2023-02-10
«Fiori sopra l’inferno», la nuova mini serie thriller targata Rai
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«Fiori sopra l'inferno» (Rai)
Sei puntate suddivise su tre prime serate: debutterà lunedì 13 febbraio su RaiUno la fiction adattamento del best-seller scritto da Ilaria Tuti, con protagonista Elena Sofia Ricci.
Sei puntate suddivise su tre prime serate: debutterà lunedì 13 febbraio su RaiUno la fiction adattamento del best-seller scritto da Ilaria Tuti, con protagonista Elena Sofia Ricci.Non è Mindhunter, neppure vuole assomigliarci. Ma Fiori sopra l’inferno, adattamento Rai del best-seller scritto da Ilaria Tuti, come Mindhunter, ha deciso di far luce su un settore altrimenti oscuro, su una professione, quella del profiler, che sembra ammantata di un suo mistero. Chi sia, cosa faccia, come si muova il profiler, quale utilità pratica abbiano le sue ricerche, congetture in bilico tra libero arbitrio e oggettività, è fonte di domande per i profani, di dubbi. Mindhunter, che Netflix ha disgraziatamente scelto di cancellare dopo due sole stagioni, ha saputo rispondere ai se e ai ma con rigore scientifico: una storia vera, ricostruita per un pubblico di massa. Fiori sopra l’inferno non ha percorso quella stessa strada e non si è, perciò, addentrata nel racconto di come sia nata la figura del profiler. Nessun protocollo Fbi, nessuna digressione sul genio individuale. Quel che ha fatto il romanzo è stato ricamare sulla verità, per tirarne fuori un disegno proprio un disegno nuovo, furbo. Vicino, almeno in parte, alla sensibilità moderna. Fiori sopra l’inferno, da cui la Rai ha tratto una fiction al debutto sul primo canale la sera di lunedì 13 febbraio, è la storia di una donna, Teresa Battaglia. Di nuovo, nessun rimando di realtà. La Battaglia, sessantenne in forza alla polizia di Udine, non è mai esistita. Eppure, nel romanzo sembra cosa viva, vivida. Teresa Battaglia, senza famiglia né legami, con una diagnosi di Alzheimer a minacciare il suo futuro professionale, è una donna spigolosa, dura a tratti. Solitaria, la definiscono gli abitanti di Travenì, un paese piccolo, stretto nel cuore delle Alpi italiane. È lì che la Battaglia è stata spedita, fra la neve, i rumori ovattati, quel silenzio di montagna, capace di stordire. Troppi omicidi, troppo sangue. Teresa Battaglia, il volto di Elena Sofia Ricci, pare essere l’unica profiler in grado di elaborare un profilo dell’assassino, di indovinarne abitudini e compulsioni e tratteggiarne un passato che aiuti terzi a identificarlo. Ma la certezza di cui negli anni la Battaglia ha saputo essere garante, a Tavernì, viene meno. Vacilla. Qualcosa, nel killer, sembra studiato per sfuggire alle sue regole, alle formule, all’intuito della profiler. Chi sia l’individuo responsabile della mattanza è difficile a dirsi. Sembrerebbe, quasi, che le sue mosse siano frutto di un disegno logico: proteggere tre bambini di dieci anni e vendicarne le sofferenze. Ma perché? Teresa Battaglia non ha risposte. Non riesce a formularne. Ha un paesino, una scia di sangue, tre ragazzini vittime delle angherie e dell’indifferenza degli adulti. Ha un cerchio che pare stringersi loro intorno. Ipotesi. Fantasmi. Teorie che sembrano troppo assurde per potersi rivelare vere. «Suor Angela e Teresa Battaglia mi creano qualche problema di personalità», ha scherzato Elena Sofia Ricci, già protagonista della fiction Che Dio ci aiuti, sul palco della prima serata di Sanremo. «Teresa Battaglia, però, ve la presenterò fra pochi giorni – ha promesso – attraverso la fiction». Una fiction che il regista, Carlo Carlei, ha detto avere ambizioni internazionali. La trama di Fiori sopra l’inferno, sei puntate suddivise su tre prime serate, è stata costruita per essere diversa dalle tante che già affollano il palinsesto di RaiUno, meno nazionalpopolare. Carlei, in recenti interviste, ha parlato di «Stephen King», di atmosfere «dark», di un horror controbilanciato dalla presenza dei ragazzini, di una leggerezza da Goonies. Fiori sopra l’inferno è un prodotto nuovo, secondo il regista, un prodotto pronto a spalancare le porte dell’estero alla fiction Rai.