2021-08-22
Follia in Australia. Pochi casi, lockdown duro
Il Paese conta meno di 1.000 morti dall'inizio della pandemia, ma continua a imporre restrizioni ai propri cittadini, seguito dalla Nuova Zelanda. Se i divieti non sono nemmeno giustificati dai numeri alti, rischiamo di scivolare sempre più verso la dittatura.Sono stati oltre 200 gli arresti da parte della polizia di Melbourne, impegnata a contrastare 4.000 manifestanti inferociti per la chiusura dello Stato australiano di Victoria, decisa fino al 2 settembre e comunicata con due ore di preavviso. Il premier Daniel Andrews è preoccupato per i 389 casi positivi, 61 nella giornata di ieri ma senza nessun decesso, che portano a un totale di 21.389 le positività accertate da inizio pandemia. Piccolissimi numeri, rispetto quanto si registra in altre parti del mondo, e i 5,5 milioni di abitanti sono inferociti perché devono fare i conti con il settimo lockdown da inizio pandemia. Non possono uscire di casa se non per acquisti essenziali, lavoro autorizzato e breve esercizio fisico in un raggio di 5 chilometri da casa. Gli studenti sono costretti alla didattica a distanza. Il coprifuoco è solo nella capitale, Melbourne, dalle 21 alle 5 del mattino, ma tutti gli abitanti sono esasperati dalle nuove restrizioni e sono scesi in strada senza mascherine invocando «libertà». Secondo il Guardian, ciascuno dei 218 manifestanti arrestati sarebbe stato multato di 5.452 dollari australiani. Proteste, più pacifiche ma comunque con arresti di dozzine di manifestanti ci sono state anche a Brisbane e a Sydney, capitali rispettivamente del Queensland (con un solo caso di positività al Covid negli ultimi giorni) e del Nuovo Galles del Sud, sottoposti a nuove dure restrizioni. Venerdì il nuovo Galles del Sud aveva registrato 825 nuovi positivi nonostante il lockdown in vigore da otto settimane prorogato fino a fine settembre. Eppure in tutta l'Australia, Paese con poco più di 25 milioni di abitanti, ci sono 554 persone in ospedale con coronavirus, di cui 94 in terapia intensiva. In Italia, due giorni fa, erano ricoverate 3.692 persone con sintomi e 455 in terapia intensiva. I numeri del Covid-19 in Australia sono bassi, con poco più di 43.000 casi e 978 decessi da inizio pandemia, ma le autorità applicano regole durissime. «Siamo in una situazione molto seria qui nel Nuovo Galles del Sud», ha affermato il ministro della Sanità Brad Hazzard, «non è tempo per essere egoisti, è tempo di pensare alla comunità più allargata e alle vostre famiglie». Le persone non hanno ascoltato, sono uscite di casa a protestare. «Il comportamento visto dagli agenti è stato così ostile e aggressivo che non hanno avuto altra scelta che usare tutte le tattiche a loro disposizione», ha commentato il portavoce della polizia di Melbourne, che ha reagito anche con spray al peperoncino. Difficile pensare che altro potrebbero fare dei cittadini, costretti in pochi mesi a sette blocchi delle attività e della circolazione. Metà della popolazione australiana è in isolamento e Abcnews ieri segnalava la preoccupazione del presidente dell'associazione nazionale degli psicologi, Tamara Cavenett, per il numero di bambini positivi separati dai genitori nei reparti Covid. Pazienti pediatrici spaventati per l'allontanamento, senza poter essere assistiti da mamme e papà. In Nuova Zelanda non va meglio, tutti sono costretti a casa con attività commerciali sbarrate almeno fino a martedì prossimo, dopo che sono stati scoperti alcuni casi di Covid in uno Stato chiuso ai visitatori e che impone rigorose quarantene a quanti rientrano. Anche i residenti in Australia e Nuova Zelanda, che prima potevano viaggiare da un'isola all'altra senza restrizioni, adesso devono sottoporsi a due tamponi e a isolamento domiciliare. Il primo ministro della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, ha imposto il blocco di un Paese dove da inizio pandemia i decessi per Covid sono stati appena 26, con meno di 3.000 casi su una popolazione di 5 milioni. Per sei mesi i contagi erano stati zero, dopo il primo caso registrato a Auckland martedì scorso, un neozelandese tornato da Sydney e risultato positivo alla variante, ieri il numero dei positivi era salito a 51. La strategia è chiudere anche in presenza di pochi casi, il premier ha disposto il lockdown subito dopo la prima segnalazione e i cittadini dovrebbero accettare ogni imposizione in nome dell'emergenza sanitaria. Una scala di valori tra libertà e salute non è possibile, provvedimenti coercitivi limitati nel tempo ma prorogati più volte pregiudicano i diritti fondamentali della persona. Fino a che punto i cittadini devono sopportare limitazioni al diritto di circolazione e soggiorno, subendo restrizioni della libertà personale? Una cosa sono le misure sanitarie quali distanziamento, mascherina nei luoghi affollati, vaccinazione delle persone più fragili, ma le migliaia di disposizioni che ci sono state imposte, dal divieto di riunioni alla chiusura di attività commerciali, alla sospensione della didattica in presenza, al divieto di accesso a seconde case e molto altro, per arrivare alla vergognosa e discriminante certificazione verde, rappresentano una sospensione dei diritti costituzionalmente garantiti che nessuna emergenza può giustificare. In altre parti del mondo si protesta, è di ieri la notizia che la Florida minaccia di tagliare i fondi alle scuole che impongono le mascherine. In Italia reagiamo poco e male, infatti il governo prosegue imperterrito nel ridurci diritti, nemmeno fossimo in una dittatura.