2025-06-19
La Francia ora spedisce i gendarmi a caccia di clandestini su bus e treni
Il generale Christian Rodriguez, capo della gendarmeria francese (Getty)
Il ministro dell’Interno ordina un blitz: 4.000 agenti per scovare in 48 ore gli irregolari sui mezzi pubblici. In visita alla parigina Gare du Nord, Retailleau rivendica: «Da inizio anno ne abbiano fermati già 47.000».In Francia, ormai da anni, l’immigrazione di massa è diventata una vera emergenza nazionale. E non si parla solo del problema atavico delle banlieue: quasi tutte le grandi città transalpine, infatti, sono preda di bande etniche e clandestini che hanno compromesso l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini. Non è un caso, del resto, che il Rassemblement national veleggi nelle rilevazioni intorno al 35%, mentre la popolarità del presidente Emmanuel Macron sta scendendo ai minimi storici. Tra i membri del governo guidato da François Bayrou, che attualmente non gode di grande fiducia da parte dell’elettorato, il più apprezzato è il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau. Il quale ha più volte promesso un’energica stretta sull’immigrazione. E, cosa più importante, è passato dalle parole ai fatti. Proprio ieri, ad esempio, Retailleau ha lanciato un’operazione su scala nazionale per contrastare i clandestini tramite controlli rafforzati sui treni e sugli autobus. Per questa operazione, che durerà 48 ore, sono stati mobilitati circa 4.000 agenti, fra poliziotti, gendarmi, doganieri e militari della forza Sentinelle. L’obiettivo, come si legge in una circolare inviata dal ministero ai prefetti, è quello di intercettare gli immigrati privi di documenti «in arrivo e in partenza» dalle grandi città francesi verso i Paesi confinanti. Recatosi di persona alla Gare du Nord di Parigi, uno dei punti più sensibili in cui stavano avvenendo i controlli, Retailleau ha rivendicato che «dall’inizio dell’anno abbiamo fermato 47.000 immigrati irregolari», oltre a ricordare di aver «reintrodotto controlli ai confini in modo molto più rigoroso di prima» tramite una vera e propria «forza di frontiera» composta da polizia, gendarmi, doganieri e militari. Inoltre, senza badare al politicamente corretto, il ministro dell’Interno, nonché presidente dei Repubblicani (Lr), ha affermato con forza: «I clandestini non sono i benvenuti in Francia. Un Paese ha dei confini. Uno dentro e uno fuori», ha puntualizzato Retailleau, sottolineando il diritto e il dovere dello Stato francese di controllare i flussi migratori. Come c’era da aspettarsi, le parole e le azioni del ministro non sono piaciute per niente alla sinistra francese e alle varie associazioni immigrazioniste, che hanno criticato l’operazione definendola una «caccia all’uomo» e una «campagna di discriminazione razziale». Alle già numerose e stravaganti accuse rivolte a Retailleau, i «compagni» transalpini hanno aggiunto anche l’abuso di potere e la volontà di strizzare l’occhio all’«estrema destra». Il ministro, tuttavia, ha difeso la sua linea politica, respingendo le critiche e ribadendo: «Ciò che intendo dire è che i clandestini non sono i benvenuti in Francia nel modo più fermo e definitivo».Fin dall’assunzione della sua carica, Retailleau è sempre stato trasparente sulle sue intenzioni: già nel settembre 2024, pochi giorni dopo essere stato nominato ministro, aveva per esempio affermato di voler ridurre l’immigrazione «con qualsiasi mezzo» e di voler riformare il sistema dei sussidi destinati a coprire le spese sanitarie degli immigrati irregolari. Il suo motto, dopotutto, era chiaro: «Più espulsioni, meno regolarizzazioni».Di recente, inoltre, Retailleau ha fatto molto parlare di sé per lo sfogo a cui si è abbandonato in Lussemburgo durante una riunione con i ministri dell’Interno degli altri Stati membri dell’Ue: «Tutti i popoli europei - indipendentemente dal fatto che i loro governi siano di destra o di sinistra, conservatori o socialdemocratici - chiedono la stessa cosa: riprendere il controllo delle frontiere», aveva detto chiaro e tondo. Pertanto, aveva aggiunto, «se non respingiamo i clandestini alle frontiere, i cittadini ci cacceranno e ci sostituiranno con partiti populisti e di estrema destra». Di più: illustrando ai colleghi il suo malcontento per le lungaggini di Bruxelles, Retailleau aveva specificato che oggi è indispensabile riformare anche il trattato di Schengen, le cui regole sono state decise quando «eravamo in un altro mondo. Le cose ora sono cambiate, da quando possiamo vedere che l’immigrazione può anche essere usata come un’arma nelle guerre ibride». Per questo, aveva concluso, «dobbiamo rendere le nostre regole molto molto molto più rigide».Insomma, Retailleau ha tutta l’intenzione di mettere mano a una situazione esplosiva che rischia di sfuggire di mani al governo francese. Di recente, d’altronde, numerosi fatti di cronaca hanno alzato il livello dell’attenzione pubblica. Oltre agli immigrati che hanno messo a ferro e fuoco Parigi dopo la vittoria del Psg in finale di Champions league, negli scorsi giorni si sono verificate diverse sparatorie nei campi profughi che si trovano nei pressi di Dunkerque, le quali hanno provocato due morti e parecchi feriti. Il problema degli attraversamenti clandestini del Canale della Manica, anzi, ha spinto i governi di Londra e Parigi a siglare un accordo per rafforzare la cooperazione delle due nazioni nella lotta contro l’immigrazione irregolare e i trafficanti di essere umani.
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