2024-03-16
C’è l’incomunicabilità di coppia dietro al caos sul gender al Gemelli?
Il Policlinico Gemelli di Roma. In alto Maria Luisa Di Pietro e, sotto, Antonio Gioacchino Spagnolo (Getty Images)
Lei è la dottoressa che ha annunciato il nuovo ambulatorio sulla disforia di genere dell’ospedale del Papa, lui il coordinatore di bioetica all’oscuro di tutto: pur sposati, non si sono parlati del neonato reparto per baby trans.Il coordinatore del dipartimento di bioetica del Gemelli, Antonio Gioacchino Spagnolo, non era a conoscenza dell’apertura del poliambulatorio sulla disforia di genere nell’ospedale del Papa, ma sua moglie ci lavora. Maria Luisa Di Pietro, associata di Medicina legale all’Università Cattolica, direttrice del Centro di ricerca e studi sulla salute procreativa dell’ateneo e, da giovedì, tra gli esperti che si occuperanno di giovani convinti di «trovarsi in un corpo sbagliato», è infatti la consorte del professore ignaro di tutto.Ordinario, lui, di Medicina legale nel dipartimento di sicurezza e bioetica, associata lei, condividono ambiente di lavoro e spazi privati eppure Spagnolo ha detto alla Verità di aver «appreso dalla radio che apre l’ambulatorio». Ha poi aggiunto di non conoscere «le finalità del servizio», di ignorare se si svolgeranno solo colloqui o se, «in conseguenza della diagnosi, inizieranno a fare dei trattamenti o interventi», sui giovani. Riferendosi alle somministrazioni di ormoni che bloccano la pubertà.Ignorava la creazione di un centro così delicato: «Non è stato presentato nulla al Comitato etico, né al servizio di etica clinica di cui sono responsabile», ha tenuto a precisare. Una esclusione sconcertante, soprattutto perché il professore è anche l’unico esperto di bioetica del Comitato etico territoriale Lazio Area 3, che comprende il Policlinico Gemelli, l’ospedale San Giovanni Calabita Fatebenefratelli-Isola Tiberina, l’Asl Roma 4 e Roma 5.Ma se il Gemelli, per qualche motivo arrivato dall’alto, ha deciso di tagliare fuori dalle «approvazioni etiche del caso» il proprio coordinatore del dipartimento di bioetica, proprio non si comprende come i coniugi Spagnolo-Di Pietro non abbiano mai affrontato la questione tra le mura domestiche.Anche solo un accenno a tavola: una forchettata di rigatoni, due comunicazioni di servizio (pure i medici legali esperti di bioetica parleranno di bollette da pagare, della lavatrice che perde acqua) e un commento su come è andata la giornata. «Caro, sai che ci siamo, a giorni apriamo l’ambulatorio per i ragazzini che vogliono cambiare sesso?». A meno che la coppia non sia in disaccordo, che ci siano conflittualità e allora si guarda la tv in silenzio e non si condivide più nulla. I professori sono stati allievi del cardinale Elio Sgreccia, fondatore negli anni Ottanta del Centro di bioetica dell’Università Cattolica, direttore dell’Istituto di bioetica della medesima università, poi presidente della Pontificia Accademia per la vita. Lo chiamavano semplicemente don Elio.Entrambi neotomisti, di Spagnolo e Di Pietro venne fornito il seguente profilo dalla facoltà di bioetica di Anáhuac, in Messico, che nel 2005 diede loro un riconoscimento. «Lavorare insieme come coppia sposata ha avuto i suoi lati positivi e i suoi lati negativi. Fortunatamente, la felice direzione di monsignor Sgreccia ha impedito di entrare in campi in cui potevano essere reciproci concorrenti e così ciascuno ha potuto sviluppare i propri interessi particolari in completa libertà. Ma in casa il tema della bioetica continua a essere un argomento comune e questo è stato faticoso per le figlie, che si sono nutrite di latte e di bioetica fin dalla nascita».Bioetica come pane quotidiano: come è stato possibile, allora, non comunicarsi sulla questione di un poliambulatorio che tratta la disforia di genere proprio nell’ospedale del Papa? «È un tema abbastanza delicato, diversi di noi sono coinvolti in riflessioni su questo campo», ha tenuto a precisare alla Verità il professor Spagnolo. Un anno dopo la morte di Sgreccia, avvenuta il 5 giugno 2019, Maria Luisa Di Pietro ne scrisse un ricordo per il Centro studi Livatino. «Potrei dire tante cose sulla attuale e deludente situazione del dibattito in materia di difesa della vita umana, della famiglia, ma ritengo poco costruttivo lamentarsi del presente. Sicuramente è molto più utile guardare al passato per recuperare quel “lievito madre” necessario per panificare ancora nel futuro».Si riferiva all’attività del prelato, primo professore ordinario di bioetica presso la prima cattedra che in Italia veniva dedicata alla nuova disciplina, «il primo a introdurre nella bioetica italiana l’idea del riferimento alla persona», sottolineò Spagnolo, e che «ha fatto piano piano “lievitare” un’attenzione e un dibattito sui temi della vita umana, della famiglia, della tutela di ogni essere umano», evidenziava Di Pietro, componente del dicastero per i Laici, la famiglia e la vita.Nell’omelia per la festa di San Tommaso a Roccasecca, il 22 marzo 2014, monsignor Elio Sgreccia disse: «Sono stato tanti anni in una facoltà di medicina cattolica, al Gemelli. Per la scienza medica hanno libroni per gli esami, grossi, alti, ma io ho cercato di sfidarli sempre: la scienza di Dio, la scienza delle scienze, la scienza per fare sapienza, per fare galantuomini, per costruire galantuomini, per costruire degli uomini che siano alla loro statura capaci di guidare, di dare l’esempio di onestà, perché di questo abbiamo più bisogno che non dell’aria per respirare. Oggi specialmente lo constatiamo».Chissà che cosa direbbe il vescovo promosso cardinale da Benedetto XVI, guardando quello che accade nell’ospedale del Papa. Ci si occupa di giovani che vogliono cambiare sesso, senza sentire il coordinatore del dipartimento di bioetica.