2023-06-19
Fauci a Siena celebra la scienza che fa da spalla alla politica, come in pandemia
Laurea honoris causa per il medico americano, che sui giornali rilancia lo scontro tra scienza e fake news. Ma mentre il «New York Times» gli chiede conto di quanto fatto durante la pandemia, da noi sono solo elogi.Che gran parte di questa nazione non abbia appreso alcuna lezione dalla disastrosa gestione del Covid lo dimostra il modo in cui ieri i giornali hanno raccontato la calata in Italia di Anthony Fauci. L’ex consigliere medico capo di Joe Biden e «zar della sanità statunitense» si è presentato all’università di Siena per tenere una lectio magistralis e ritirare la laurea honoris causa, e i più l’hanno raccontata come ha fatto il Corriere della Sera: «Laurea a Fauci, la contestazione dei no vax». La narrazione è la stessa di sempre: da una parte la folla belluina nemica del progresso - i perfidi no vax - e dall’altra la scienza in persona, cioè Fauci. Nessuno che abbia avanzato mezzo dubbio sull’operato del Signor Dottore, nessuno che si sia posto mezza domanda sulla opportunità della celebrazione. O sulla gestione del biotecnopolo toscano cui Fauci sarà consulente. Lo spettacolo migliore lo ha offerto, come spesso accade, La Stampa, dedicando al medico americano un paginone di intervista. Per l’occasione, Fauci si è improvvisato analista politico. «Sono preoccupato per l’integrità dei Paesi democratici», ha detto. «Quando puoi mentire spudoratamente, quando le persone considerano le verità alternative qualcosa di normale, quando puoi dire qualsiasi cosa contro ogni evidenza senza alcuna conseguenza, le persone sono confuse, la scienza non basta a convincerle». Bellissima frase, peccato che Fauci la rivolga ai presunti «nemici della scienza» invece che a sé stesso e agli esperti che, come lui, hanno fatto scempio dei diritti e del buon senso negli ultimi anni. Aiutato dai cronisti che non gli hanno posto nemmeno una domanda vera, Fauci ha potuto atteggiarsi a vittima della destra e ne ha approfittato per invocare sottilmente nuove mordacchie: «Cattiva informazione e disinformazione sono i nemici della salute pubblica», ha pontificato. «Non dobbiamo lasciare che accada di nuovo, dobbiamo trovare delle contromisure. I social media diffondono fake news alla velocità della luce, le persone si affidano solo alle loro echo chambers, che siano Fox News o una chat online, e la cattiva politica ci salta su». Già: il vero problema, con il Covid, sono state le fonti di informazione alternativa, pensa un po’. E allora provvediamo a ricordare a Fauci e ai suoi solerti elogiatori che cosa ha scritto una fonte non sospetta come il New York Times per la penna dello specialista Ari Schulman: «Il Dott. Fauci è diventato il volto della risposta incoerente della sanità pubblica americana alla pandemia. Ha esortato il Paese a chiudere settimane dopo aver liquidato le prime preoccupazioni sul Covid come una paura infondata di “andare in un ristorante cinese”; ha incoraggiato il mascheramento per settimane dopo averne sconsigliato l’uso; ha liquidato in modo aggressivo la teoria della fuga del virus da un laboratorio come marginale (sebbene possibile) nonostante molti scienziati volessero indagare di più sulla sicurezza dei laboratori». Già questo basterebbe a formulare un giudizio definitivo sulla scelta dell’università di Siena di premiare Fauci. Ma Schulman ha aggiunto alcune considerazioni di cui bisogna tenere conto, perché riguardano la scienza nel suo complesso: «Fauci ha sfiorato una linea pericolosa invocando il metodo scientifico come giustificazione delle incongruenze», ha scritto. Sappiamo bene come funzioni questa storiella della scienza che può cambiare opinione senza conseguenze, poiché in troppi l’hanno ripetuta anche qui. In sostanza, questa linea di pensiero suggerisce che «poiché la scienza è incentrata sul cambiamento, gli errori degli scienziati non sono in realtà fallimenti». In questo modo la scienza diventa «una forza che richiede cose al pubblico ma solleva i leader dalla responsabilità». Secondo Schulman «c’è qualcosa di allettante nell’idea che la scienza galleggi in alto sopra tutti noi, accessibile a pochi eletti con anni di rigorosa formazione nei suoi metodi. Ma, come spesso fanno le visioni romantiche, essa è crollata a terra. La logica del seguire la scienza con cui abbiamo vissuto durante il Covid richiede sacrifici al popolo come se si fosse in tempo di guerra», ed è diventata «un modo per trasferire l’onere della responsabilità da presidenti, Congresso, autorità sanitarie e consigli scolastici al pubblico». Dunque non solo Fauci ha inanellato una serie di contraddizioni impressionante, non solo non ha fatto chiarezza sul suo ruolo nella gestione dei biolaboratori da cui potrebbe essere sgattaiolato fuori il virus. Ma ha pure veicolato - come tanti altri, certo - una visione autoassolutoria secondo cui la scienza non può essere mai contestata e se accadono disastri la colpa è della popolazione. Per questi meriti, una università italiana (una di quelle che hanno emarginato coloro che non possedevano il green pass) lo ha premiato e la stampa lo celebra. Nemmeno con Speranza si era giunti a tanto.