2024-11-28
Sul finanziamento ai partiti non servono le furbate ma un dibattito trasparente
Il blitz, bloccato dal Colle, con cui maggioranza e opposizione volevano raddoppiarsi i fondi è stato uno schiaffo agli elettori. Dopo non ci si lamenti dell’astensionismo.Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha fermato un blitz dei partiti per quasi raddoppiare il finanziamento pubblico. Attualmente i partiti, attraverso il cosiddetto 2 per mille (nella dichiarazione dei redditi), hanno incassato 25,1 milioni. Con l’emendamento che era stato fatto, la cifra si sarebbe alzata a 42,3 milioni. All’inizio l’emendamento era stato fatto dal Pd insieme ad Alleanza Verdi Sinistra, poi recepito dal governo, fino ad arrivare a questa cifra. L’intervento di Mattarella, cui per una volta tocca dare ragione, ha fatto sì che alla fine il ritocco risulti assai più contenuto: poco meno di 3 milioni.Nel merito, cioè se i partiti abbiano bisogno di più soldi per campare senza ricorrere a sotterfugi o finanziamenti privati non sempre trasparenti, diciamo che si può anche discutere. Quello che non si può discutere è che è stato un errore marchiano aver voluto far passare una riforma così importante attraverso un emendamento senza nessuna omogeneità rispetto alle materie contenute nel provvedimento, cioè il decreto fiscale, come rilevato dal Quirinale. Lo stesso Quirinale ha poi espresso una perplessità sul cambiamento proposto perché esso avrebbe avuto un impatto notevole sulle finanze pubbliche e sui fondi che derivano dalle scelte dei cittadini. Osservazioni sacrosante. L’emendamento prevedeva, infatti, di cambiare la quota dell’Irpef che il contribuente può destinare al sostegno dei partiti politici, che non sarebbe più il 2 per mille, ma lo 0,2 per mille col trucchetto, però, che anche la quota di chi non esplicita la sua scelta andava comunque a sostenere i partiti. Cioè, praticamente un prelievo inconsapevole da parte del contribuente. Ma vi pare che su una questione così delicata, come quella del finanziamento pubblico dei partiti, il tutto possa essere fatto passare senza alcuna discussione pubblica, come un emendamento a una legge finanziaria che non c’entra nulla con quel tema? Non vi pare, semplicemente per un utilizzo minimo del buon senso, che un intervento del genere debba essere preceduto da una discussione pubblica importante, da un approfondimento altrettanto importante e pubblico e trasparente anch’esso? E, in definitiva, dall’eventuale scrittura di una legge ad hoc? Mettiamo un attimo da parte l’opportunità di adottare questo emendamento e soffermiamoci sulla questione puramente di contenuto materiale. Passare, in questo momento storico-economico del Paese, con un astensionismo crescente che denota un distacco e una sfiducia dei cittadini nei confronti della politica, da 25,1 milioni di euro a 42,3 milioni di euro denota anche una scarsa sensibilità sociale nei confronti dei cittadini stessi. E se questa sensibilità invece c’è, allora hanno voluto fare la furbata di farla passare alla chetichella come se in Italia ci fosse una massa di allocchi e come se, prima o poi, non lo si sarebbe venuti a sapere. In tutti e due i casi hanno fatto una figura abbastanza meschinella. Questo Paese, tra l’altro, 32 anni fa, visse il periodo di Tangentopoli nel quale una classe politica formata da Dc, Psi, Pri, Pli e Psdi fu rasa al suolo proprio in relazione alla violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti. Rimase in piedi, guarda caso, solo il Pds che partecipava anch’esso a varie forme di finanziamento illecito. Su questo ormai la storia ha fatto giustizia, anche se un po’ troppo tardi. Questo per dire che sarebbe legittimo ragionare di nuovo sul tema e discuterne perché, alla fine, i partiti sono necessari, hanno un ruolo, la loro tenuta in vita costa e, come è previsto dalla Costituzione, svolgono un ruolo fondamentale di partecipazione politica e di rappresentanza del popolo nelle sedi opportune. Ma allora occorre avere il coraggio di dire che il sistema attuale non funziona, o che è insufficiente quanto viene ricavato, o che continua comunque qualche forma di finanziamento illecito, e andare verso una liberalizzazione e una eliminazione dell’opacità ancora presente nel finanziamento privato dei partiti, cioè rendere tutto più trasparente e più libero. Si vuole discutere di tutto questo? Si ha il coraggio di farlo da parte della classe politica dirigente? Lo si faccia, ma alla luce del sole. Non se ne ha il coraggio per i motivi accennati sopra, di tipo economico, che riguardano direttamente le tasche dei cittadini? Non lo si faccia. Ma si eviti di provare a farlo in modo furbesco quanto grottesco come è avvenuto in questi giorni. Perché il cittadino, se le cose sono trasparenti, può esprimere il suo accordo o disaccordo, ma se si prova a fargliele sotto il naso, nascondendogliele, allora il cittadino non si crea una opinione ma prova un sentimento di disgusto verso la politica e se ne allontana ancora di più. Di tutto c’è bisogno fuorché di un ulteriore passettino di distacco tra il cittadino e la politica. È ampiamente sufficiente quello che i cittadini dimostrano ad ogni tornata elettorale dove, quando va bene, vanno a votare uno su due. Vogliamo scendere ancora più in basso con queste furbate di classe Z? Non mi pare proprio il caso.
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