2021-04-11
Figliuolo lascia maglie un po’ larghe. Regioni e categorie ci si infilano
Francesco Paolo Figliuolo (Ansa)
Dopo la sfuriata di Mario Draghi contro i saltafila, il commissario rimette al centro anziani e persone fragili. Rimane però troppa discrezionalità. Il Lazio riserva J&J ai carcerati, i giornalisti sportivi chiedono le dosi per i Giochi.Il commissario Francesco Paolo Figliuolo non sarà il mago della pioggia, ma il braccio logistico di Mario Draghi per la campagna vaccinale non può continuare a tuonare se poi non fa piovere. E dopo i fulmini lanciati dallo stesso presidente del Consiglio in conferenza stampa giovedì, la nuova ordinanza diffusa dalla struttura commissariale venerdì in tarda serata sembra tutto fuorché un temporale. Poche righe che lasciano ancora grande spazio alla discrezionalità delle Regioni, con il rischio di continuare ad allargare la platea di vaccinandi e non risolvere il problema dei saltafila, proprio quello che giovedì Draghi aveva detto di voler impedire. Cosa prevede l'ultimo provvedimento varato da Figliuolo? La vaccinazione dovrà rispettare il seguente ordine di priorità: over 80; persone con elevata fragilità e, ove previsto dalle specifiche indicazioni nelle raccomandazioni ad interim del 10 marzo, dei familiari conviventi, caregiver, genitori/tutori/affidatari; persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni e, a seguire, di quelle tra i 60 e i 69 anni, utilizzando prevalentemente Astrazeneca. E già su questo «prevalentemente» possono sorgere problemi di discrezionalità, anche nei singoli hub vaccinali al momento dell'anamnesi. Sempre in relazione ad Astrazeneca, viene inoltre specificato che «le persone, che hanno già ricevuto una prima somministrazione, potranno completare il ciclo vaccinale con il medesimo vaccino». Scaricando così la responsabilità della scelta sul singolo. La stessa linea è stata presa anche sui richiami degli altri due vaccini: «L'intervallo ottimale tra le dosi è di 21 giorni per il vaccino di Pfizer-Biontech e di 28 giorni per Moderna. Qualora, tuttavia, si rendesse necessario dilazionare di alcuni giorni la seconda dose non è possibile superare in ogni caso l'intervallo di 42 giorni per entrambi i vaccini», è il parere della commissione tecnico scientifica dell'Aifa allegato a una circolare del ministero della Salute trasmessa ieri a enti, associazioni e Regioni. Insomma, l'intervallo si può allungare ma il ministero, e l'Aifa, non se ne assumono la responsabilità. Ma torniamo all'ordinanza di Figliuolo. Dove si aggiunge che «parallelamente» alle categorie prioritarie, «è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del Covid-19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private». Quindi tutti quelli in presenza anche se non sono «in prima linea», concetto per altro poco chiaro in termini normativi. A seguire, saranno vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal Piano nazionale, «parallelamente alle fasce anagrafiche secondo l'ordine indicato». Anche questo crea pericolose sovrapposizioni (le squadre di vaccinatori vengono solo spostate da un target all'altro, rallentando entrambi) e «allarga» le categorie per le quali, tra l'altro, non è chiara la formulazione del criterio anagrafico. Avverbi e virgole dell'ordinanza confondono parecchio. Ed è proprio in questi dettagli che son pronti a infilarsi i «diavoli» della campagna vaccinale. C'è poi un'altra falla dell'ordinanza che potrebbe rivelarsi insidiosa: non è prevista alcuna raccomandazione o indicazione sulle priorità per le prime 184.000 monodosi del vaccino Johnson&Johnson che arriveranno in Italia tra martedì e mercoledì. E c'è già chi sta decidendo autonomamente come usarle: «Le 18.000 dosi di J&J andranno in prevalenza alle carceri per il personale che vi lavora e per i detenuti», ha annunciato ieri Alessio D'Amato, assessore regionale alla Sanità del Lazio. Aggiungendo anche che venerdì notte sono state aperte le prenotazioni alla fascia 62/63 anni». Prima, però, di completare i target vaccinali già iniziati. In Campania, intanto, sono state stoppate le vaccinazioni di massa che dovevano partire la prossima settimana a Ischia e Procida. E dal bollettino delle vaccinazioni diffuso dall'Unità di crisi della Regione scompare la categoria «altro»: il dato che fino a venerdì raccoglieva (come peraltro previsto dalla stessa struttura commissariale) le categorie 70-79 anni, convivente-caregiver e personale esterno delle strutture sanitarie viene ora scomposto e per ognuna di queste viene indicato, come per tutte le altre, il rispettivo numero di vaccinazioni totali, di prime e seconde dosi, la percentuale dei vaccinati sul numero totale di adesioni e la percentuale di seconde dosi sul numero di prime dosi. Due giorni fa il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, ha fatto sapere di avere intenzione di chiedere gli elenchi dei nominativi vaccinati nella categoria «altro» per le Regioni Sicilia, Calabria, Valle d'Aosta e appunto Campania, spiegando come la categoria presentasse in queste Regioni «numeri ben maggiori rispetto alla media nazionale». Nel frattempo, l'Unione stampa sportiva italiana (Ussi) ha invitato il governo e le autorità competenti a garantire i vaccini a tutti gli operatori dell'informazione accreditati per i Giochi olimpici e Paralimpici di Tokyo. Domattina, invece, i sindacati della scuola avranno un incontro con il capo di gabinetto del ministro dell'Istruzione per fare il punto sull'ordinanza e chiedere chiarimenti sui «possibili effetti collaterali del vaccino Astrazeneca», fin qui utilizzato per docenti e personale amministrativo. Sullo sfondo, parlano i numeri aggiornati al 10 aprile: a poco più di tre mesi dall'inizio della campagna, l'Italia ha vaccinato con entrambe le dosi il 38,7% degli over 80, mentre la prima dose è stata somministrata al 68,2%. Percentuali che calano drasticamente tra i 70 e i 79 anni: solo il 2,4% della popolazione di questa fascia d'età è stato immunizzato anche con il richiamo e solo il 19,8% ha avuto la prima dose.
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