarà come camminare su un cuscino».«Quest’anno ci presentiamo alla Fashion week soddisfatti per due motivi: il primo per i risultati eccellenti che abbiamo avuto nel 2022, cresciuti del 21% e arrivati a 735 milioni di fatturato, il secondo perché abbiamo avuto grandi apprezzamenti in tutti i mercati dove operiamo. Parliamo di più di cento Paesi, di una azienda che ha più di 750 negozi nel mondo e che vuole dialogare direttamente con il consumatore finale. Si immagini che struttura abbiamo». Mario Moretti Polegato, fondatore e presidente di Geox, marchio quotato in Borsa dal 2004, si racconta alla Verità durante l’appuntamento con la moda di Milano. Dopo vent’anni qual è il vostro segreto?«Prima di tutto la tecnologia. Se non l’avessimo avuta non saremmo cresciuti a questi livelli. E poi aver abbinato alla tecnologia lo stile italiano. Oggi la scarpa italiana è apprezzata in tutto il mondo, noi unendo i due fattori abbiamo creato un prodotto che non c’è sul mercato con queste caratteristiche. Questo ci dà maggiore credibilità».Tecnologia studiata in Geox?«Innanzitutto è stata creata da me all’inizio ed è la famosa scarpa che respira. Tutt’ora noi siamo gli unici al mondo a far respirare le suole, un problema fondamentale perché il 95% dell’umanità - uomo, donna, bambino - usa le scarpe con suola di gomma, solo il 5% usa il cuoio. Tutte le scarpe al mondo avrebbero bisogno della nostra tecnologia».Come mai non viene usata ovunque?«Perché è una tecnologia brevettata. Il consumatore, nei nostri prodotti Geox, che non sono solo scarpe ma anche abbigliamento, trova il benessere, lo stile italiano, il comfort e i materiali sempre più sostenibili».La parola sostenibilità è diventata molto di moda, viene usata a dovere?«Il discorso è ampio, difficile e non ci sono regole chiare. C’è una interpretazione individuale di ogni azienda di applicare questo concetto ai propri prodotti e alla propria impresa, alle persone che ci lavorano. Noi abbiamo aderito al Fashion Pact di Parigi che riunisce gli amministratori delegati di oltre 60 aziende leader mondiali del settore. E abbiamo un impegno molto preciso, un comitato etico all’interno dell’azienda: il primo a entrare è stato Joaquin Navarro Valls, poi Kofi Annan e ora Chemi Peres, figlio di Shimon, tutte persone con una visione mondiale che danno quei suggerimenti che attraverso il nostro buon senso applichiamo ai prodotti».Il benessere è quindi uno degli elementi fondamentali.«Le consumatrici e i consumatori internazionali e soprattutto italiani, oggi vogliono e amano il comfort. Noi abbiamo fatto un super comfort con il programma Sferica nata su una sneaker e, la stessa tecnologia, viene ora utilizzata per le suole dei sandali, dei boot, degli stivali, delle scarpe. E permette di camminare come su un cuscino».Qual è la particolarità?«Ha sfere che ammortizzano, ci sono i buchi e una membrana che permette la traspirazione. E quello che è importante è la leggerezza, uno degli elementi più richiesti dal mercato internazionale. Ora presentiamo la Sfera Active che ha pure un tacco speciale che rimbalza e che aiuta la camminata».I mercati di riferimento?«Quello europeo è sempre stato il mercato basico però abbiamo distribuzione ovunque. Il 30% è rappresentato dall’Italia, 70% l’estero. Siamo una azienda italiana, paghiamo le tasse in Italia, e portiamo nel mondo il prodotto italiano».Quante scarpe producete all’anno?«Più di venti milioni».Quanti dipendenti?«Bisogna fare una distinzione. Se noi includiamo diretti e indiretti la cifra è paurosa, parliamo di 30.000 persone. Diverse nostre produzioni sono in outsourcing. A Montebelluna c’è il quartier generale dove lavorano in 600. Abbiamo le scuole di formazione, gli asili, i ristoranti, le scuole per i nostri collaboratori e le loro famiglie. Un campus all’interno. Nel centro logistico abbinato, che serve solo l’Europa, ci lavorano mille persone. Duecento camion al giorno tra quelli che escono e quelli che entrano».Nel futuro di Geox?«Grande spazio di crescita, maggiore internazionalizzazione. Oggi il business si crea se hai dei prodotti unici. Questo in tutti i settori. Se vai sul mercato con prodotti generici, si fa molta fatica a crescere. E ci vuole coerenza. Noi siamo nati con questa direzione e la manteniamo. Livio Libralesso, ceo dell’azienda, è riuscito a compattare all’interno questa mentalità così che quelli che lavorano con noi condividono la nostra filosofia».Per questo servono dei buoni manager che possano condividere la visione dell’imprenditore?«L’imprenditore deve avere manager capaci di sostituirlo, è una osmosi reciproca. In Italia c’è un problema di manager. Ne abbiamo di bravi e quelli bravi scappano. E ci vogliono i mezzi finanziari. È il metodo anglosassone che dobbiamo saper applicare.”
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