2021-08-02
Gianluigi Paragone: «Faranno entrare i militari nelle redazioni dei giornali»
Gianluigi Paragone (Ansa)
Il senatore: «Quella di Sorgi sul governo non era un’acrobazia lessicale. Già ora in Rai non c’è par condicio. Vogliono tappare la bocca a chi dissente su green pass e vaccini»Senatore Gianluigi Paragone, fondatore di Italexit e anima della piazza che resiste al green pass. Possiamo tranquillamente chiamarla «no vax»?«In realtà io mi considero un “free vax”». Cioè?«Il no vax rifiuta il vaccino in sé. Ma io non sono un talebano no vax. Mia moglie si è vaccinata, superando tanti dubbi. Mio padre? Non vedevo l’ora si vaccinasse, visto che è un soggetto a rischio. Se i miei figli dovessero vaccinarsi, io rispetterei la loro volontà. Anche perché capisco che i ragazzi abbiano una fame d’aria importante dopo mesi di lockdown». E allora cosa chiede? «Io pretendo semplicemente che sia garantita la libertà di scelta, senza etichettature e discriminazioni. Almeno finché il vaccino non diventerà espressamente obbligatorio. In quel caso, lo Stato si accolli la responsabilità di eventuali danni. Perché devo firmare una malleva per un vaccino che viene venduto come salvifico?». Lei pensa davvero che la strada giusta sarebbe l’obbligatorietà?«Ma non potranno introdurla, perché sia il governo che le case farmaceutiche sanno benissimo che stiamo vivendo una fase di sperimentazione. Questa è semplicemente la grande occasione per i colossi del settore di evitare risarcimenti miliardari: massimo profitto e zero responsabilità. Non c’è che dire: un bel regalo». Il green pass non le garantisce forse la libertà di scelta di cui parlava prima? «No, è un provvedimento illiberale e incostituzionale. Ed è anche una misura che premia i ricchi: se pagando il tampone puoi evitare il vaccino, allora stai discriminando per censo. Non posso accettare che chi sceglie di non vaccinarsi, avvalendosi di una possibilità concessa dallo Stato, passi per untore o fuorilegge. Il capo dello Stato dice che il vaccino è un dovere morale, come se essere liberi di decidere fosse immorale. E io rivendico il diritto di parola, di manifestazione, e di non essere preso in giro». Chi la prende in giro? «Voglio le dimissioni del ministro dell’interno Lamorgese, e di tutti i questori e prefetti che hanno consentito ai tifosi di ammassarsi nelle piazze durante gli europei di calcio. Quei sindaci che montavano i maxischermi sono gli stessi che vogliono vietare le mie manifestazioni? Con quale faccia?».A proposito di manifestazioni: in piazza nei giorni scorsi non eravate tantissimi…«Io dico che non è vero: le piazze erano piene. Ma facciamo finta che sia stato un flop. Diciamo per assurdo che siamo davvero quattro gatti, come pensa qualcuno. Ebbene, se davvero siamo una sparuta minoranza, di che cosa hanno paura? Noi, da soli, mineremmo l’immunità di gregge?». Ma a protestare con lei c’erano anche personaggi pittoreschi che negano l’esistenza del vaccino. E c’era anche Casapound. «È una platea eterogenea, c’è tanta gente informata e laureata. Se poi dentro ci trovi la mela marcia, non posso certo impedirgli di partecipare». Non pensa di alimentare la circolazione del virus con relative varianti, screditando la vaccinazione? «Io guardo Israele e vedo che il virus circola comunque. Conosco tante persone vaccinate e ancora contagiate. Ci dicevano che con il vaccino diventavi invulnerabile, tipo Superman: e oggi a Milano un immunizzato in palestra, asintomatico, ha acceso un focolaio. Però, se andiamo a leggere il consenso informato che viene fatto firmare, ci troviamo scritto che il vaccinato non si contagia. Una falsità lampante». La accusano di propagare fake news.«L’unica fake news certificata è il libro del ministro Speranza. Scritto, stampato e poi ritirato dalle librerie. Un’ammissione implicita di aver sbagliato tutte le previsioni». Non potrebbe semplicemente fidarsi della scienza e basta? «No, perché i virologi oggi sono come gli economisti prima della crisi economica dei mutui subprime. I cosiddetti “esperti del giorno dopo”: sostanzialmente inutili. Se lo ricorda Burioni, quello che diceva: “Possibilità che il virus arrivi in Italia pari a zero!”». Ma se non ci fidiamo degli esperti, a chi mai potremmo consegnarci? «Il vero esperto, oggi, è quello che studia, verifica, incrocia i dati: non quello che va in televisione dalla mattina alla sera a ripetere la stessa cosa da mesi. I virologi stanno raccontando dati parziali come fossero definitivi. È come commentare una partita fermandosi al primo tempo. Ma la realtà è che non possiamo sapere quali siano gli effetti del vaccino sulla lunga distanza». Non teme che la variante Delta, in assenza di una protezione diffusa, possa di nuovo mettere sotto pressione le terapie intensive? «La verità è che le varianti ci saranno comunque, e ci saranno sempre. Se mancano le terapie intensive, allora aumentiamole di numero. È un problema di strutture sanitarie. Non possiamo pensare che l’unica soluzione sia il vaccino». Cosa succederà alle scuole con il green pass richiesto sopra i 12 anni? Inizia a circolare l’aut aut: o vaccino, o Dad. «Anche quella è una scelta profondamente sbagliata. I ragazzi sono spinti verso il vaccino perché chiedono ossigeno e libertà. Ma le madri faranno scoppiare un pandemonio. Vedrete, sulla scuola a settembre aspettiamoci rivolte. E la rivoluzione sarà guidata dalle donne». Ma sul serio lei crede alla storia fumosa del complotto internazionale? «Non è il caso di pensare a grandi disegni. Più semplicemente, sono convinto che viviamo in una bolla di emergenza continua, protratta e rafforzata. Prima l’emergenza economica, poi quella occupazionale, adesso quella sanitaria, basata sulla paura di morire. In questa bolla il potere arriva più agevolmente dove prima non poteva, erodendo i diritti fondamentali dei cittadini. Cacciari e Agamben hanno messo a fuoco bene la questione. Intanto l’Europa stringe il cappio intorno agli stati, si spacca l’unità sociale, e arriva un giornalista che parla di governo militare». Parla di Marcello Sorgi, che sulla Stampa aveva evocato questa ipotesi? «Sì, e non è stata certo un’acrobazia lessicale. Se l’ex direttore del Tg1 arriva a scrivere “a mali estremi, estremi rimedi”, tutto si tiene. Dunque combattere contro il pensiero unico significa fare un favore alla democrazia. A meno che non vogliano fare entrare i militari anche nelle redazioni dei giornali». Che c’entrano i giornali? «Il servizio pubblico è già diventato servizio di stato. In commissione vigilanza Rai mi hanno comunicato che sui vaccini non esiste par condicio, non sono obbligati a dare spazio alle voci critiche. Ho fatto un esposto all’Agcom, perché siamo davanti una palese rottura del contratto di servizio. Vogliono tappare la bocca al dissenso. Chi rema contro la narrazione dominante, finisce emarginato».Perché De Donno si è tolto la vita? «Per colpa del buio della disperazione che colpisce chi è stato isolato e deriso. È l’esempio di ciò che silenziosamente sta accadendo nel Paese. Quando si ipotizza addirittura di licenziare i non vaccinati, c’è chi ha la forza di resistere, e chi si infila in una depressione inquietante, pur senza arrivare a gesti estremi». Si considera insomma l’unica vera opposizione rimasta? «Diciamo che la legislatura sovranista si sta rivelando la legislatura paracula e poltronista. La Lega sta recitando tutte le parti in commedia. Se dovessi prendere per buono ciò che dice Salvini sul green pass, soprattutto riguardo le limitazioni sui trasporti, oggi dovrebbe già aprirsi la crisi di governo. Ma nessuno ha davvero il coraggio di reagire». Neanche i 5 stelle, che si sono arresi sulla riforma della giustizia? «Traditori. Hanno preso voti per portare avanti una linea politica, e adesso fanno l’opposto. Democraticamente sono stati eletti, democraticamente spariranno. Ma in generale chiunque pensa di opporre resistenza al governo Draghi, perderà». Perché?«Perché lui è l’uomo del sistema, al di sopra delle baruffe partitiche. La riforma della giustizia è esattamente ciò che l’Europa si aspettava. Il salvifico Recovery Fund, altro non è che un prestito per gradi. Ad ogni step, Bruxelles ci farà il tagliando, per verificare se andiamo dove vogliono loro». Per esempio?«Per esempio, per andare verso l’elettrico, sostituiamo il motore con una batteria? Bene: tutti i nostri distretti industriali basati sulla componentistica andranno a ramengo. Ne siamo consapevoli? La contropartita dei soldi è la costruzione dell’economia che piace all’Europa, e l’annientamento della piccola impresa italiana, che rappresenta l’ossatura della nostra identità industriale». Una previsione per il Quirinale?«Davvero possiamo pensare che Mario Draghi si sia preso il disturbo per un semplice minuetto a Palazzo Chigi? Al 95% il nuovo Capo dello Stato sarà lui».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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