2024-04-27
La mano lestissima di Fassino
Piero Fassino (Imagoeconomica)
L’avvocato dell’ex segretario dei Ds frigna: «Aggressione mediatica su un episodio banale». Però gli inquirenti vogliono verificare un possibile precedente (mai denunciato) sempre a Fiumicino: da lunedì saranno sentiti tutti i dipendenti del negozio per far luce.Agli albori della Seconda repubblica Piero Fassino era uno degli uomini più potenti d’Italia: sottosegretario agli Esteri del primo governo guidato da Romano Prodi, ministro del Commercio estero con Massimo D’Alema, guardasigilli con Giuliano Amato, segretario dei Ds. Adesso però, per colpa di una boccetta di profumo, è sempre più nei guai. Alle continue indiscrezioni sui contenuti dei video della sicurezza del duty free del Terminal 1 dell’aeroporto di Fiumicino, che lo ritraggono mentre infila in tasca un profumo Chanel, adesso si è aggiunta anche quella di un possibile precedente, messo in luce dagli addetti dell’esercizio commerciale, e finito al vaglio degli investigatori della Polaria.Secondo tale ipotesi, già in passato Fassino potrebbe essere stato riconosciuto come autore di uno o più presunti taccheggi nel duty free del Leonardo da Vinci, dove è stato denunciato lo scorso 15 aprile dopo essere stato bloccato con in tasca la confezione di profumo non pagata. Motivo della denuncia - malgrado la pronta offerta dell’eurodeputato di pagare la merce - sarebbe proprio il primo presunto episodio al vaglio degli investigatori: il «precedente» avrebbe portato a un’attenzione da parte del personale del duty free nei suoi confronti. Per verificare a fondo i confini di tale possibile precedente, che sarebbe stato messo in luce dagli addetti dell’esercizio commerciale, gli agenti della Polaria sentiranno la settimana prossima anche altri dipendenti del negozio, che il 15 aprile non erano presenti. Intanto ieri, attraverso le pagine di Repubblica, Fassino ha ribadito la sua versione, aggiungendo però un particolare che potrebbe complicare ulteriormente la sua posizione. L’ex ministro, a fronte di alcune ipotesi comparse sui media avrebbe spiegato che, quando ha preso dagli scaffali l’ormai famigerato profumo, non era al telefono, che aveva soltanto in mano. «No» avrebbe detto «non avevo le cuffie nelle orecchie, non le portavo. Ripeto, avevo il telefono in mano. E poi avevo il trolley. È stato un equivoco, un malinteso, non volevo rubare una boccetta di profumo. Pensavo si fosse chiarito tutto». Tre giorni fa, Fassino aveva ricostruito così la vicenda: «Prima di imbarcarmi, ho fatto un passaggio al duty free di Fiumicino per acquistare un profumo per mia moglie. Con il trolley in mano e il cellulare nell’altra, non avendo ancora tre mani ho semplicemente appoggiato la confezione di profumo nella tasca del giaccone, in attesa di andare alle casse. In quel momento si è avvicinato un funzionario della vigilanza che mi ha contestato quell’atto segnalandolo ad un agente di polizia. In vita mia non mi sono mai appropriato di alcunché. E certo non intendevo appropriarmi indebitamente di un boccettino di profumo che avrei voluto pagare». Il fatto che l’ex segretario dei Ds non fosse al telefono lascia però spazio a un interrogativo: se non era impegnato in una conversazione, perché non ha riposto in tasca il cellulare, infilandoci invece la confezione di profumo che adesso potrebbe costargli molto più cara dei 130 euro del cartellino del prezzo? Inoltre, secondo fonti investigative, anche con questa puntualizzazione la versione di Fassino contrasterebbe con le riprese effettuate dalle telecamere del duty free, nelle quali il deputato del Pd non avrebbe in mano nessun cellulare. E non sarebbe nemmeno vero che Fassino sia stato fermato dagli addetti alla sicurezza all’interno del duty free prima di andare a pagare. Il deputato, invece, sarebbe stato avvicinato dalla vigilanza, dopo aver oltrepassato la zona delle casse, posizionate all’interno della struttura, e facilmente identificabili grazie alla scritta «pay here» scritta a caratteri cubitali su un pannello nero che sovrasta il bancone. Secondo alcune ricostruzioni, il controllo sarebbe addirittura avvenuto all’esterno del negozio. Il reparto profumi del duty free del Terminal 1 si trova dal lato opposto dell’ingresso dei circa 3.000 metri quadri della struttura.. Se la ricostruzione del fermo da parte degli addetti fosse davvero quella che trapela dagli ambienti investigativi, la versione di Fassino, che come detto ha sostenuto di essere in procinto di andare alla cassa, subirebbe un duro colpo. La verità si saprà, forse, la settimana prossima, dopo che la Polaria avrà completato le audizioni dei testimoni, e avrà inviato alla Procura di Civitavecchia l’informativa sul caso. A quel punto toccherà ai magistrati, che decideranno come procedere: il primo passo potrà essere la formale apertura di un fascicolo di indagine e gli inquirenti, dopo l’analisi degli atti inviati dalla Polaria, valuteranno se archiviare il procedimento o affidare alla polizia giudiziaria una delega per effettuare approfondimenti. Ieri intanto, il legale di Fassino, Fulvio Gianaria ha rilasciato una dichiarazione: «Un banale e increscioso episodio che avrebbe meritato un approfondimento pacato si sta clamorosamente trasformando in una aggressione mediatica, un vero e proprio processo parallelo che trova come unica spiegazione il cognome noto del cittadino coinvolto. Per questa ragione, d’accordo con Piero Fassino, rimando ogni commento alla futura piena lettura degli atti». E pure sui social sono iniziate le difese da parte dei compagni di schieramento, ai quali, in alcuni casi, non serve alcuna indagine per stabilire l’innocenza del parlamentare dem. Ad esempio, Francesca Puglisi, ex sottosegretario al Lavoro del governo Conte 2, in un post su Facebook ha scritto: «Chi conosce Piero Fassino e l’uomo integerrimo che è sempre stato sa bene che il tritacarne mediatico in cui è stato infilato per la vicenda della boccetta di profumo al duty free è semplicemente indecorosa, direi grave per un Paese civile. E questo non perché un politico sia al di sopra di qualunque cosa. Ma perché se ciò che è successo a Piero, questa volta fosse successo ad un cittadino normale, dopo il chiarimento, non ci sarebbe stata alcuna denuncia».
Jose Mourinho (Getty Images)