
Notificata la contestazione a OpenAi, che aveva già subito lo stop a marzo 2023. Domani sull’app Io arriva il portafoglio digitale.«Sono felice di essere tornato!». Il 28 aprile dell’anno scorso aveva risposto così ChatGpt ai primi utenti che avevano avuto nuovamente accesso al servizio in Italia circa un mese dopo lo stop temporaneo deciso dal Garante per la privacy che per primo in Europa aveva bloccato il trattamento dei dati a causa del mancato rispetto della normativa in materia. A pochi giorni dal termine ultimo del 30 aprile fissato dall’Autorità, OpenAi, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma, aveva ottemperato alle richieste e poi riaperto il servizio. Ma il lavoro del Garante italiano non si è fermato, anzi. A dieci mesi dal primo cartellino rosso, ieri ne ha alzato un altro e ha notificato a OpenAi l’atto di contestazione per aver violato la normativa in materia di protezione dei dati personali. «A seguito del provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento, adottato dal Garante nei confronti della società lo scorso 30 marzo, e all’esito dell’istruttoria svolta, l’Autorità ha ritenuto che gli elementi acquisiti possano configurare uno o più illeciti rispetto a quanto stabilito dal regolamento Ue», si legge in una nota. Dove si aggiunge che OpenAi avrà 30 giorni per comunicare le proprie memorie difensive in merito alle presunte violazioni contestate. «Nella definizione del procedimento il Garante terrà conto dei lavori in corso nell’ambito della speciale task force, istituita dal board che riunisce le Autorità di protezione dati della Ue (Edpb)», conclude il comunicato.La mossa arriva proprio mentre Consiglio e Parlamento europeo devono votare l’Ai act, il pacchetto di regole comunitarie sull’Intelligenza artificiale. L’accordo politico era stato raggiunto a dicembre dalle istituzioni Ue ma deve ancora incassare il via libera definitivo di Europarlamento e Consiglio prima di diventare legge. Il regolamento sarà applicabile a due anni dall’entrata in vigore, a eccezione delle norme sui divieti (applicabili dopo sei mesi), e sull’Ia per scopi generali (Gpai, dopo 12 mesi). Un patto sull’Ia verrà lanciato per il periodo di transizione. L’autorità italiana, dunque, si muoverà nell’ambito della task force sull’Intelligenza artificiale che il Consiglio dei garanti europei ha istituito l’anno scorso per evitare fughe in avanti e approcci in ordine sparso nella regolamentazione di questi strumenti. L’attività del Garante sul fronte della protezione dei dati personali sarà sempre più importante anche considerando le prossime novità digitali che riguardano la vota degli italiani. Dovrebbe, infatti, arrivare domani il via libera del governo all’It wallet, il primo portafoglio digitale libero e gratuito per tutti i maggiorenni. Secondo le anticipazioni pubblicate ieri dal Messaggero, saranno disponibili sulla app Io sia la carta d’identità, sia la tessera sanitaria, sia la carta della disabilità in digitale. Si inizierà con una sperimentazione tecnica di qualche mese, scrive il Messaggero, proprio a partire da tessera sanitaria e carta della disabilità, coinvolgendo qualche centinaio di persone. Stando agli attuali obiettivi prefissati la piattaforma dovrebbe essere pronta entro il 30 giugno, ma il traguardo potrebbe slittare a settembre. A quel punto i cittadini potranno caricare sull’app Io questi due documenti, certificati con la firma elettronica. La carta d’identità, fa sapere il dipartimento, dovrebbe arrivare in formato digitale assieme alle due tessere o subito dopo, al massimo entro il prossimo ottobre. In una terza fase, tra l’autunno di quest’anno e i primi mesi del prossimo, si aprirà poi l’app Io alla patente di guida, il passaporto, la tessera elettorale e man mano a tutti gli altri documenti (come titoli di studio e licenze professionali, oltre che documenti giuridici che provano l’attivazione di regimi di tutela, rappresentanza o delega). Ci sarà poi spazio anche per perizie e titoli o attestati tecnici, grazie a una serie di altri portafogli digitali (questi, però, a pagamento) dedicati ai professionisti (come avvocati, ingegneri, commercialisti e architetti), alle banche e alle aziende di telecomunicazione, con una partnership tra Stato e imprese. Oltre ai provider pubblici, quindi, ci saranno anche quelli privati. Nel frattempo, ieri il direttore Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, al Forum nazionale dei commercialisti ha rassicurato che non sarà l’Intelligenza artificiale a fare l’attività di accertamento, «assolutamente no», ma «è uno strumento che aiuta gli uomini dell’Agenzia a fare il loro lavoro. Puntiamo tutto sulla digitalizzazione dei nostri strumenti». Questo potrebbe ingenerare qualche preoccupazione: «Sono tecnologie che ci consentono di migliorare la nostra azione e la precisione dell’analisi di rischio ma non sono usate nella fase finale del processo e vengono usate nel pieno rispetto delle norme per la privacy».
John Grisham (Ansa)
John Grisham, come sempre, tiene incollati alle pagine. Il protagonista del suo nuovo romanzo, un avvocato di provincia, ha tra le mani il caso più grosso della sua vita. Che, però, lo trascinerà sul banco degli imputati.
Fernando Napolitano, amministratore delegato di Irg
Alla conferenza internazionale, economisti e manager da tutto il mondo hanno discusso gli equilibri tra Europa e Stati Uniti. Lo studio rivela un deficit globale di forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero, elementi chiave che costituiscono il dialogo tra imprese e decisori pubblici.
Stamani, presso l’università Bocconi di Milano, si è svolta la conferenza internazionale Influence, Relevance & Growth 2025, che ha riunito economisti, manager, analisti e rappresentanti istituzionali da tutto il mondo per discutere i nuovi equilibri tra Europa e Stati Uniti. Geopolitica, energia, mercati finanziari e sicurezza sono stati i temi al centro di un dibattito che riflette la crescente complessità degli scenari globali e la difficoltà delle imprese nel far sentire la propria voce nei processi decisionali pubblici.
Particolarmente attesa la presentazione del Global 200 Irg, la prima ricerca che misura in modo sistematico la capacità delle imprese di trasferire conoscenza tecnica e industriale ai legislatori e agli stakeholder, contribuendo così a politiche più efficaci e fondate su dati concreti. Lo studio, basato sull’analisi di oltre due milioni di documenti pubblici elaborati con algoritmi di Intelligenza artificiale tra gennaio e settembre 2025, ha restituito un quadro rilevante: solo il 2% delle aziende globali supera la soglia minima di «fitness di influenza», fissata a 20 punti su una scala da 0 a 30. La media mondiale si ferma a 13,6, segno di un deficit strutturale soprattutto in tre dimensioni chiave (forza settoriale, potere mediatico e leadership di pensiero) che determinano la capacità reale di incidere sul contesto regolatorio e anticipare i rischi geopolitici.
Dai lavori è emerso come la crisi di influenza non riguardi soltanto le singole imprese, ma l’intero ecosistema economico e politico. Un tema tanto più urgente in una fase segnata da tensioni commerciali, transizioni energetiche accelerate e carenze di competenze nel policy making.
Tra gli interventi più significativi, quello di Ken Hersh, presidente del George W. Bush Presidential Center, che ha analizzato i limiti strutturali delle energie rinnovabili e le prospettive della transizione energetica. Sir William Browder, fondatore di Hermitage Capital, ha messo in guardia sui nuovi rischi della guerra economica tra Occidente e Russia, mentre William E. Mayer, chairman emerito dell’Aspen Institute, ha illustrato le ricadute della geopolitica sui mercati finanziari. Dal fronte italiano, Alessandro Varaldo ha sottolineato che, dati alla mano, non ci sono bolle all’orizzonte e l’Europa ha tutti gli ingredienti a patto che si cominci un processo per convincere i risparmiatori a investire nelle economia reale. Davide Serra ha analizzato la realtà Usa e come Donald Trump abbia contribuito a risvegliarla dal suo torpore. Il dollaro è molto probabilmente ancora sopravvalutato. Thomas G.J. Tugendhat, già ministro britannico per la Sicurezza, ha offerto infine una prospettiva preziosa sul futuro della cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea.
Un messaggio trasversale ha attraversato tutti gli interventi: l’influenza non si costruisce in un solo ambito, ma nasce dall’integrazione tra governance, innovazione, responsabilità sociale e capacità di comunicazione. Migliorare un singolo aspetto non basta. La ricerca mostra una correlazione forte tra innovazione e leadership di pensiero, così come tra responsabilità sociale e cittadinanza globale: competenze che, insieme, definiscono la solidità e la credibilità di un’impresa nel lungo periodo.
Per Stefano Caselli, rettore della Bocconi, la sfida formativa è proprio questa: «Creare leader capaci di tradurre la competenza tecnica in strumenti utili per chi governa».
«L’Irg non è un nuovo indice di reputazione, ma un sistema operativo che consente alle imprese di aumentare la protezione del valore dell’azionista e degli stakeholder», afferma Fernando Napolitano, ad di Irg. «Oggi le imprese operano in contesti dove i legislatori non hanno più la competenza tecnica necessaria a comprendere la complessità delle industrie e dei mercati. Serve un trasferimento strutturato di conoscenza per evitare policy inefficaci che distruggono valore».
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