
I progressisti che s'indignano per il clochard di Trieste lo fanno per posa: non tengono conto del diritto dei cittadini a non avere bivacchi sulla porta di casa. Idem per i profughi in acque maltesi: si fa propaganda per l'accoglienza, a spese degli italiani.Alzi la mano chi non ha piacere di avere un barbone che dorme sotto casa. Come si fa, infatti, a non gioire quando per varcare il portone della vostra abitazione dovete scavalcare un uomo avvolto negli stracci? Quel cumulo di coperte e materassi maleodoranti dovete sapere che è benedetto da Dio e se anche non è un buon biglietto da visita per chi vi viene a trovare o per coloro ai quali vorreste vendere il vostro alloggio, in fondo è una penitenza più che giustificata per compensare il vostro tenore di vita di cittadino medio. E se tutt'intorno c'è odore di urina e ogni mattina, voi o il portiere, dovete gettare un po' d'acqua per lavare le macchie rimaste sul selciato non lamentatevi. Perché, se per caso non vi fa piacere avere un tizio che dorme nell'androne, all'angolo del vostro condominio o sotto il porticato, è meglio non dirlo, perché sennò, come minimo, rischiate di sentirvi dare del leghista. No, sostenere che non siete felici di avere sotto casa un poveraccio che passa la notte al freddo e che spesso per scaldarsi beve qualche intruglio ad alto tasso alcolico, non è una cosa bella, soprattutto se si è in prossimità del Natale. In quei giorni tutti si devono per forza sentire più buoni e comportarsi di conseguenza. Dunque, se avete un senzatetto nei paraggi, non solo non dovete dichiarare di non essere contenti, ma anzi dovete manifestare un po' di senso di colpa per la vostra esistenza normale, perché se non si mostra alcuna partecipazione alla vita del marciapiede, si è una persona detestabile. Se poi, per di più, si è cattolici, a non condividere le pene, il dramma esistenziale e il dolore degli altri, si fa peccato e - come ha spiegato papa Francesco - a questo punto è meglio essere atei. Dunque, se in un momento di follia e di cattiveria, vi viene voglia di fare un po' di pulizia, cioè di prendere le coperte puzzolenti abbandonate sotto casa e i cartoni macchiati usati come giaciglio, buttandoli dentro un cassonetto come ha fatto il vicesindaco leghista di Trieste, allora siete peggio di Mengele o di Eichmann, cioè una specie di demone nazista a cui non si trova il cuore neppure se lo si cerca tutta la vita.E che dire poi di quelli che, sempre in prossimità della natività, respingono i bambini e le donne a bordo della Sea Watch e manifestano un'anima che non fa un plissé di fronte all'appello di questi poveri profughi? Perfino Luigi Di Maio s'è commosso e alla fine, a rischio di far cadere il governo, ha dichiarato di essere disponibile ad accettare le signore e i loro figli, ricevendone in cambio uno sdegnoso rifiuto perché non ha dato via libera allo sbarco anche dei signori, cioè dei giovanotti a bordo dell'imbarcazione. Matteo Salvini, che al posto del muscolo cardiaco deve avere un registratore di cassa che ogni giorno calcola quanto ci costa l'arrivo degli immigrati, al contrario del ministro del Lavoro, non si è nemmeno fatto impietosire. Essendo come il suo assessore triestino un duro, il capo leghista ha risposto picche all'appello del Pontefice e anche a quello di Luigi De Magistris, sindaco di Napoli sempre pronto a sposare ogni causa a patto però che non lo si costringa a fare ciò per cui è stato eletto, cioè amministrare la sua città. L'ex pm prestato alla politica ha addirittura scritto ai migranti, spedendo la sua lettera al comandante dell'imbarcazione che li ha soccorsi in mare. L'esempio è stato seguito da migliaia di cittadini normali, ci informa Repubblica. Il quotidiano tiene il conto della solidarietà, di quanti offrono vestiti e di quanti si propongono di andare a prendersi i profughi per farli sbarcare in Italia. Una prova che dimostra come gli italiani abbiano il cuore d'oro. Anche per il senzatetto rimasto senza coperte (a cui in precedenza il Comune aveva offerto un riparo) è scattata una gara di buon cuore. Tutti a scrivere e a indignarsi, forse per cominciare bene l'anno. Ma visto che siamo pieni di italiani brava gente, che si commuovono di fronte a esempi di cattivismo come quelli segnalati, facciamo una cosa. Ognuno di quelli che hanno scritto al quotidiano caro alla sinistra o hanno inviato messaggi di solidarietà al senzatetto, adottino un profugo o un clochard e lo portino a casa loro impegnandosi a mantenerlo senza accollare un euro a carico dello Stato. Cioè, loro che al contrario di Salvini sono buoni, diano l'esempio. Sarebbe una grande prova. Soprattutto sarebbe la dimostrazione che non sono ipocriti da tastiera, pronti a offrire aiuto, ma solo se c'è da sottoscrivere un appello, mai a sottoscrivere un assegno.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





