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2021-09-27
I fiumi italiani dove dormire e fare turismo
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I fiumi sono la Storia, scrisse Tiziano Terzani: «Il fascino è forse in quel loro continuo passare rimanendo immutati, in quell'andarsene restando, in quel loro essere una sorta di rappresentazione fisica della storia, che è, in quanto passa».
Non è un caso se alcune pratiche di meditazione mettono al centro un corso d'acqua su cui immaginare di lasciar scorrere i pensieri, spesso inutili zavorre. Il fiume si presta così alle metafore e ai paragoni con la vita stessa, di per sé mutevole nella sua ripetitività.
Sarà per questo che attirano da sempre saggi, artisti e scrittori? Viene in mente Hermann Hesse, che porta il suo Siddhartha a trovare il senso della vita proprio davanti a un fiume indiano. Vengono in mente anche il fiume Congo di "Cuore di tenebra" (J. Conrad), il Danubio musicato da Johann Strauss o la Senna, dipinta da Georges Seurat nel suo Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande-Jatte.
Il turismo fluviale può far leva su questi afflati poetici, artistici, per diventare ciò che, forse, ancora non è (non in Italia): un modo di meditare viaggiando, alla ricerca di ispirazioni che difficilmente si colgono nella quotidianità.
Fare turismo fluviale non significa, quindi, sfruttare un'ennesima risorsa naturale, bensì riappropriarsi di ritmi più consoni a quelli dell'essere umano, osservando il movimento di immissari ed emissari, ma anche di ciò che si snoda lungo le sponde.
Fiume-terapia, dunque. Un modo alternativo di viaggiare, che può essere praticato nei modi e nelle combinazioni più disparate, sia a piedi che a bordo di un'imbarcazione. Ma anche integrando diversi mezzi, soprattutto le biciclette. Perché il turismo fluviale non può che essere un tipo di turismo sostenibile, attento al benessere di chi lo pratica e di quello ambientale.
Proprio di recente la Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), insieme all'Anbi - Associazione nazionale degli enti di bonifica e irrigazione, al Cirem - Centro interuniversitario di ricerche economiche e di mobilità dell'Università di Cagliari e al Politecnico di Torino - Dipartimento di architettura e design, ha elaborato un documento per caldeggiare una legge nazionale sul recupero a fini ciclabili delle vie d'acqua.
Presupposto di questa iniziativa è la potenzialità del patrimonio infrastrutturale della rete italiana di canali irrigui e di bonifica, che ammonta a più di 200.000 chilometri.
Ma da dove iniziare? Dal Po al Tevere, dall'Adda al Volturno, c'è solo l'imbarazzo della scelta: il nostro Paese è tanto dotato di "materia prima" quanto cieco verso le possibilità che essa offre. Il turismo fluviale, infatti, è una realtà molto più consolidata in Nord Europa, dove – tra le altre cose – si può pernottare in case galleggianti. Una delle tante dimostrazioni della presenza di una radicata cultura del fiume in Paesi quali la Francia o l'Olanda.
L'Italia, salve alcune realtà, stenta ancora a investire sul proprio patrimonio fluviale. Si prenda il Tevere: i suoi 405 km di lunghezza lo fanno impallidire di fronte ai 776,6 della Senna. Eppure non sono sempre i numeri a fare la differenza: se la capitale di Francia ha, tra i suoi simboli, i bateaux mouches, Roma può vantare reperti archeologici di inestimabile valore non solo nel centro storico vero e proprio, ma anche sulle sue sponde. Peccato, però, che in pochi lo sappiano: bisogna spulciare sul web per trovare servizi di noleggio o vere proposte di navigazione lungo un fiume che è la quintessenza di una Storia che spesso ci dimentichiamo.
Ma come si pratica il turismo fluviale? A ognuno ciò che più lo aggrada: che siano crociere sul Nilo o house-boat sull'Adda, camminate lungo l'Arno o pagaiate sul Tevere poco importa. Quello che conta è che chi sceglie questo genere di vacanza è spinto da motivazioni quali il desiderio di visitare più luoghi, di vivere a stretto contatto con la natura e di rilassarsi. Allo stesso tempo, il turismo fluviale rappresenta un modo di scoprire il proprio o l'altrui territorio da una prospettiva diversa.
Fare turismo fluviale significa tante cose, anche assaggiare i tortellini di Borghetto sul Mincio (uno dei borghi più belli d'Italia), solcare il Po a bordo di una batana a Comacchio (FE) oppure oziare sui Lungarni di Pisa e Firenze.
Data la varietà delle esperienze che questo tipo di turismo offre, abbiamo deciso di proporvi 4 diversi itinerari, da nord a sud, per scoprire l'Italia dal punto di vista dei suoi fiumi.
Po

Po (iStock)
Il primo esempio di turismo fluviale in Italia non può che essere dato dal Po, il fiume più lungo del Paese, ma anche quello con il bacino idrografico più esteso e la portata maggiore. Diverse, quindi, le possibilità di navigarlo in santa pace.
A cominciare da Torino: è proprio qui che si può prendere dimestichezza con mezzi diversi da quelli a cui siamo abituati. Canoe, barche e catamarani solcano il fiume ogni giorno, alla ricerca di angoli lontani dal traffico cittadino. Non tutti i tratti sono navigabili: i territori comunali di Torino e Moncalieri sono interdetti alle barche a motore, mentre altri lo sono a tutti i tipi di imbarcazione.
Un tempo esistevano Valentino e Valentina, due battelli che permettevano ai turisti l'esperienza del turismo fluviale in città. Purtroppo, la piena del 2016 li ha distrutti, ma dal 2020 è ripartito il servizio su un'imbarcazione sostitutiva, in attesa di tempi migliori.
La bellezza di una navigazione sul Po non si limita certo alla città: il Parco Fluviale del Po consente diversi itinerari, tra cui uno dedicato all'area del Torinese: Moncalieri - Le Vallere (area attrezzata) - Parco del Valentino - Orto Botanico dell'Università - Parco della Colletta – Meisino è il tracciato per chi vuole "imbarcarsi" in questa impresa.
Non è possibile improvvisarsi esperti navigatori, anche qualora si opti per una semplice canoa. I motivi sono molteplici: oltre alla mutevolezza delle correnti, esistono specie che – soprattutto in alcuni periodi dell'anno – non bisogna assolutamente disturbare attraccando in determinati punti. Per richiedere informazioni, è bene scrivere a parcopopiemontese@pec.it.
Mangiare e dormire
Bagna cauda, agnolotti e bolliti misti sono solo alcune delle portate principali della cucina piemontese. Considerato l'itinerario appena descritto, ecco dei luoghi dove provarli:
- Vin Bistrot, Via Montebello 4, Moncalieri: cucina tipica piemontese;
- Ristò - La Trattoria del Buon Mangiare, Via Antonio Bertola 57, Torino: tante ricette a base di riso;
- Al Meisino da Lory & Marty, S.da del Meisino 105, Torino: mangiare alla buona immersi nel verde.
Quanto al dormire:
- Le Serre Suites & Apartments, Strada Revigliasco 25, Moncalieri;
- NH Torino Santo Stefano, Via Porta Palatina 19, Torino.
Sile e Brenta

Sile (iStock)
C'è un modo splendido di scroprire le città di Treviso e Venezia: navigando sul fiume Sile.
Decidere di fare una gita sul fiume è un'ottima idea se si desidera scoprire anche le isole della laguna e la bella Caorle. Ma si può optare anche per una minicrociera alla scoperta delle ville venete. In mezzo, specie come i germani reali e le cicogne, che popolano gli ambienti fluviali.
Se si preferisce navigare in autonomia, si può optare sia per il noleggio di una piccola imbarcazione (anche elettrica) che di un'houseboat. In questo caso, il punto di riferimento è Houseboat Holidays Italia (booking@houseboat.it), che si occupa di noleggio singoli e gruppi.
Se invece si è inesperti, è bene affidarsi a esperti barcaioli. In quest'ultimo caso, il consiglio è di rivolgersi ai Fratelli Stefanato, che da generazioni accompagnano i visitatori alla scoperta di questo territorio incontaminato.
Durante la navigazione su uno dei fiumi di risorgiva più lunghi del mondo si scopriranno borghi rivieraschi e luoghi dal fascino antico, come Casale sul Sile, Cendon e Casier. Tappa obbligata: il Cimitero dei Burci, sito archeologico dove è possibile ammirare i relitti di antiche imbarcazioni da trasporto fluviale. Per prenotare una visita, bisogna scrivere a info@navigazionestefanato.it.
Infine, per navigare sul Brenta è bene fare riferimento a I Battelli del Brenta (info@battellidelbrenta.it), compagnia che collega Padova e Venezia lungo le vie degli antichi burchielli veneziani: escursioni di una giornata alla scoperta delle ville venete.
Mangiare e dormire
Per mangiare bigoli co l'anara, casunzei e sarde in saor:
- Tinello Sile Bistrot, Via Vittorio Veneto 39, Casale sul Sile: pranzi e cene con ingredienti freschi e naturali;
- Antica Torre, Via Inferiore 55, Treviso: piatti di pesce gourmet;
- Ostaria dai Zemei, San Polo 1045, Venezia: locale tipico veneziano.
Per dormire:
- B&B Hotel Treviso, Via Gabriele D'Annunzio 35, Treviso: posizione centrale e camere grandi;
- Hotel Rio, Castello 4358-4358/A (Campo SS. Filippo e Giacomo), Castello, Venezia: la posizione e la pulizia sono i punti forti.
Tevere

Tevere (iStock)
Scoprire Roma in battello, almeno per il momento, è appannaggio di pochi. Peccato, perché il Tevere collega la capitale al mare, attraversando un parco dalle innumerevoli attrazioni.
Ad oggi si può partire dal Molo Sant'Angelo e navigare lungo il tratto che collega l'omonimo castello all'Isola Tiberina. Com'è ovvio, le compagnie in una grande città sono numerose. Una di queste è Rome Boat Experience, che propone anche cene a bordo con musica dal vivo e combinazioni battello-bicicletta.
Se si prediligono le minicrociere, l'ideale è partire da Ponte Marconi e arrivare a Ostia per ammirarne gli scavi. Una gita che consente di toccare con mano storia e natura della capitale e dei suoi dintorni: imperdibili l'area archeologica del Porto di Traiano e la foce del Tevere a Fiumicino, ma anche la diversità di una flora e di una fauna che gli amanti della città a stento riconoscono.
Anche per le minicrociere le opzioni sono numerose. Per amor di brevità, ve ne suggeriamo due: Cooperativa Il Sogno (cpasogno@romeguide.it) - che consente di scegliere tra tre itinerari differenti e organizza anche pranzi in battello – e The Grand Tour, che nella sua proposta include la Via dei Sepolcri con la Necropoli, Porta Romana, Piazza Vittoria, fino agli Scavi di Ostia Antica. Il biglietto include una piccola colazione e guida sia a bordo che agli scavi di Ostia. Per informazioni, telefonare allo 06/92928173.
Mangiare e dormire
Che amiate i carciofi alla romana o i moderni trapizzini, la carbonara o il supplì, l'imbarazzo della scelta è più ampio che mai. Al di là dei pranzi e cene offerti dalle compagnie di navigazione, ecco dove provare i piatti tipici della cucina romana:
- Tonnarello, Via della Paglia 1/2/3 (Trastevere): locale informale dove assaggiare la tipica pasta della capitale;
- Un Posto per Mangiare, Via Leonardo Umile 84 (EUR): apprezzatissima la cacio e pepe;
- Ristorante Babilonia, Via Agostino Scaparro 15 (Ostia Lido): ottima materia prima e piatti della tradizione rivisitati.
Dove dormire:
- Place 24 Suites & Wellness, Via Francesco Carrara 24, Roma: eleganza, pulizia e gentilezza;
- Lido di Ostia 1933, via Angelo Celli 7, Lido di Ostia: camere impeccabili a due passi dal mare di Roma.
Tirino

Tirino (iStock)
Arriviamo in Abruzzo, esattamente sul fiume Tirino, affluente del Pescara, che nasce sul Gran Sasso e sfocia all'imbocco delle Gole di Popoli.
Le possibilità sono innumerevoli, ma le escursioni in canoa paiono essere le più gettonate. Altrettanto numerose sono le compagnie che se ne occupano: Il Bosso, per esempio, che invita a rilassare mente e corpo su uno dei fiumi più limpidi d'Europa, attraversando il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Scrivendo a info@ilbosso.com o telefonando allo 085/9808009, si possono organizzare traversate di due ore accompagnati da guide esperte, che forniscono l'attrezzatura necessaria. Da provare: il kayak lungo la Costa dei Trabocchi e l'escursione al chiaro di luna.
Anche Majellando fa delle proposte interessanti, tra cui pranzi a base di gamberi di fiume e pietanze tipiche abruzzesi. Un'alternativa alla canoa è il soft rafting, ma per saperne di più bisogna andare sul sito, dove si trovano le attività divise per date.
Altra compagnia è Canoa sul Tirino, gestita da giovani che hanno l'intento di preservare il territorio e farlo conoscere in modo sostenibile a chi si avventura in Abruzzo. Per organizzare con loro, scrivere a info@canoasultirino.it o chiamare il numero 3801507456.
Da ricordare che il Fiume Tirino attraversa l'omonima valle, da scoprire anche a piedi, a cavallo o in bicicletta. Il Centro Visita del Lupo di Popoli è imperdibile per coloro che vogliono entrare in contatto con la straordinaria natura di questo paradiso d'Abruzzo.
Mangiare e dormire
Non solo cucina di fiume (si pensi alla trota): l'Abruzzo è maestro anche per quanto riguarda la carne e i posti in cui provare piatti tipici e genuini si sprecano:
- Il Buongustaio, Piazza I Maggio 8, Bussi sul Tirino (PE). Da provare le linguine gamberi e zafferano;
- Lo Zio Barrett, 823987, 42.217624, 13, Bussi Sul Tirino. Arrosticini e salumi insuperabili;
- Bar Melchiorre Leo, Via Madonnina, Bussi sul Tirino. Si mangia con vista sul fiume.
Dove dormire:
- Bella Vista, Via Gran Sasso 4, Popoli (PE): vista magnifica e colazioni ottime;
- Fabrì 171, Via Nicola Fabrizi 171, Pescara: stanze spaziose in pieno centro.
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Dal Po al Tevere passando per il Sile, il Brenta e il Tirino: fare turismo fluviale è un modo alternativo di viaggiare, che può essere praticato in vari modi, sia a piedi che a bordo di un'imbarcazione. Ma anche integrando diversi mezzi, soprattutto le biciclette. Un tipo di turismo sostenibile, attento al benessere di chi lo pratica e di quello ambientale.Lo speciale contiene un articolo e quattro itinerari.I fiumi sono la Storia, scrisse Tiziano Terzani: «Il fascino è forse in quel loro continuo passare rimanendo immutati, in quell'andarsene restando, in quel loro essere una sorta di rappresentazione fisica della storia, che è, in quanto passa».Non è un caso se alcune pratiche di meditazione mettono al centro un corso d'acqua su cui immaginare di lasciar scorrere i pensieri, spesso inutili zavorre. Il fiume si presta così alle metafore e ai paragoni con la vita stessa, di per sé mutevole nella sua ripetitività.Sarà per questo che attirano da sempre saggi, artisti e scrittori? Viene in mente Hermann Hesse, che porta il suo Siddhartha a trovare il senso della vita proprio davanti a un fiume indiano. Vengono in mente anche il fiume Congo di "Cuore di tenebra" (J. Conrad), il Danubio musicato da Johann Strauss o la Senna, dipinta da Georges Seurat nel suo Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande-Jatte.Il turismo fluviale può far leva su questi afflati poetici, artistici, per diventare ciò che, forse, ancora non è (non in Italia): un modo di meditare viaggiando, alla ricerca di ispirazioni che difficilmente si colgono nella quotidianità. Fare turismo fluviale non significa, quindi, sfruttare un'ennesima risorsa naturale, bensì riappropriarsi di ritmi più consoni a quelli dell'essere umano, osservando il movimento di immissari ed emissari, ma anche di ciò che si snoda lungo le sponde.Fiume-terapia, dunque. Un modo alternativo di viaggiare, che può essere praticato nei modi e nelle combinazioni più disparate, sia a piedi che a bordo di un'imbarcazione. Ma anche integrando diversi mezzi, soprattutto le biciclette. Perché il turismo fluviale non può che essere un tipo di turismo sostenibile, attento al benessere di chi lo pratica e di quello ambientale.Proprio di recente la Fiab (Federazione italiana ambiente e bicicletta), insieme all'Anbi - Associazione nazionale degli enti di bonifica e irrigazione, al Cirem - Centro interuniversitario di ricerche economiche e di mobilità dell'Università di Cagliari e al Politecnico di Torino - Dipartimento di architettura e design, ha elaborato un documento per caldeggiare una legge nazionale sul recupero a fini ciclabili delle vie d'acqua. Presupposto di questa iniziativa è la potenzialità del patrimonio infrastrutturale della rete italiana di canali irrigui e di bonifica, che ammonta a più di 200.000 chilometri.Ma da dove iniziare? Dal Po al Tevere, dall'Adda al Volturno, c'è solo l'imbarazzo della scelta: il nostro Paese è tanto dotato di "materia prima" quanto cieco verso le possibilità che essa offre. Il turismo fluviale, infatti, è una realtà molto più consolidata in Nord Europa, dove – tra le altre cose – si può pernottare in case galleggianti. Una delle tante dimostrazioni della presenza di una radicata cultura del fiume in Paesi quali la Francia o l'Olanda.L'Italia, salve alcune realtà, stenta ancora a investire sul proprio patrimonio fluviale. Si prenda il Tevere: i suoi 405 km di lunghezza lo fanno impallidire di fronte ai 776,6 della Senna. Eppure non sono sempre i numeri a fare la differenza: se la capitale di Francia ha, tra i suoi simboli, i bateaux mouches, Roma può vantare reperti archeologici di inestimabile valore non solo nel centro storico vero e proprio, ma anche sulle sue sponde. Peccato, però, che in pochi lo sappiano: bisogna spulciare sul web per trovare servizi di noleggio o vere proposte di navigazione lungo un fiume che è la quintessenza di una Storia che spesso ci dimentichiamo.Ma come si pratica il turismo fluviale? A ognuno ciò che più lo aggrada: che siano crociere sul Nilo o house-boat sull'Adda, camminate lungo l'Arno o pagaiate sul Tevere poco importa. Quello che conta è che chi sceglie questo genere di vacanza è spinto da motivazioni quali il desiderio di visitare più luoghi, di vivere a stretto contatto con la natura e di rilassarsi. Allo stesso tempo, il turismo fluviale rappresenta un modo di scoprire il proprio o l'altrui territorio da una prospettiva diversa.Fare turismo fluviale significa tante cose, anche assaggiare i tortellini di Borghetto sul Mincio (uno dei borghi più belli d'Italia), solcare il Po a bordo di una batana a Comacchio (FE) oppure oziare sui Lungarni di Pisa e Firenze. Data la varietà delle esperienze che questo tipo di turismo offre, abbiamo deciso di proporvi 4 diversi itinerari, da nord a sud, per scoprire l'Italia dal punto di vista dei suoi fiumi.<div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/fiumi-italiani-dormire-turismo-2655176218.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="po" data-post-id="2655176218" data-published-at="1632742810" data-use-pagination="False"> Po Po (iStock) Il primo esempio di turismo fluviale in Italia non può che essere dato dal Po, il fiume più lungo del Paese, ma anche quello con il bacino idrografico più esteso e la portata maggiore. Diverse, quindi, le possibilità di navigarlo in santa pace.A cominciare da Torino: è proprio qui che si può prendere dimestichezza con mezzi diversi da quelli a cui siamo abituati. Canoe, barche e catamarani solcano il fiume ogni giorno, alla ricerca di angoli lontani dal traffico cittadino. Non tutti i tratti sono navigabili: i territori comunali di Torino e Moncalieri sono interdetti alle barche a motore, mentre altri lo sono a tutti i tipi di imbarcazione.Un tempo esistevano Valentino e Valentina, due battelli che permettevano ai turisti l'esperienza del turismo fluviale in città. Purtroppo, la piena del 2016 li ha distrutti, ma dal 2020 è ripartito il servizio su un'imbarcazione sostitutiva, in attesa di tempi migliori.La bellezza di una navigazione sul Po non si limita certo alla città: il Parco Fluviale del Po consente diversi itinerari, tra cui uno dedicato all'area del Torinese: Moncalieri - Le Vallere (area attrezzata) - Parco del Valentino - Orto Botanico dell'Università - Parco della Colletta – Meisino è il tracciato per chi vuole "imbarcarsi" in questa impresa.Non è possibile improvvisarsi esperti navigatori, anche qualora si opti per una semplice canoa. I motivi sono molteplici: oltre alla mutevolezza delle correnti, esistono specie che – soprattutto in alcuni periodi dell'anno – non bisogna assolutamente disturbare attraccando in determinati punti. Per richiedere informazioni, è bene scrivere a parcopopiemontese@pec.it. Mangiare e dormireBagna cauda, agnolotti e bolliti misti sono solo alcune delle portate principali della cucina piemontese. Considerato l'itinerario appena descritto, ecco dei luoghi dove provarli:Vin Bistrot, Via Montebello 4, Moncalieri: cucina tipica piemontese;Ristò - La Trattoria del Buon Mangiare, Via Antonio Bertola 57, Torino: tante ricette a base di riso;Al Meisino da Lory & Marty, S.da del Meisino 105, Torino: mangiare alla buona immersi nel verde.Quanto al dormire:Le Serre Suites & Apartments, Strada Revigliasco 25, Moncalieri;NH Torino Santo Stefano, Via Porta Palatina 19, Torino. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/fiumi-italiani-dormire-turismo-2655176218.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="sile-e-brenta" data-post-id="2655176218" data-published-at="1632742810" data-use-pagination="False"> Sile e Brenta Sile (iStock) C'è un modo splendido di scroprire le città di Treviso e Venezia: navigando sul fiume Sile.Decidere di fare una gita sul fiume è un'ottima idea se si desidera scoprire anche le isole della laguna e la bella Caorle. Ma si può optare anche per una minicrociera alla scoperta delle ville venete. In mezzo, specie come i germani reali e le cicogne, che popolano gli ambienti fluviali.Se si preferisce navigare in autonomia, si può optare sia per il noleggio di una piccola imbarcazione (anche elettrica) che di un'houseboat. In questo caso, il punto di riferimento è Houseboat Holidays Italia (booking@houseboat.it), che si occupa di noleggio singoli e gruppi.Se invece si è inesperti, è bene affidarsi a esperti barcaioli. In quest'ultimo caso, il consiglio è di rivolgersi ai Fratelli Stefanato, che da generazioni accompagnano i visitatori alla scoperta di questo territorio incontaminato.Durante la navigazione su uno dei fiumi di risorgiva più lunghi del mondo si scopriranno borghi rivieraschi e luoghi dal fascino antico, come Casale sul Sile, Cendon e Casier. Tappa obbligata: il Cimitero dei Burci, sito archeologico dove è possibile ammirare i relitti di antiche imbarcazioni da trasporto fluviale. Per prenotare una visita, bisogna scrivere a info@navigazionestefanato.it.Infine, per navigare sul Brenta è bene fare riferimento a I Battelli del Brenta (info@battellidelbrenta.it), compagnia che collega Padova e Venezia lungo le vie degli antichi burchielli veneziani: escursioni di una giornata alla scoperta delle ville venete.Mangiare e dormirePer mangiare bigoli co l'anara, casunzei e sarde in saor:Tinello Sile Bistrot, Via Vittorio Veneto 39, Casale sul Sile: pranzi e cene con ingredienti freschi e naturali;Antica Torre, Via Inferiore 55, Treviso: piatti di pesce gourmet;Ostaria dai Zemei, San Polo 1045, Venezia: locale tipico veneziano.Per dormire:B&B Hotel Treviso, Via Gabriele D'Annunzio 35, Treviso: posizione centrale e camere grandi;Hotel Rio, Castello 4358-4358/A (Campo SS. Filippo e Giacomo), Castello, Venezia: la posizione e la pulizia sono i punti forti. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/fiumi-italiani-dormire-turismo-2655176218.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="tevere" data-post-id="2655176218" data-published-at="1632742810" data-use-pagination="False"> Tevere Tevere (iStock) Scoprire Roma in battello, almeno per il momento, è appannaggio di pochi. Peccato, perché il Tevere collega la capitale al mare, attraversando un parco dalle innumerevoli attrazioni.Ad oggi si può partire dal Molo Sant'Angelo e navigare lungo il tratto che collega l'omonimo castello all'Isola Tiberina. Com'è ovvio, le compagnie in una grande città sono numerose. Una di queste è Rome Boat Experience, che propone anche cene a bordo con musica dal vivo e combinazioni battello-bicicletta.Se si prediligono le minicrociere, l'ideale è partire da Ponte Marconi e arrivare a Ostia per ammirarne gli scavi. Una gita che consente di toccare con mano storia e natura della capitale e dei suoi dintorni: imperdibili l'area archeologica del Porto di Traiano e la foce del Tevere a Fiumicino, ma anche la diversità di una flora e di una fauna che gli amanti della città a stento riconoscono.Anche per le minicrociere le opzioni sono numerose. Per amor di brevità, ve ne suggeriamo due: Cooperativa Il Sogno (cpasogno@romeguide.it) - che consente di scegliere tra tre itinerari differenti e organizza anche pranzi in battello – e The Grand Tour, che nella sua proposta include la Via dei Sepolcri con la Necropoli, Porta Romana, Piazza Vittoria, fino agli Scavi di Ostia Antica. Il biglietto include una piccola colazione e guida sia a bordo che agli scavi di Ostia. Per informazioni, telefonare allo 06/92928173.Mangiare e dormireChe amiate i carciofi alla romana o i moderni trapizzini, la carbonara o il supplì, l'imbarazzo della scelta è più ampio che mai. Al di là dei pranzi e cene offerti dalle compagnie di navigazione, ecco dove provare i piatti tipici della cucina romana:Tonnarello, Via della Paglia 1/2/3 (Trastevere): locale informale dove assaggiare la tipica pasta della capitale;Un Posto per Mangiare, Via Leonardo Umile 84 (EUR): apprezzatissima la cacio e pepe;Ristorante Babilonia, Via Agostino Scaparro 15 (Ostia Lido): ottima materia prima e piatti della tradizione rivisitati.Dove dormire:Place 24 Suites & Wellness, Via Francesco Carrara 24, Roma: eleganza, pulizia e gentilezza;Lido di Ostia 1933, via Angelo Celli 7, Lido di Ostia: camere impeccabili a due passi dal mare di Roma. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/fiumi-italiani-dormire-turismo-2655176218.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="tirino" data-post-id="2655176218" data-published-at="1632742810" data-use-pagination="False"> Tirino Tirino (iStock) Arriviamo in Abruzzo, esattamente sul fiume Tirino, affluente del Pescara, che nasce sul Gran Sasso e sfocia all'imbocco delle Gole di Popoli.Le possibilità sono innumerevoli, ma le escursioni in canoa paiono essere le più gettonate. Altrettanto numerose sono le compagnie che se ne occupano: Il Bosso, per esempio, che invita a rilassare mente e corpo su uno dei fiumi più limpidi d'Europa, attraversando il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Scrivendo a info@ilbosso.com o telefonando allo 085/9808009, si possono organizzare traversate di due ore accompagnati da guide esperte, che forniscono l'attrezzatura necessaria. Da provare: il kayak lungo la Costa dei Trabocchi e l'escursione al chiaro di luna.Anche Majellando fa delle proposte interessanti, tra cui pranzi a base di gamberi di fiume e pietanze tipiche abruzzesi. Un'alternativa alla canoa è il soft rafting, ma per saperne di più bisogna andare sul sito, dove si trovano le attività divise per date.Altra compagnia è Canoa sul Tirino, gestita da giovani che hanno l'intento di preservare il territorio e farlo conoscere in modo sostenibile a chi si avventura in Abruzzo. Per organizzare con loro, scrivere a info@canoasultirino.it o chiamare il numero 3801507456.Da ricordare che il Fiume Tirino attraversa l'omonima valle, da scoprire anche a piedi, a cavallo o in bicicletta. Il Centro Visita del Lupo di Popoli è imperdibile per coloro che vogliono entrare in contatto con la straordinaria natura di questo paradiso d'Abruzzo.Mangiare e dormireNon solo cucina di fiume (si pensi alla trota): l'Abruzzo è maestro anche per quanto riguarda la carne e i posti in cui provare piatti tipici e genuini si sprecano:Il Buongustaio, Piazza I Maggio 8, Bussi sul Tirino (PE). Da provare le linguine gamberi e zafferano;Lo Zio Barrett, 823987, 42.217624, 13, Bussi Sul Tirino. Arrosticini e salumi insuperabili;Bar Melchiorre Leo, Via Madonnina, Bussi sul Tirino. Si mangia con vista sul fiume.Dove dormire:Bella Vista, Via Gran Sasso 4, Popoli (PE): vista magnifica e colazioni ottime;Fabrì 171, Via Nicola Fabrizi 171, Pescara: stanze spaziose in pieno centro.
Negli anni Venti la radioattività diventò una moda. Sulla scia delle scoperte di Röntgen e dei coniugi Pierre e Marie Curie alla fine dell’Ottocento, l’utilizzo di elementi come il radio e il torio superò i confini della fisica e della radiodiagnostica per approdare nel mondo del commercio. Le sostanze radioattive furono esaltate per le presunte (e molto pubblicizzate) proprietà benefiche. I produttori di beni di consumo di tutto il mondo cavalcarono l’onda, utilizzandole liberamente per la realizzazione di cosmetici, integratori, oggetti di arredo e abbigliamento. La spinta verso la diffusione di prodotti a base di elementi radioattivi fu suggerita dalla scienza, ancora inconsapevole delle gravi conseguenze sulla salute riguardo al contatto di quelle sostanze sull’organismo umano. Iniziata soprattutto negli Stati Uniti, la moda investì presto anche l’Europa. Il caso più famoso è quello di un integratore venduto liberamente, il Radithor. Brevettato nel 1925 da William Bailey, consisteva in una bevanda integratore in boccetta la cui formula prevedeva acqua distillata con aggiunta di un microcurie di radio 226 e di radio 228. A seguito di un grande battage pubblicitario, la bevanda curativa ebbe larga diffusione. Per 5 anni fu disponibile sul mercato, fino allo scandalo nato dalla morte per avvelenamento da radio del famoso golfista Eben Byers, che in seguito ad un infortunio assunse tre boccette al giorno di Radithor che inizialmente sembravano rinvigorirlo. Grande scalpore fece poi il caso delle «Radium girls», le operaie del New Jersey che dipingevano a mano i quadranti di orologi e strumenti con vernice radioluminescente. Istruite ad inumidire i pennelli con la bocca, subirono grave avvelenamento da radio che generò tumori ossei incurabili. Prima di soccombere alla malattia le donne furono protagoniste di una class action molto seguita dai media, che aprì gli occhi all'opinione pubblica sui danni della radioattività sul corpo umano. A partire dalla metà degli anni ’30 la Fda vietò definitivamente la commercializzazione delle bevande radioattive. Nel frattempo però, la mania della radioattività benefica si era diffusa ovunque. Radio e torio erano presenti in creme di bellezza, dentifrici, dolciumi. Addirittura nell’abbigliamento, come pubblicizzava un marchio francese, che presentò in catalogo sottovesti invernali con tessuti radioattivati. Anche l’Italia mise in commercio prodotti con elementi radioattivi. La ditta torinese di saponi e creme Fratelli De Bernardi presentò nel 1923 la saponetta «Radia», arricchita con particelle di radio. Nello stesso periodo fu messa in commercio la «Fiala Pagliani», simile al Radithor, brevettata dal medico torinese Luigi Pagliani. Arricchita con Radon-222, la fiala detta «radioemanogena» era usata come una vera e propria panacea.
Fu la guerra, più che altri fattori, a generare il declino definitivo dei prodotti radioattivati. Le bombe atomiche del 1945 con le loro drammatiche conseguenze a lungo termine e la continua minaccia di guerra nucleare dei decenni seguenti, fecero comprendere ai consumatori la pericolosità delle radiazioni non controllate, escludendo quelle per scopi clinici. A partire dagli anni Sessanta sparirono praticamente tutti i prodotti a base di elementi radioattivi, vietati nello stesso periodo dalle leggi. Non si è a conoscenza del numero esatto di vittime dovuto all’uso di alimenti o oggetti, in quanto durante gli anni della loro massima diffusione non furono da subito identificati quali causa dei decessi.
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Addobbi natalizi a Senigallia (Marche) di notte (iStock)
ll profumo del frustingo e del vino cotto si mescola all’aria fredda, le luminarie illuminano i vicoli acciottolati già bui alle cinque del pomeriggio, gli addobbi e gli alberi di Natale decorano piazze e vetrine nei centri storici, mentre il rintocco delle campane e le musiche stile Jingle Bells fanno da colonna sonora a mercatini e presepi.
Dalle calme acque dell’Adriatico fino alle vette silenziose dell’Appennino, le Marche si trasformano nel periodo dell’Avvento. Diventano un teatro a cielo aperto sospeso tra memoria e meraviglia. In scena storie e tradizioni, colori e sapori di città e paesi che, vestiti a festa e allestiti a regola d’arte, sembrano volere raccontare la propria versione della magia natalizia, invitando a scoprirla, chiamando a viverla.
In una gara di soli vincenti, in uno spettacolo di soli protagonisti, piccole e grandi province marchigiane regalano tutte qualcosa di speciale. A partire da «Il Natale che non ti aspetti». Un evento diffuso che coinvolge fino al 6 gennaio una ventina di borghi tra Pesaro e Urbino. Da tranquilli centri diventano mondi incantati. Si animano e scendono in strada con mercatini artigianali, performance itineranti, giochi e giostre per far sognare adulti e bambini. Lo stesso succede con il «Grande Natale di Corinaldo», che accende di vita e di festa il piccolo borgo, tra i più belli d’Italia: spettacoli, mercatini, eventi, che toccano l’apice con la Festa conclusiva della Befana, il 6 gennaio. Altrettanto coinvolgente e forse ancor più suggestiva, «Candele a Candelara» (www.candelara.it; nell’immagine in alto a destra, scorci del borgo durante l’evento. Foto: Archivio fotografico Regione Marche - Associazione Turistica Pro Loco di Candelara APS).
Arrivata alla 22esima edizione, la festa delle fiammelle di cera va in scena nel borgo medievale vicino a Pesaro fino al 14 dicembre, con un calendario di eventi, visite guidate, attrazioni e divertimenti, oltre all’immancabile rito nel cuore del borgo. Qui ogni sera si spengono le luci artificiali per lasciare posto a migliaia di fiammelle tremolanti accese. Per qualche minuto tutto sembra sospeso: il tempo rallenta, il silenzio avvolge le vie, l’atmosfera si carica di poesia e la grande bellezza delle piccole cose semplici affiora e travolge.
Spostandosi ad Ancona con il naso all’insù, ecco che il periodo di Natale ha il passo della modernità che danza con la tradizione o, meglio, vola: una ruota panoramica alta trenta metri domina il centro, regalando una vista unica sul porto e sulla città illuminata. Da lassù si vedono i mercatini tra piazza Cavour e corso Garibaldi rimpicciolirsi e i fiumi di persone che girano per il centro diventare sinuose serpentine.
A Macerata e dintorni, invece, il Natale porta allegria, sulla scia della pista di pattinaggio su ghiaccio in piazza Cesare Battisti, dei villaggi di Babbo Natale che accolgono con renne ed elfi, e dei tanti mercatini che tentano il palato con dolci e salati, caldarroste e vin brulè, e attirano con prodotti perfetti da regalare a Natale. Mentre Fermo e Porto San Giorgio invitano a immergersi in compagnia in villaggi natalizi pieni di luci e mercatini, riscoprendo il valore dello stare insieme al di là dei display. Stessa cosa succede nella provincia di Ascoli Piceno, ma in una formula ancora più intensa, complice «Piceno Incantato», cartellone che raccoglie attorno a piazza Arringo concerti, gospel, villaggi natalizi, presepi artigianali e viventi. A proposito di presepi, da non perdere il Presepe di San Marco a Fano. Costruito nelle cantine settecentesche di Palazzo Fabbri, copre una superficie di ben 350 metri quadrati. Ed è composto da una cinquantina di diorami (scene), che riproducono episodi del Vecchio e Nuovo Testamento, con più di 500 statue a movimenti meccanizzati creati ad hoc da maestri artigiani. Una rarità, ma soprattutto un’opera d’arte. Info: www.letsmarche.it
La tradizione è servita in tavola
Non solo olive ascolane. Nelle Marche, terra fertile e generosa, sono tante, tantissime le ricette e le specialità che imbandiscono la tavola, dando forse il meglio d’inverno. Ingredienti di stagione, sapori intensi, piatti robusti e vini corposi sposano a regola d’arte le temperature che si fanno via via più fredde, stuzzicando il palato e riscaldando l’atmosfera. Al bando diete e via libera a calorie e piatti di sostanza. Ecco che le cucine tornano a profumare di tradizione e la convivialità marchigiana diventa, più che un invito al ristorante, un rito semplice, lento e gustoso, servito in indirizzi intimi, curati, con prezzi e porzioni che a Milano e Roma si sognano, e incorniciato da colline morbide e pendii che guardano il mare.
Nel menù ingredienti semplici, genuini, figli di una terra che non ha mai tradito il legame con la stagionalità. Il brodetto, con le sue note calde e avvolgenti, diventa un abbraccio capace di scaldare e colorare le giornate più grigie. Le paste tirate a mano tornano protagoniste, con i vincisgrassi che la fanno da padrone. Imponente e generosa, questa pasta all’uovo, cotta al forno, stratificata con ragù ricco di carni miste e una vellutata besciamella, è un inno calorico alle tradizioni contadine e all’amore profondo per la cucina casalinga.
I cappelletti in brodo di cappone, piccoli scrigni di pasta fatta a mano con ripieno, immersi in un brodo fumante, riportano all’infanzia, ai pranzi delle feste, a un’idea di famiglia che non si lascia scalfire dal tempo. Nei camini e forni accesi, l’arrosto di maiale diffonde un profumo che vola nell’aria, mentre le erbe spontanee, raccolte nei campi addormentati dall’inverno, insaporiscono minestre e ripieni con un carattere rustico e sincero.
I formaggi stagionati, dalle tome ai pecorini più strutturati, raccontano il lavoro meticoloso dei casari, custodi di saperi antichi. E poi ci sono i legumi, piccoli tesori che diventano zuppe dense e nutrienti: ceci, cicerchie, fagioli che profumano di terra buona e di gesti lenti. E poi c’è la gioia della gola per eccellenza: il fritto misto all’ascolana. Che nel piatto presenta pezzi di carne e verdure avvolti in una pastella leggera e dorata che scrocchia a ogni morso, raccontando un’arte culinaria che sa essere golosa e raffinata al tempo stesso. Da accompagnare, senza esitazione, con un calice di Rosso Piceno o di Rosso Conero, che con i loro profumi avvolgenti e il tannino morbido sposano perfettamente le note decise di questo piatto. In alternativa la Lacrima di Morro d’Alba, vino locale, raro e aromatico, regala un tocco di originalità.
Non manca poi il carrello dei dessert. Sfilano veri tesori dolciari. Sul podio, in ordine sparso, il miele, prodotto con cura da apicoltori del territorio, il mitico frustingo, dolce natalizio a base di frutta secca e spezie, e i cavallucci, biscotti speziati che raccontano storie antiche e profumano le feste (e non solo). Da abbinare rigorosamente a un’altra specialità marchigiana: il vino cotto. Ottenuto dalla lenta riduzione del mosto d’uva, nel calice è una liquida e dolce coccola.
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