2020-03-25
Fiumicino un deserto abbandonato. I Benetton tagliano lavoro e stipendi
Il traffico all'aeroporto è calato dell'80-90%. Coinvolgendo tutti i servizi: dai bar ai taxi.Anche lo schermo delle partenze di Fiumicino combatte a modo suo il coronavirus. Dopo le informazioni sui voli proietta l'immagine di due viaggiatori separati da una freccia che indica un metro di distanza fra loro. A causa del Covid-19 Ciampino ha momentaneamente chiuso e Fiumicino opera al 10% delle sue capacità, attraverso il solo Terminal 3. In Italia l'epidemia ha colpito per la prima volta nell'ultima decade di febbraio, nello stesso mese il principale scalo aeroportuale italiano (Fiumicino) ha fatto registrare una perdita dell'11% sul suo traffico aereo. Dato senza dubbio negativo, ma che rispecchia anche la percezione comune del virus, visto che fino a qualche settimana fa molti connazionali l'avevano un po' sottovalutato. A marzo è scattata l'emergenza sanitaria e per Fiumicino, sul piano delle statistiche, è iniziato un mese nero. «Nell'ultima settimana che si chiude al 15 marzo», ha scritto in una nota l'ufficio stampa di Aeroporti di Roma, società del gruppo Atlantia (Benetton) che gestisce gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, «il traffico passeggeri negli Aeroporti di Roma è calato dell'81,1% rispetto alla stessa settimana dell'anno precedente». E ancora: «La settima precedente il calo era stato del -55,6%». Dati che fanno paura. Per essere ancora più espliciti, lo scorso venerdì 20 marzo nello scalo Leonardo da Vinci sono stati effettuati circa 200 movimenti fra decolli e atterraggi. Arrivi e partenze che hanno fatto transitare circa 10.000 persone. Un anno fa, nello stesso periodo dell'anno, i movimenti giornalieri oscillavano tra i 1.000 e 1.100, voli che trasportavano quotidianamente 100.000 individui. Quindi i voli sono scesi dell'80% e i passeggeri addirittura del 90%. Lo scalo è stato al momento abbandonato da tutte le compagnie che vi operavano, ad eccezione di Alitalia che, a causa delle condizioni eccezionali, sta operando quasi in via esclusiva effettuando circa il 70-80% di tutti i voli. Ad aggravare una situazione già di per sé critica, anche l'arrivo da ieri della cassa integrazione per i dipendenti di Aeroporti di Roma (fatturato da quasi un miliardo). Cassa integrazione che si prolungherà fino al prossimo dicembre e che coinvolgerà 3.000 dipendenti, più del 90% della forza lavoro. Rimarranno a casa, a rotazione, da un minimo di 8 fino a 12 giorni al mese: vuol dire, esclusi i festivi, che in media allo scalo di Fiumicino si lavorerà 10 giorni su 21 lavorativi al mese. Il taglio dello stipendio sarà in media del 25%. Anche Alitalia ha dovuto procedere con il sistema di garanzia del reddito per il suo personale che scatta oggi e terminerà il prossimo 31 ottobre, per complessivi 3.960 dipendenti.Inevitabile che l'umore di chi a Fiumicino lavora oscilli tra il rassegnato e il nervoso. Dopo aver sorseggiato un caffè al bar del piano terra del terminal 3 chiediamo qualche spiegazione in più sul traffico passeggeri. Secca e scocciata la risposta della barista: «Adesso è affollato. La situazione? È quella che vede». In tutta l'area arrivi non abbiamo visto più di 50 persone. Gli affari non vanno di certo meglio per i tassisti. Il loro turno è iniziato alle 6.30, uno di loro ci mostra il biglietto di ingresso. «Siamo giunti qui in 150, solo in 50 hanno fatto a stento una corsa».Non usano mezzi termini: «È una lotteria, però al Comune risulta che abbiamo lavorato». Oltre al danno la beffa perché alcuni clienti trattano sul prezzo del tragitto da e per Roma, già stabilito dal Campidoglio: 48 euro per Fiumicino, 30 per Ciampino. Torniamo all'interno del terminal, per la precisione al piano superiore ai banchi dei check-in. Qui c'è la farmacia che da settimane continua ad essere sprovvista di mascherine. Alcune delle zone passeggeri che si trovano di fronte ai banchi di accettazione sono inutilizzabili. Il nastro divisore le rende inagibili fino quando non sia intervenuto l'addetto della pulizia. Il contesto che ci circonda è surreale, domina un silenzio da biblioteca. Ogni tanto viene interrotto da una voce femminile che ordina, prima in italiano poi in inglese, «di rispettare, come previsto dal decreto ministeriale, la distanza di almeno un metro tra un passeggero e l'altro». Allo stato attuale, una disposizione praticamente impossibile da infrangere.