2022-10-08
«Il materialismo scientifico ci inganna. Vuole farci credere che siamo macchine»
Federico Faggin, l’inventore del microchip: «Il computer è una nostra creatura, non viceversa. Non facciamo solo calcoli, abbiamo la coscienza».«Siamo uomini non macchine, come vuol farci credere la scienza materialista imperante: abbiamo creato noi i computer, non viceversa. L’intelligenza artificiale ci sta portando a tradire la nostra umanità, quindi l’idea di chi siamo diventa cruciale per il nostro futuro». A parlare, mostrando «l’altra storia» rispetto alla visione del mondo attuale, è il fisico Federico Faggin, il più grande inventore italiano vivente, imprenditore e padre del microprocessore (cui dobbiamo pc e smartphone). Nato a Vicenza del 1941, una carriera brillante negli Stati Uniti, Faggin avverte: «Tutto è connesso e prima lo capiamo, meglio vivremo».Lei è uno dei rari scienziati che ha il coraggio oggi di affermare che l’uomo è un essere spirituale. Quale conseguenza ne deriva, in un contesto storico-culturale dove la materia è considerata la sola realtà esistente?«Una conseguenza fondamentale: se pensiamo di essere macchine, come ci viene detto dagli scienziati del materialismo che impera oggi quale Weltanschauung, allora non siamo diversi dai computer che abbiamo creato. Ma l’idea di chi siamo, poiché determina i nostri comportamenti, è cruciale per il nostro futuro: se pensiamo di essere macchine ci lasceremo convincere da chi ci racconta che le macchine che produce sono meglio di noi, un dato di fatto visto che una persona esegue una moltiplicazione al minuto mentre un computer ne elabora miliardi al secondo. Noi però facciamo molto di più che operazioni, noi capiamo ciò che osserviamo, noi abbiamo la capacità di creare (i computer sono nostre creazioni, non viceversa): scartare questi aspetti, come fa chi oggi lavora nel campo dell’intelligenza artificiale, porta a tradire l’umanità, che è la nostra vera essenza».Cosa l’ha convinta che c’è qualcosa nell’uomo di irriducibile dalla materia (Irriducibile è anche il titolo del suo libro, uscito per Mondadori) e che lo rende sostanzialmente «altro» dal ridursi a coincidere con un essere puramente materiale? «Da fisico ho sempre accettato la visione materialista dell’universo perché riusciva a spiegare molte cose. Per risolvere problemi pratici la scienza è il non plus ultra e se non pensiamo che la nostra interiorità abbia valore, la fisica spiega tutto, a costo però di eliminare quello che conta di più: il significato e lo scopo della vita, ovvero la nostra umanità, che non può essere descritta da un algoritmo. L’amore che provo per un figlio, il sapore della cioccolata quando la metto in bocca… non sono algoritmi. Lo possono essere semmai i segnali del cervello, che però si accompagnano a qualcosa di più profondo, che è la coscienza. La coscienza fa unità con il libero arbitrio, in base al quale decidiamo quali informazioni recepire dal mondo; facendone esperienza le trasformiamo in significato e poi le comunichiamo agli altri con gesti e parole. Questa esperienza è unica e mi distingue come individuo cosciente e libero. Ebbene, nella fisica c’è una cosa isomorfa a questa capacità di avere un’esperienza privata: è l’informazione quantistica, che non è clonabile.La mia teoria, creata insieme al professor D’Ariano (uno dei fisici più esperti del mondo nel campo dell’informazione quantistica, ndr) mostra che la fisica quantistica ha le stesse caratteristiche del mondo dell’esperienza. Questo è fondamentale perché porta l’interiorità a far parte della realtà: è il primo passo per congiungere scienza e spiritualità».Quanto è «conveniente» ridurre l’uomo a pura materia impersonale, per chi, oggi, possiede le macchine e il potere che da esse deriva?«Se siamo macchine, privi quindi di libero arbitrio, siamo in balia di altre macchine, magari migliori di noi. Ma se così fosse dovremmo essere algoritmici, laddove invece la capacità creativa che contraddistingue l’uomo è l’opposto: è uscire dallo schema, dall’algoritmo. Spiegando solo l’aspetto automatico e meccanico dell’universo abbiamo tagliato fuori tutto quello che conta - la nostra interiorità - facendo un grande disservizio alla nostra umanità ed esponendoci alla manipolazione di chi possiede e controlla le macchine».Vede in atto il rischio di una deriva transumanista?«L’idea che si possa scaricare la propria esperienza e la propria coscienza in un computer e così vivere per sempre è falsa: sappiamo che la nostra esperienza è unica per ciascuno di noi, quindi la caratteristica fondamentale della nostra coscienza - permetterci appunto un’esperienza privata - non trova corrispondenza nella possibilità che ha un computer di creare un numero di copie identiche di noi stessi. L’esperienza, rappresentata da un’informazione quantistica non clonabile, non si può copiare. Mi spaventa piuttosto quello che succede oggi in Cina, dove applicano la giustizia attraverso dei robot: è una strada molto pericolosa che apre la porta a ogni abuso, visto che i computer non capiscono nulla, non hanno buon senso e sono manipolabili, giacché possono fare esattamente quello che vogliono i potenti».La persona umana sottratta alla sola dimensione materiale come dovrebbe ripensare il suo modo di essere collocata nel mondo - si pensi al problema dell’ecologia e della custodia del creato - senza che il suo comportamento possa sfociare in una nuova forma di ideologia? «Purtroppo qualsiasi forma nuova in cui vengano stabilite delle regole usando il linguaggio, diventa automaticamente ideologia; per questo occorre il buon senso e un approccio che non va lasciato al computer, le cui regole sono ferree. Di nuovo, il problema fondamentale che abbiamo oggi è di capire che non siamo macchine: se non cogliamo questo, non c’è speranza. Perché se siamo macchine guidate dal principio della sopravvivenza del più adatto (o forte o prepotente, come la storia insegna) la “soluzione” sarà di farci fuori, magari con una guerra (ce n’è una grossa che sta avvenendo sotto i nostri occhi, altre minori in giro per il mondo).Fintantoché non prenderemo atto che siamo esseri spirituali, che dobbiamo cooperare, che se facciamo del male agli altri lo facciamo anche a noi stessi, insomma finché tutti noi - a cominciare dagli scienziati che credono ancora nel materialismo becero della fisica classica - non capiremo che non siamo in una realtà meccanicistica ma olistica in cui tutto è connesso, non avremo un futuro felice».
Ecco #DimmiLaVerità del 20 ottobre 2025. Ospite l'esperto di geopolitica Daniele Ruvinetti. L'argomento del giorno è: "La trattativa Trump-Putin sull'Ucraina".