2024-03-11
Dopo quattro anni ci propinano ancora la favola dei santi lockdown
Rammarico per l’occasione persa di «migliorare», ma nessuna autocritica. Voglia di insabbiare: troppi scheletri nell’armadio.Non è andato tutto bene, come recita il titolo del nuovo documentario di Paolo Cassina sui luoghi (ancora troppo) oscuri del regime sanitario. E no, a differenza di ciò che sosteneva qualcuno non ne siamo affatto usciti migliori. Anzi, una semplice valutazione empirica ci restituisce una società post covidesca più incattivita, problematica e dolorante, sfregiata da ferite che stentano a rimarginarsi. Lo ha notato anche Concita De Gregorio in un lungo articolo su Repubblica: in quattro anni, dal lockdown a oggi, «non è cambiato niente, tutto è solo peggiorato». Concita rimembra ancora le bellezze della segregazione: «Non uscendo, non viaggiando la qualità dell’aria migliorò enormemente, mentre nel mondo quattro miliardi di persone stavano chiuse in casa, la metà della popolazione mondiale, a milioni avevano il Covid a due mesi da ora, a maggio di allora, e mezzo milione erano i morti», scrive. «Si vedevano le montagne, dalla costa le isole. Oggi Milano è tra le città più inquinate al mondo. La terza? La sesta? Che importanza ha. Le classifiche, che fissazione. Meglio tenere i bimbi in casa, comunque». Posto che la qualità dell’aria non migliorò enormemente, nonostante non circolassero le auto (il che la dice lunga sulla efficacia della tanto agognata riduzione delle emissioni); e posto che la polemichetta sulle classifiche è una nemmeno troppo nascosta sviolinata al sindaco milanese Beppe Sala, gran contestator dei dati sullo smog che non gli fanno comodo, di sicuro sarebbe stato meglio avere più inquinamento e più libertà che non il contrario. Ma Concita su questo tema non si sofferma. Preferisce versare lacrime sulla occasione persa, sul fatto che non abbiamo approfittato della reclusione per migliorare come umanità. «Ci vorrebbe un’altra pandemia? Ma no, certo che no, per carità», continua. «Però in certi momenti, all’ora del tg, davanti a tanta ferocia, davanti a tanta stupidità, a tanto blablabla inutile e vanesio pensi mah. Chi lo sa. Non vi ricordate niente, dunque? Tutto finito, inesistito, svanito? Che memoria breve, abbiamo tutti. Quattro anni. Hai voglia a ricordare la memoria dei secoli, il pericoloso ritorno della Storia e delle storie, se abbiamo già dimenticato il nostro ieri».Di fronte a tanto rammarico un paio di riflessioni si impongono. La prima è che sarebbe anche ora di finirla con la retorica delle crisi che costituiscono una opportunità, e con questa rilettura pseudo religiosa della pandemia. Il lockdown non è stato un momento di purificazione necessario; il Covid non è stato una punizione divina per i nostri peccati. Le chiusure sono state una misura di «cieca disperazione» (così Walter Ricciardi) presa da una politica incapace e ideologica per rispondere alle carenze di una sanità martoriata dai tagli e totalmente dimentica delle più banali esigenze umane. Non era un momento educativo: era la tragedia della stupidità e dell’arroganza. Tuttavia Concita in parte ha ragione. Sembra proprio che i più abbiano dimenticato, che vogliano dimenticare. E si capisce bene perché ciò accada. Prima di tutto, succede perché nessuno ha favorito un riesame dell’accaduto, una revisione scientifica e politica della gestione pandemica, che pure saremmo stati obbligati a fare. La commissione di inchiesta è stata istituita fra mille difficoltà e ostacoli, e il Pd ha subito pensato di boicottarla. Tecnici e sedicenti esperti, e la quasi totalità della classe medica, fingono che nulla sia accaduto per non ammettere le proprie mostruose colpe, per non essere costretti a fare ammenda. I più spocchiosi continuano a pontificare in tv gloriandosi di aver avuto ragione benché ogni dato li smentisca. E di certo i giornali non sopperiscono a questa mancanza di ragionamento, anzi proseguono con le accuse ai novax, a partire dal quotidiano su cui la De Gregorio scrive. Ciò che davvero si dovrebbe ricordare, del resto, è semplicemente atroce. E supponiamo che pure la cara Concita abbia difficoltà a metterci la testa, poiché pure lei in quei giorni ha dato il suo contributo alla causa della oppressione. Ciò che dovremmo ricordare è la scandalosa discriminazione a cui abbiamo sottoposto una parte della popolazione, anziani e bambini compresi. Dovremmo ricordare i ragazzini tenuti fuori da scuole e campi sportivi, i loro genitori privati di lavoro e stipendio, le grida stridule dei carnefici in camicie che invitavano a rinchiudere i renitenti in casa come topi. Dovremmo ricordare le persecuzioni, il razzismo, la sospensione della ragione, la perversione della scienza, l’odio sociale, le menzogne istituzionali, la caccia alle streghe, la fine della democrazia e dello Stato di diritto. Invece abbiamo scientemente dimenticato. E di sicuro oggi non siamo migliori. Ma nemmeno tanto peggiori: in fondo fare di peggio sarebbe davvero molto difficile, benché non impossibile.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.