2025-01-20
Fanno causa contro l’autonomia ma la usano per far l’eutanasia
Dopo il ricorso per fermare la riforma dei poteri delle Regioni, la Toscana e il Pd portano in Consiglio la legge sul suicidio assistito. Con la scusa di una supposta competenza legislativa sull’assistenza sanitaria.Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, Pd di strettissima osservanza, deve aver conseguito un master in contraddizioni. Con sé stesso, con la storia della Toscana e con le leggi dello Stato. È stato il primo a firmare il referendum contro l’autonomia differenziata che la sinistra contesta nonostante sia autrice della riforma del titolo V° della Costituzione che ha determinato l’esplodere della spesa fuori controllo degli enti locali. Allo stesso tempo però Giani si appresta a varare, come imposto dal Pd, la legge per il suicidio assistito: vuole consentire a chiunque di ammazzarsi con il sostegno, anche economico, della sanità regionale scavalcando Codice penale e prerogative dello Stato. Sì all’autonomia, ma solo se serve a incrementare i suicidi medicalmente assistiti. Curioso che a intestarsi questo primato sia la Toscana che storicamente ne ha un altro: il Granducato fu il primo regno ad abolire la pena di morte e la tortura. E si celebra con la festa della Regione. Il 30 novembre di ogni anno dal Duemila si ricorda il giorno in cui - correva l’anno 1786 - Leopoldo II accogliendo le tesi di Cesare Beccaria decretava con la legge leopoldina che non si potessero privare della vita i condannati né estorcere con la tortura le confessioni. Ma evidentemente i tempi cambiano e da mesi Enrico Sostegni, anche lui di stretta osservanza Pd, porta avanti nella commissione Sanità del Consiglio regionale il lavoro per l’eutanasia. La legge che andrà in discussione il 28 gennaio è di fatto scritta dall’associazione Luca Coscioni - da anni cerca di far passare l’idea che aiutare qualcuno a morire è sempre lecito e che deve pagare lo Stato - che a marzo ha depositato una proposta di legge d’iniziativa popolare sottoscritta da 10.000 persone. I lobbisti della Coscioni sostengono che la Regione può, anzi deve legiferare perché il suicidio assistito rientra nelle pratiche sanitarie e il Codice penale non c’entra. Si sa, la sinistra quando vuole affermare un «diritto» non ci va tanto per il sottile. Così è altamente probabile che Eugenio Giani, «erede» di chi abolì la pena di morte, si trovi per primo a firmare una legge che dà via libera alla morte andando molto al di là della legge sull’autonomia differenziata contro cui ha promosso il referendum per boicottare il centrodestra e in particolare il ministro per le Autonomie regionali Roberto Calderoli. Però Giani, e con lui il Pd, si dovrebbe ricordare di cosa dichiara. Ha sostenuto che la legge sull’autonomia differenziata va bloccata perché «l’autonomia non deve tradursi in una scelta arbitraria da parte della Regione, ma deve essere motivata da singole peculiarità». Ora appare evidente che la Toscana da illo tempore rifiuta la morte anche come espiazione dei reati più gravi. A dirla tutta il testo che il Consiglio regionale si appresta a votare dovrebbe portare come distico questo verso: «L’animo mio, per disdegnoso gusto, credendo col morir fuggir disdegno, ingiusto fece me contra me giusto». Dante lo fa dire al suicida Piero delle Vigne nell’Inferno (canto XII versi 67-72). Dando retta a Giani si può dire che se una peculiarità la Toscana ce l’ha è quella d’aver cara sopra ogni altra cosa la vita e dunque come può legiferare sul suicidio assistito? Ha provato a spiegarglielo anche Michela Cinquilli, avocato canonista, che ha raccolto una serie di associazioni - Ditelo sui tetti, Centro studi Livatino, Movimento per la vita, Medici cattolici, Fondazione Ant, medici palliativisti, Comitato bioetico - ascoltate dalla commissione regionale Sanità per mitigare gli effetti del testo gradito a Marco Cappato e all’associazione Luca Coscioni. La legge che la Toscana vuole approvare fa riferimento alla sentenza della Corte costituzionale numero 242 a cui il Parlamento non ha dato seguito. Sostiene però autorevolmente l’avvocato Cinquilli, in stretto rapporto anche con il professor Massimo Gandolfini, portavoce del comitato Difendiamo i nostri figli e una delle massime autorità in fatto di bioetica: «Il supposto fondamento di una competenza della Regione sul suicidio medicalmente assistito lascia seriamente perplessi: l’inquadramento di una procedura medicalizzata che conduce alla morte nell’ambito della materia di legislazione concorrente “tutela della salute” stride». Sostiene inoltre: «Una legge nazionale sul fine vita non può essere ritenuta costituzionalmente obbligatoria se non per il doveroso riconoscimento dell’obiezione di coscienza degli operatori sanitari». Dunque se l’obbligo a legiferare non vale per il Parlamento a maggior ragione non vale per le Regioni soprattutto se, come ha fatto Giani, contestano l’autonomia. Semmai - ed è questo ciò che hanno proposto come emendamento le associazioni - si deve puntare al rafforzamento dell’assistenza sanitaria per fornire le cure palliative. Perché - afferma l’avvocato Cinquilli e con lei tutto il vasto e variegato movimento che si oppone all’eutanasia - la questione «non è tanto rendere obbligatorio il suicidio assistito e sollecitarne la rapidità di esecuzione, ma garantire prima l’accesso alle cure palliative, come previsto dalla sentenza numero 242/2019 della Corte costituzionale; accesso che è sovente tardivo e spesso negato: in Italia, dati recenti Agenas, solo al 35% degli adulti che ne avrebbero diritto vengono garantire le cure palliative e nei bambini la percentuale scende al 15%». Sarà per questo che la Toscana chiede l’eutanasia dell’autonomia, ma vuole intestarsi il primato del suicidio assistito.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.