2019-02-20
Già 3.600 firme per istituire la giornata degli orrori rossi
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Il giorno giusto c'è già. È il 26 agosto. In quella data del 1953, dopo la morte di Stalin, venne decisa la liquidazione dei gulag, procedendo per via amministrativa, con tutto ciò che ne è conseguito. Firme orrori rossi from La Verità Prima si procedette a un accorpamento amministrativo di tutti i gulag (da quelli siberiani a tutti gli altri, compresi quelli vicino Mosca) sotto l'egida del ministero dei Trasporti. Che cosa c'entrava questo ministero? I gulag si occupavano anche della costruzione di infrastrutture (ponti, strade, ferrovie, ecc.), dove lavoravano molte migliaia di detenuti si è pensato allora di mascherare un provvedimento che doveva portare alla liberazione di gran parte dei prigionieri russi (ma anche di altri Paesi ) dei gulag, appena la struttura fosse stata inquadrata nel ministero della Giustizia. Ovviamente la data del 26 agosto è una ipotesi; altre possibili date possono essere liberamente scelte dal parlamento, dove sono in preparazione già due proposte di legge (quella dell'on. Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia e quella del senatorio Lucio Malan, vice presidente vicario del gruppo di Forza Italia). Ma altre iniziative parlamentari si vanno prospettando, di cui riferiremo nei prossimi giorni. Tutto questo conferma comunque il successo della campagna de La Verità per l'istituzione della «Giornata della memoria dei crimini comunisti» che, in pochi giorni, ha già raccolto 3.600 adesioni. Qualcuno si sarà chiesto : perché scegliere il 26 agosto, che ricorda gli orrori dei gulag, e non altre date, ugualmente importanti per la memoria di numerosi altri crimini di regimi comunisti? Semplicemente perché si tratta di orrori più lontani nel tempo, commessi nella "patria" del comunismo reale, cioè da quell'Unione sovietica dominata da leader storici carismatici, Lenin e Stalin, ma anche da diversi loro successori. Si parla di eccidi di oltre 20 milioni di vittime (ma vi sono storici che raddoppiano questa cifra), di cui non si parla mai. A cominciare dai partiti comunisti, compresi quelli occidentali, che appaiono imbarazzati, "riduzionisti " o addirittura negazionisti. Sono solo storici o intellettuali del dissenso che ne parlano ma non sempre trovano ascolti che vanno al di là degli addetti ai lavori. Ovviamente, lo abbiamo scritto più volte, i crimini hanno investito anche altri Paesi, come la Cambogia. Ricordo qui il monumentale libro (quasi 700 pagine) del giornalista Philip Short (Pol Pot. Anatomia di uno sterminio, Rizzoli) in cui il capo dei khmer rossi, in tre anni e mezzo, ridusse la Cambogia a un immenso campo di sterminio, facendo massacrare oltre due milioni di persone, un quarto della popolazione del Paese. E sapete perché? Il leader comunista voleva instaurare nell'antica Kambuchea «il comunismo totale, senza compromessi, né concessioni». Una conquista però Pol Pot la fece : il suo nome è entrato nella storia come sinonimo di crudeltà e cieca oppressione.E poi c'è la Corea del Nord di Kim Jong-un (che ha migliorato i rapporti con Trump, ma centinaia di migliaia di dissidenti sono sempre nei lager in balia di sofferenze e fame), del Vietnam, del Laos, della piccola Cuba (dove le vittime di Che Guevara e di Fidel si contano a migliaia) di quelli dell'Europa dell'est (ex Cecoslovacchia, Rdt ,Ungheria, Romania, Albania, Bulgaria, ex Jugoslavia), della Cina, dove la storia di questo grande Paese (un miliardo e 400 milioni di uomini), diventa dolorosamente cronaca. Ci riferiamo alla seconda economia del mondo che detiene tristemente il primato delle violazioni dei diritti umani nel mondo. Scriveva Harry Wu, uno dei più noti dissidenti cinesi e assassinato negli Usa, probabilmente da sicari di Pechino: «Persino oggi alcune vittime intervistate, dicono ripetutamente di essere colpevoli di essersi sbagliate. Oggi non sono molti a parlare dell'olocausto cinese o gulag cinese». Il numero delle vittime del regime comunista cinese (secondo storici diversi) varia da 80 milioni a 100 milioni, dalla dittatura maoista ai presidenti della "Via della Seta" di oggi. La «Giornata della memoria» che proponiamo vuole ricordare anche queste vittime.
Sergio Spadaro e Fabio De Pasquale (Imagoeconomica)