2024-06-28
Fascicolo sanitario, il Garante può dire stop
Massimiliano Fedriga (Getty images)
Mentre Massimiliano Fedriga parla di «precauzione eccessiva», le criticità riguardanti il dossier digitale e l’acquisizione dei dati ante 2020 sono confermate dall’Authority. La quale, vista la disomogeneità tra le Regioni e la scarsa informazione, potrebbe bloccare tutto.Laddove le violazioni dell’articolo 166 del Codice della Privacy venissero confermate, le (finora) 18 Regioni italiane colpite dal provvedimento del Garante riguardo il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) potrebbero vedersi comminate sanzioni e anche, eventualmente, misure correttive, che nell’estrema ratio potrebbero diventare misure di blocco, consentite dal Regolamento europeo, dalle norme e dai codici di privacy. Sarebbero potenzialmente queste le conseguenze dell’avvio del procedimento che il Garante ha inflitto a 18 regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano dopo aver riscontrato numerose violazioni nell’attuazione della nuova disciplina sul Fse 2.0. Quisquilie, secondo il presidente della Conferenza delle Regioni e governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, che in una dichiarazione tagliata un po’ con l’accetta ha affermato che non aderire al Fse può «mettere a rischio la salute».In realtà, come La Verità spiega da tempo, sono numerosi i coni d’ombra sul decreto legge 34/2020 che ha stabilito che tra due giorni, il prossimo 30 giugno, scade il termine per opporsi al caricamento dei propri dati e dei documenti clinici antecedenti il 19 maggio 2020 nel Fse. La legge, in pratica, ha stabilito che il consenso all’alimentazione del Fse - a differenza della normativa precedente - avvenga attraverso la modalità di silenzio-assenso, salvo esplicita opposizione dell’assistito che però - ha rilevato il Garante per la Privacy - non solo non è stato sufficientemente informato, ma godrebbe di diritti diversi a seconda della Regione in cui risiede. Un vero pasticcio all’italiana, quello del Fascicolo sanitario elettronico, totalmente ignorato dai media, se non per mettere in piedi una ridicola quanto sterile polemica tirando in ballo nientemeno che «i no vax».I problemi riscontrati dal Garante nelle Regioni italiane sono molto seri: tutte mostrano una totale disomogeneità e non compliance rispetto ai diritti fondamentali dei cittadini. In alcune Regioni è previsto che i cittadini possano oscurare, come previsto dalla normativa, i propri documenti e dati (ad esempio, malattie sessualmente trasmissibili), in altre Regioni non è possibile. I cittadini di alcune Regioni hanno diritto di sapere chi accede al proprio Fascicolo sanitario elettronico e chi è andato a curiosare sul loro Fse, in altre Regioni non si può fare. In alcune Regioni si può dare un consenso specifico per alcune finalità perseguibili con il Fse, ad esempio di cura e prevenzione, in altre Regioni no. Questo, ovviamente, determina una discriminazione dei cittadini in tutto il territorio nazionale. C’è poi un paragrafo che riguarda la cosiddetta appropriatezza prescrittiva, ossia la correttezza delle prescrizioni di terapie e medicinali, che potrebbero di conseguenza essere limitati o comunque gestiti attraverso l’accesso dell’algoritmo ai Fascicoli sanitari dei cittadini, con la motivazione di «non allungare le liste d’attesa».Come andrà a finire? A parte la scadenza del 30 giugno, che resta in piedi (su La Verità di ieri, tutte le spiegazioni per poter gestire il proprio consenso), le Regioni dovranno rispondere alle obiezioni del Garante e chiederanno di essere audite. La chiusura di tutti i procedimenti non avverrà prima di ottobre-novembre 2024. Dopo le audizioni, il Garante dovrà valutare le risposte e poi assumere le decisioni che si potranno concretizzare, appunto, in misure correttive, sanzionatorie o addirittura di blocco, laddove non fossero state sanate, nel frattempo, le eventuali illiceità. Non sarebbe la prima volta che il Garante esercita le sue prerogative, come è già avvenuto in altri casi (uno recente e abbastanza noto, quello del blocco di ChatGpt).«È urgente intervenire per tutelare i diritti di tutti gli assistiti italiani coinvolti nel trattamento dei dati sulla salute effettuato attraverso il fascicolo Sanitario Elettronico», ha scritto il Garante l’altro giorno, ma Fedriga da quell’orecchio proprio non vuol sentire: «Per una precauzione “eccessiva” (la privacy dei cittadini, finora sopravvissuti anche senza mettere in rete la propria vita privata, nda), si rischia di mettere a repentaglio il proprio diritto alla salute», ha dichiarato, confermando ancora una volta posizioni integraliste e non esattamente liberali sul tema della privacy, che regola la tutela e l’utilizzo dei dati personali degli individui. Certo, il decreto prevedeva che ci fosse almeno un periodo transitorio di messa in regola e questo periodo non è stato previsto; le Regioni oggettivamente si sono trovate in una situazione di partenza molto arretrata. Ma non sono state queste le motivazioni evocate da Fedriga, che si è perfino spinto a sostenere che «nel Fse i dati sanitari sono trattati con la massima sicurezza» laddove tutti gli esperti di cyber security hanno rilevato che i portali sanitari, specialmente in Italia, fanno acqua da tutte le parti. Non si scherza, insomma, sui dati, ma nel nostro piccolo, provinciale Paese chi se ne preoccupa è automaticamente tacciato di «ostacolare il progresso tecnologico».C’è, infine, il capitolo del dibattito pubblico: per quanto tra le istituzioni e il Garante per la privacy ci siano state diverse interlocuzioni sulla comunicazione e siano state trasmesse occasionalmente alcune «pubblicità progresso», nessuna testata, così come nessun talk show televisivo, ha affrontato l’argomento della protezione dei dati personali’. Il tema, cruciale in Paesi in cui la digitalizzazione è avanzata, come gli Stati Uniti, è stato semplicemente silenziato dai mezzi di comunicazione. Soltanto lo 0,15% della popolazione italiana ha negato l’accesso ai propri dati, percentuale che riflette quanto gli italiani siano informati sulla propria privacy: quasi zero.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.