2024-07-12
L’élite tifa Hollande perché il popolo lo odia
I progressisti sono così democratici che pur di contraddire gli elettori fanno i «cordoni sanitari». E ripescano il leader meno amato di sempre per fermare Le Pen e Mélenchon. L’obiettivo è un governo di coalizione guidato da chi chiamava i poveri «gli sdentati».Per fortuna che in Europa si sono inventati i «cordoni sanitari» - palesi o occulti - per tenere fuori i sovranisti e le destre dai governi e dagli incarichi istituzionali. Grazie a queste simpatiche misure i temibili fascistoni possono essere contenuti, così da lasciare spazio ai sinceri democratici che più di tutto hanno a cuore la libertà. Per rendersi conto di quanto liberali e progressisti siano interessati alla piena e coerente affermazione della volontà popolare, del resto, basta dare una occhiata a quanto sta accadendo in Francia. Da qualche giorno, come noto, impera il caos. Il robot eurocratico Emmanuel Macron e la sinistra vagamente radicale del Nuovo fronte popolare, pur arrivando rispettivamente terzo e seconda, sono riusciti a impedire l’affermazione del Rassemblement national di Jordan Bardella e Marine Le Pen, cioè il partito più votato dai francesi. Insomma hanno stretto uno di quei meravigliosi cordoni antifa di cui sopra. Adesso però non sanno come fare a creare un governo, penzolanti come sono fra la fanghiglia macroniana e le intemerate di Jean-Luc Mélenchon. Risultato? In settimana i giornali hanno cominciato a dare credito a un’ipotesi abbastanza sconcertante, che ha ben sintetizzato il politologo Luc Rouban del Centre de recherches politiques de Sciences Po di Parigi in una intervista all’Huffington Post: «L’unica possibilità che vedo», ha detto, «è un governo di coalizione con a capo il socialista François Hollande, ma sarà una coalizione molto fragile. Mélenchon non sarà mai primo ministro. La Francia sta tornando a un sistema parlamentare, in cui l’Assemblea nazionale avrà più potere dell’Eliseo, ma Macron non si dimetterà». Capito? Un bel governo di coalizione con a capo Hollande. Ve lo ricordate, quest’uomo? Breve ripasso. Nel 2014 il Sole 24 Ore lo descriveva così: «François Hollande è il presidente francese più impopolare di sempre. E la Francia sembra ormai diventata il grande malato d’Europa, con tutti gli indicatori in rosso. Costretta, per la terza volta consecutiva, a disattendere gli impegni presi con i partner europei. Quali sono le ragioni del clamoroso naufragio del Paese e del suo presidente?». Beh quali che fossero le ragioni del naufragio, sono ormai dimenticate. Pur di non fare governare l’inaccettabile Le Pen va bene anche il rottame François, cioè uno passato alla storia per i dolcetti caldi che, in motorino, consegnava all’amante la mattina presto e per aver mortificato il glorioso Partito socialista di Francia. È ben curioso, il metro europeo. Viktor Orbán è impresentabile perché cerca una via di uscita per la guerra in Ucraina, mentre la Le Pen viene considerata tale semplicemente perché di destra. Invece Hollande è presentabilissimo. Motivo? Beh, appartiene al fronte democratico e repubblicano, dunque è garanzia di attenzione al popolo. Già, peccato che - come rivelò la sua ex moglie Valérie Trierweiler - il caro François fosse solito chiamare i poveri (i proletari, si diceva un tempo) con il simpatico epiteto di «sdentati». Evviva la democrazia, appunto. Fermi però perché c’è dell’altro, sempre a proposito di rispetto per il popolo. Vale infatti la pena di ricordare che fra Hollande e Macron è intercorsa negli anni una interessante relazione. Il giovane Emmanuel fu promettente militante socialista, e anche dopo aver mollato la tessera continuò a gravitare nell’orbita del Ps, tanto che, tra il 2014 e il 2016 fu ministro dell’Economia nel governo di Manuel Valls, con Hollande alla presidenza. Tra Macrì e il caro François, è vero, i rapporti sono stati altalenanti, ma di certo non si può dire che i due appartengano a mondi radicalmente opposti. Nonostante le poco credibili intemerate contro la finanza, dopo tutto, Hollande in vita sua non è mai stato alieno al mainstream: tra leggi sui matrimoni arcobaleno e conferenze sul riscaldamento globale si è reso gradito ad alcuni centri di potere (meno ai suoi cittadini). Ora il punto è questo: Rassemblement national, partito più votato, non può governare perché troppo di destra. La France Insoumise, invece, va tenuta fuori perché troppo di sinistra. Divertente vero? Mélenchon, nel Fronte popolare, è l’azionista di maggioranza, eppure è pure lui «troppo estremo», e piuttosto di nominare lui o uno dei suoi vanno a ripescare Hollande, ovvero un trombato con un gradimento tra i peggiori di sempre. In realtà anche se non toccasse a lui ma a un altro socialista il discorso non sarebbe poi troppo diverso. Le elezioni francesi, pur nella confusione, hanno fornito anche qualche messaggio chiaro. Ad esempio un rifiuto della leadership macroniana abbastanza netto da parte della popolazione. I due schieramenti più votati hanno entrambi dei tratti anti sistema, e sono esattamente quelli che le élite provano a cancellare. Emblematica a tale riguardo la letterina diffusa da Macron nei giorni scorsi, di fatto una estromissione di Mélenchon senza troppi fronzoli. E non sfuggono nemmeno gli articoli venati di critiche nei confronti del capo de La France Insoumise che da qualche giorno hanno cominciato a comparire anche sui giornali di sinistra. A quanto pare anche i progressisti non disdegnano l’idea di liberarsi dell’amico troppo radicale. Ecco la morale della storia: in nome della difesa della democrazia in Europa si briga per escludere le destre. Poi si impongono governi sgraditi ai più ma utili a mantenere lo status quo, a costo di mandare al potere personaggi tra i più squallidi. Più che un cordone sanitario il sospetto è che serva un trattamento sanitario obbligatorio. E veloce, anche.
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