2020-04-22
Fase 2, Conte in stato confusionale: «Riapriremo a scaglioni. Anzi no»
Ieri mattina il premier online parla di esigenze diverse in ogni regione. Poi nel pomeriggio in Parlamento annuncia «omogeneità» in tutta Italia. Il decreto aprile ancora non si vede, ma lui promette 50 miliardi.Duro attacco di Giorgia Meloni. Il Carroccio: «Nemmeno una parola chiara sugli aiuti a cittadini e imprese. Bocciata ogni nostra proposta». Più morbida Forza Italia.Lo speciale contiene due articoli.Un Giuseppe Conte totalmente fuori fase parla di fase 2 in Parlamento, ma la confusione regna sovrana sotto il ciuffo più scuro e brillantinato del solito, attaccato alla tempia, per nulla svolazzante come ai bei tempi delle strette di mano con Donald Trump. L'aula sorda e grigia del Senato, nel primo pomeriggio, e quella della Camera, subito dopo, assistono in silenzio alla lettura del compitino scritto di un premier senza idee, o peggio con le idee assai confuse. La fase 2, la ripartenza dell'Italia, sembra più una speranza che un piano: Conte ormai è totalmente in balia dell'esercito di tecnici dei quali si è circondato, e non riesce a dare una sola certezza agli italiani su cosa succederà dal prossimo 4 maggio, dove succederà, quando succederà, e come.Già disorientati a causa di questa epidemia canaglia, gli italiani si svegliano con un lungo post su Facebook del premier, che tra le tante banalità messe nero su bianco, si lascia andare a questa riflessione riguardo alla riapertura: «Dobbiamo agire sulla base di un programma nazionale», scrive il Conte mattutino, «che tenga però conto delle peculiarità territoriali. Perché le caratteristiche e le modalità del trasporto in Basilicata non sono le stesse che in Lombardia. Come pure la recettività delle strutture ospedaliere cambia da Regione a Regione e deve essere costantemente commisurata al numero dei contagiati e dei pazienti di Covid-19». Bene: ogni italiano in grado di leggere e scrivere, comprende bene che Conte sta dicendo che la riapertura sarà differenziata a seconda della situazione nelle diverse regioni. Lo comprende bene anche Attilio Fontana, presidente della Lombardia, che infatti va all'attacco: «Un'eventuale riapertura diversificata per regioni», dice Fontana a Radio24, «credo sia una riapertura monca, zoppa, che non consentirebbe un equilibrato sviluppo alle regioni che aprono. Sono convinto che la riapertura debba avvenire quando il rischio del contagio si sia concluso o sia vicino alla conclusione su tutto il territorio». Lo comprende perfino Vito Crimi, autoreggente del M5s, che su Facebook smentisce il suo premier: «La ripartenza», scrive Crimi, «dovrà interessare il Paese nel suo complesso, senza discriminazioni geografiche o settoriali».Dunque, l'idea della riapertura differenziata a seconda delle regioni viene bocciata in rapida successione da Crimi e Fontana, ovvero dal primo partito di maggioranza (il M5s) e dal primo partito di opposizione (la Lega). Un bel record, che convince Conte ad aggiustare il tiro, e così in Senato il concetto viene completamente ribaltato: «Con l'ausilio degli esperti», dice Conte in aula, «stiamo elaborando un programma di progressive aperture che sia omogeneo su base nazionale, e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali tenendo però sotto controllo la curva del contagio. Questo è molto importante. Dobbiamo tenere sotto controllo», aggiunge Conte, «la curva del contagio in modo da intervenire, se nel caso anche successivamente, laddove questa si rinnalzi oltre una certa soglia. Soglia che non pensiamo debba essere formulata in termini meramente astratti, ma che vogliamo commisurata alla specifica recettività delle strutture ospedaliere dell'area di riferimento».Grande è la confusione sotto il ciuffo, e la sensazione è che Conte non sia in grado di prendere mezza decisione senza aver prima consultato le centinaia di esperti di cui si è circondato. Manca, a Conte, la qualità che ogni amministratore pubblico, dal sindaco di un piccolo Comune al presidente del Consiglio, deve necessariamente avere: il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, di fare delle scelte, di decidere. Se lo stesso governo non sa ancora cosa fare, come pensate sia possibile che riesca a spiegare agli italiani cosa dovranno fare, dal prossimo, benedetto, 4 maggio?Confuso e (in)felice, Conte si limita a enunciare concetti generali: «I motori del Paese», dice stancamente, «devono riavviarsi. Ma questo riavvio deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato, che comporti una revisione dei modelli organizzativi di lavoro, delle modalità del trasporto pubblico e privato e di tutte le attività connesse. Una volta completato questo programma lo discuteremo con tutti i soggetti coinvolti, quindi anche enti territoriali», sottolinea Conte, «organizzazioni datoriali, sindacati, al fine di acquisire le loro valutazioni e di condividerlo con tutti i soggetti interessati». Bene (anzi, male): al 4 maggio mancano meno di due settimane, e di questo piano «ben strutturato e articolato», che Conte garantisce sarà pronto «entro la settimana», non si vede traccia.Considerato che questo programma dovrà essere pure discusso con tutti i soggetti coinvolti, viene da pensare che Conte si riferisca al 4 maggio del 2021. E i soldi? Conte rimette nel cassetto le favolette da 800 miliardi di cui ha parlato in recenti interviste: «In aggiunta ai 25 miliardi di euro già stanziati con il cosiddetto decreto legge Cura Italia», annuncia il premier, «il governo invierà a brevissimo al Parlamento un'ulteriore relazione, contenente una richiesta di scostamento dagli obiettivi di bilancio programmati per il 2020, pari a una cifra ben superiore a quella stanziata a marzo. Una cifra davvero consistente», sottolinea Conte, «non inferiore a 50 miliardi di euro, che si aggiungeranno ai 25 miliardi già stanziati per un intervento complessivo non inferiore a 75 miliardi di euro». Un'altra promessa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/fase-2-conte-in-stato-confusionale-riapriremo-a-scaglioni-anzi-no-2645788699.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lega-e-fdi-camere-esautorate" data-post-id="2645788699" data-published-at="1587493982" data-use-pagination="False"> Lega e Fdi: «Camere esautorate» Il centrodestra, seppure con diverse sfumature, va all'attacco del premier Giuseppe Conte. Fonti della Lega, in merito all'informativa in Parlamento del presidente del Consiglio, parlano di «40 minuti di intervento del governo, non una parola chiara su cassa integrazione, affitti, mutui, bollette, aiuti e soldi veri per famiglie, imprenditori, artigiani e precari, riapertura e ricostruzione. Che delusione. Fondi per le imprese? Zero, solo nuovi debiti. Ascolto delle opposizioni? Balle. Su 204 proposte fatte dalla Lega per migliorare il decreto Cura Italia», aggiunge il Carroccio, «la maggioranza ne ha bocciate 203. Alla faccia del dialogo. Sull'Europa solo rinvii e nessun impegno, con l'aggravante di aver impedito un voto del Parlamento violando la legge, e la preoccupazione che l'Italia porti a casa poco o niente da Bruxelles, soprattutto per la divisione fra Pd e M5s. La proposta della Lega», aggiungono le fonti, «comune a tanti imprenditori e a tanti economisti delle università italiane, è chiara: emissione straordinaria di buoni del Tesoro esentasse offerti agli italiani e massiccio intervento della Banca centrale europea. Non vogliamo lasciare il futuro dell'Italia e dei nostri figli in mano agli interessi di Berlino o di Pechino». Il senatore leghista Alberto Bagnai, rivolgendosi in aula a Conte, denuncia il «senso di impunità di questo governo», e infilza il premier: «Non so se, come alcuni dicono, il virus sia il risultato di un esperimento mal riuscito. Lei», dice Bagnai, «certamente lo è. Lei è un esperimento mal riuscito ed è necessario che lei rassegni le dimissioni. La pandemia ha offerto al Pd una preziosa opportunità per manifestare la sua genetica vocazione totalitaria. Assistiamo a una eversione delle regole parlamentari, della democrazia parlamentare». Sferzante l'intervento in aula, alla Camera, della leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni: «Perché», dice la Meloni rivolgendosi a Conte, «non sente il dovere di chiedere un mandato serio da questo Parlamento? Forse a forza di frequentare i cinesi si è convinto di essere Xi Jinping. Non ci faccia lezioni in televisione perché sì, lei preferisce lavorare con il favore delle tenebre. Avete esautorato il Parlamento, rinviato le elezioni, ristrette le libertà, ma sulla spartizione delle poltrone è tutto come prima, non c'è differenza». La Meloni poi si rivolge al M5s: «Dovevate specificare», incalza, «che volevate aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno per abboffarvi». «Nonostante lei, presidente Conte», afferma il vicepresidente vicario dei senatori di Forza Italia, Lucio Malan, «abbia mostrato il disprezzo per il Parlamento, che a differenza sua è votato dai cittadini, preferendo anticipare su Facebook ciò che avrebbe detto al Senato, nonostante abbia pervicacemente voluto evitare un mandato chiaro delle Camere, nonostante tutto ciò, vogliamo ugualmente darle alcuni consigli per la prossima riunione del Consiglio europeo, nell'interesse dei cittadini italiani. Intanto», argomenta Malan, «non si contrapponga alla nuova linea di credito del Mes che prevede la possibilità di utilizzare per la sanità ben 36 miliardi di euro, ma si batta affinché tale unica condizione, che dovrà valere sia al momento della richiesta che al rientro dal prestito, sia messa per iscritto. Si batta inoltre con forza per i Recovery fund, visto che ottenere gli eurobond, che pure erano previsti nel prima formulazione del Mes nel 2010 sottoscritto dal governo Berlusconi, sarà al momento impossibile».
Jose Mourinho (Getty Images)