2020-10-10
Francesco tende la mano a Becciu e lascia nel limbo il prelato decaduto
Con un incontro a sorpresa a pochi giorni dallo scandalo, il Papa mostra il suo lato «misericordioso» L'ex prefetto resta così sospeso tra la pace e il compromesso. In attesa di chiarire il ruolo nel caso PellL'intelligence riporta a casa dal Mali padre Pierluigi Maccalli e Nicola Chiacchio, rapiti dai jihadisti. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio fanno la sfilata. E Cecilia Marogna prova a prendersi il merito Lo speciale contiene due articoliDopo la defenestrazione il Papa riammette il cardinale Angelo Becciu a colloquio. La notizia trapelata ieri dal quotidiano La Stampa viene confermata anche alla Verità: giovedì il prelato di Pattada è stato ricevuto a Santa Marta da Francesco per un incontro riservato, un'udienza ovviamente non tabellata.Le cronache della Stampa parlano di un Papa stupito e colpito da un atteggiamento «umilissimo» da parte di Becciu, che appare così come il penitente accorato che cerca di spiegare la sua situazione. Talmente colpito il Papa da non voler «infierire», riporta un monsignore al quotidiano torinese, «lasciandogli l'appartamento e lo stipendio». La ricostruzione mostra quindi un Francesco pastore che si china sulla pecorella sofferente, sebbene appaia inusuale che un monarca che ha appena cacciato un suo luogotenente proceda a riaccreditarlo con questa rapidità.Le accuse ricevute dal Papa per il modo spiccio con cui ha fatto fuori il fidatissimo Becciu erano state sollevate da molti, anche la stretta cerchia del Pontefice ha cominciato a sussurrarlo. «Il Papa, nonostante i suoi poteri, non è un giudice né un tribunale», aveva scritto a caldo Louis Badilla nel blog paravaticano Il Sismografo. Il grande silenzio dei media ufficiali vaticani in tutta la faccenda Becciu è un indizio importante dell'imbarazzo strisciante tra le sacre stanze, e forse la «fuga» di notizie alla Stampa sul nuovo colloquio non è casuale. Far sapere, seppure indirettamente, dell'udienza privata concessa potrebbe essere proprio una comunicazione orientata per riavvicinare l'immagine del Pontefice a quella del pastore e non del duro monarca. Peraltro, proprio alla Stampa lavorava l'attuale direttore dei media vaticani Andrea Tornielli, prima di essere chiamato in Vaticano.Anche perché non è dato sapere cosa si siano detti il Papa e Becciu. Avranno parlato esclusivamente del ruolo del cardinale nell'Ordine di Malta? Ruolo che gli fu affidato proprio da Francesco dopo un altro defenestramento papale del cardinale statunitense Raymond Burke, in seguito alla tempesta che attraversò l'ordine cavalleresco dal dicembre 2016. È difficile che un colloquio tra i due possa essersi fermato qui. È troppa la carne al fuoco e c'è da pensare che il pastore sardo abbia riproposto la sua totale estraneità ai fatti, come ha già più volte fatto sapere anche tramite i suoi legali. Sono però tanti gli elementi emersi tra i due colloqui circa la posizione di Becciu.C'è la perigliosa accusa che riguarda il possibile utilizzo di un bonifico di 700.000 euro diretto verso l'Australia con il placet di Becciu e che in parte sarebbe servito per orientare il processo contro il cardinale George Pell, già super segretario per l'economia vaticana e in attrito con lo stesso Becciu. Il porporato defenestrato ha però rimandato al mittente ogni accusa in questo senso, anche se Pell, che in questi giorni è a Roma, abbia più volte fatto intendere che le accuse e il processo nei suoi confronti avevano «cannoni australiani, ma munizioni romane». Sarebbe interessante, a questo proposito, che Francesco incontrasse anche Pell, almeno per una vicinanza paterna rispetto a un cardinale che avrebbe anche lui qualche cosa di dire e da raccontare.Oppure, altra cosa emersa in questi giorni, Becciu avrà spiegato al Papa tutti i dubbi che potevano essere sorti in seguito alle notizie sollevate proprio dalla Verità circa i legami con la consulente Cecilia Marogna. L'esperta di questioni diplomatiche e geopolitiche che con i denari ricevuti per le sue consulenze e missioni per conto della segreteria di Stato avrebbe fatto anche shopping a vario titolo.Poi ci sono tutti i casi di possibili malversazioni sui fondi che Becciu aveva in gestione nel suo periodo a capo degli Affari generali della segreteria di Stato. A parte le accuse sui soldi a parenti, ci sono le notizie che circolano su investimenti in credit default swap, passaggi in banche svizzere e maltesi indagate per corruzione, finanza creativa che al Papa non dovrebbe piacere molto, visto cosa ha scritto nella sua ultima enciclica, Fratelli tutti: «La speculazione finanziaria con il guadagno facile come scopo fondamentale continua a fare strage».In attesa di sapere come andranno avanti le indagini e se il cardinale Becciu verrà processato per valutare le sue eventuali responsabilità, il defenestramento resta. E il racconto del Papa che accoglie Becciu potrebbe essere il tentativo di mostrare il volto misericordioso di Francesco, soprattutto ad usum del cerchio magico del Pontefice che mostra segni di sofferenza di fronte al suo decisionismo. Al momento però la sentenza di Bergoglio nei confronti dell'ex fidatissimo cardinale resta invariata.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/francesco-tende-la-mano-a-becciu-e-lascia-nel-limbo-il-prelato-decaduto-2648154480.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="impresa-degli-007-liberi-due-italiani" data-post-id="2648154480" data-published-at="1602270050" data-use-pagination="False"> Impresa degli 007: liberi due italiani Una stretta collaborazione informativa tra l'Aise, il servizio segreto italiano che si occupa di minaccia estera, e il Dgse, l'intelligence del Mali, ha riportato a casa il sacerdote Pierluigi Maccalli, sequestrato in Niger nel 2018, e Nicola Chiacchio, rapito in Mali lo scorso anno. I due erano stati nascosti dagli jihadisti del Maghreb islamico. Il cerchio si è stretto quando con il lavoro d'intelligence si è arrivati alla liberazione di Soumaila Cisse, leader del partito d'opposizione considerato la spina nel fianco del vecchio governo del Mali, un Paese particolarmente instabile e sotto la costante minaccia jihadista che da poco ha una nuova giunta militare (con a capo il colonnello Assimi Goita) che dovrebbe portare a elezioni democratiche. L'episodio che ha fatto degenerare la situazione è legato alle elezioni parlamentari di marzo, vinte tra accuse di brogli dal già presidente Ibrahim Boubacar Keita. Sul voto ha pesato non poco il rapimento di Cisse, avvenuto tre giorni prima del voto. Proprio la liberazione di Cisse e il lavoro degli 007 di Giovanni Caravelli (il direttore dell'Aise) ha reso possibile il contestuale rilascio di Chiacchio e Maccalli e della cittadina francese Sophie Petronin, 75 anni, sequestrata nel dicembre 2016. Fonti della sicurezza maliana nei giorni scorsi avevano fatto sapere che la liberazione degli ostaggi poteva essere imminente, dopo la scarcerazione di un centinaio di jihadisti da parte del nuovo esecutivo (negata però dalla giunta di Goita). È stato poi il portavoce del presidente maliano ad annunciare la liberazione. L'Aise ha confermato. Il presidente Sergio Mattarella ieri ha espresso soddisfazione per la liberazione e si è complimentato con la Farnesina e con gli organismi di sicurezza. E quando i due rapiti sono atterrati in Italia ad attenderli hanno trovato il premier, Giuseppe Conte, e il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, tra i primi ad appuntarsi una medaglia sul petto. Ma il duro lavoro in terra di jihad l'ha fatto l'intelligence. «Emozionati, quasi increduli», ha raccontato uno 007, i due (Chiacchio molto espansivo e loquace, padre Maccalli silenzioso e riflessivo) hanno ricostruito i giorni della prigionia e i concitati attimi della liberazione. Hanno raccontato di aver sentito rumore di elicotteri. Poi un bombardamento. Avevano creduto si trattasse di un'operazione per liberarli. E siccome c'era gente che scappava, anche Chiacchio, stando al suo racconto, dice di essere riuscito a fuggire. Ma è stato riacciuffato. I due non sono mai stati picchiati. Al più sono stati puniti: scalzi per giorni interi o con pesanti catene agganciate ai piedi. Chiacchio, sperando in un trattamento migliore, ha comunicato ai rapitori anche la volontà di convertirsi. Gli jihadisti hanno fornito all'intelligence in più occasioni delle prove che gli ostaggi fossero ancora in vita. E a loro, ogni volta, annunciavano che la libertà era vicina. Poi, finalmente, è arrivato il grande giorno: ai due è stato detto di salire su un'auto. Poi su un aereo. Fino alla Capitale. Dopo una visita medica e un veloce saluto del presidente del Mali, don Maccalli e Chiacchio sono saliti sul volo per l'Italia. Sulla vicenda ha cercato di mostrarsi molto informata Cecilia Marogna, la cosiddetta dama del cardinale Angelo Becciu. In questi giorni ha lasciato intendere di essersi occupata dei rapimenti dei missionari all'estero per conto del Vaticano. Con noi ha ricordato il video «artigianale» dei due sequestrati reso pubblico in pieno lockdown. E ha definito Chiacchio «il coniglio fuori dal cilindro»: «Non si sapeva minimamente del suo rapimento. A quel punto qualcuno mi ha chiesto “Vedi un po' se sai qualcosa di questo ragazzetto"». E qual è stata la sua conclusione? «Quel video molto strano a mio giudizio era un messaggio per dire che le persone legate a Chiacchio in quell'area non erano gradite». Sostiene che l'ingegner Cacchio che girava da solo in bici per l'Africa fosse un agente segreto? «No. Dico che non era gradito chi aveva provato a pagare per avere una prova in vita degli ostaggi». Un messaggio difficile da decrittare.