2025-07-18
Finalmente svelate le bugie di Conte: il Pnrr è un prestito da restituire
Giuseppe Conte e Ursula Von Der Leyen (Ans)
Il nuovo bilancio europeo prevede che gli Stati membri diano indietro 168 miliardi in sette anni del NextGenEU Deriva pericolosa con il vincolo sull’erogazione dei fondi allo Stato di diritto: arma contro esecutivi sgraditi.Si può dire che la presentazione del quadro finanziario pluriennale non è andata come sperava il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Si possono definire forti e animate le proteste dei deputati dell’Eurocamera, proteste diffuse a tutto l’arco parlamentare anche se originate naturalmente da motivazioni diverse. Tra le contestazioni che hanno portato alla bocciatura della proposta ci sono la mancanza di trasparenza da parte della Commissione, l’accentramento del potere e la scarsa collaborazione da parte di Palazzo Berlaymont. In molti hanno detto: «Non hanno fatto altro che presentare una torta». Di dettagli infatti non se ne sono dati. Inoltre hanno fatto molto discutere l’introduzione di nuove tasse, le cosiddette «risorse proprie», e l’introduzione della possibilità di congelare qualsiasi tipo di fondo europeo evocando il rispetto dello Stato di diritto, per molti uno strumento politico.Il negoziato del bilancio Ue. insomma, parte nel peggiore dei modi e già si possono prevedere i soliti, evidentemente inevitabili, tempi lunghi tipici di Bruxelles. I negoziati sul prossimo Qfp si protrarranno fino al 2027, quando scadrà il bilancio attuale.La presentazione di questo Qfp comunque è sicuramente servita a mettere in chiaro alcune cose. Ad esempio, una volta per tutte, si ha la prova che all’interno del Pnrr non esistevano porzioni di finanziamento a fondo perduto. La Commissione europea propone infatti di stanziare un importo fisso di 24 miliardi di euro l’anno, a prezzi correnti, comprensivo sia di interessi sia di capitale, tra il 2028 e il 2034. Il rimborso inizierà nel 2028 e durerà fino al 2058. Il costo complessivo, per il settennato del prossimo Qfp, sarà di 168 miliardi. I costi degli interessi stimati si basano sui tassi di mercato correnti, includendo un «buffer», un cuscinetto, per tenere conto dell’incertezza sui tassi di interesse, dovuta alle attività di rifinanziamento. All’interno dell’importo annuo, la parte non necessaria per i costi di finanziamento sarà utilizzata per rimborsare il capitale. «Nextgenerationeu era una risposta specifica al Covid, molto efficace, ma non è pensato per essere permanente: era un fondo necessario per la ripresa, dopo una forte crisi economica. Ne abbiamo tratto molte lezioni sull’efficacia della combinazione tra investimenti e riforme, e questo principio l’abbiamo tradotto nei nuovi piani di partenariato», il commento della Von der Leyen.Si dimostra che ciò che veniva definito fondo perduto derivava da emissioni, i soldi provenivano dai mercati. Titoli insomma emessi dalla Commissione europea su cui oggi vanno pagati gli interessi agli investitori che li hanno acquistati. Si conferma ciò che La Verità ha sostenuto per anni con numerosi articoli, ovvero che il Pnrr non sarebbe stato gratis. E infatti non lo è. I tassi di interesse sui debiti contratti sono cresciuti grazie all’inflazione ed ecco spiegato il motivo per cui ci tocca sborsare più di quanto previsto. Vengono definitivamente smentite le parole dell’allora premier Giuseppe Conte.Altro tema controverso e divisivo è quello dello Stato di diritto. Prima ancora di presentare il piano, la Von der Leyen aveva detto: «Lo Stato di diritto deve essere rispettato incondizionatamente: è un principio vincolante alla base dell’intero bilancio dell’Ue. Ma con il prossimo quadro finanziario andremo oltre». Così è stato. Nei piani nazionali di partenariato regionale si propone che lo Stato di diritto e i diritti fondamentali diventino una condizione per ricevere investimenti e una priorità per le riforme. Il problema è che fin qui è stato usato come strumento politico verso governi non allineati. Insomma sarà molto più facile che possa succedere quello che sta accadendo oggi all’Ungheria, a cui sono stati negati 18 miliardi di euro. I governi non graditi a Bruxelles rischiano di perdere il diritto di accesso ai fondi. Anche l’Italia è stata nel mirino della Ue: nel luglio 2024 il nostro Paese, Ungheria e Slovacchia sono finiti sotto stretta osservazione nel rapporto sullo Stato di diritto dell’Unione europea. In quell’occasione la relazione della Commissione ha esaminato attentamente i sistemi giudiziari, i quadri anticorruzione e il panorama dei media di ogni Stato membro e dei Paesi candidati formulando raccomandazioni mirate da adottare. Il rapporto bacchettava gli Stati membri perché, sebbene avesse rilevato che avevano compiuto progressi positivi sul 68% delle raccomandazioni dell’anno prima, alcuni non avevano ottenuto gli stessi risultati. Rispettare lo Stato diritto dovrebbe significare rispettare le regole dell’Unione e il coerente principio di legalità, non c’entra con i diritti civili come vorrebbero far credere alcune associazioni. È capziosa la stessa Von der Leyen quando parla di «diritti fondamentali». In questo momento appare quindi come un concetto astratto e generico, uno strumento che serve ed è servito finora per ricattare gli Stati membri governati da esecutivi non allineati alle politiche di Bruxelles. Insomma, basta stare all’opposizione per essere ricattabili: così non può funzionare.