
Per smontare il memoriale dell'ex nunzio, Andrea Tornielli e Gianni Valenti accusano Wojtyla e Ratzinger di aver coperto McCarrick. E nel loro ultimo libro definiscono le sue accuse il risultato di un complotto internazionale. Intanto Francesco continua a non rispondere.«A Dublino piove a dirotto». È con questa notazione presumiamo fattuale che comincia Il giorno del giudizio, titolo millenarista, copertina acchiappalettori stile Dan Brown (cupola di San Pietro color porpora), libro costruito per demolire il memoriale di monsignor Carlo Maria Viganò che continua a mettere in imbarazzo un silente papa Francesco e la potente lobby gay incistata in Vaticano e nelle diocesi. Lo firmano Andrea Tornielli, vaticanista di lungo corso e coautore prediletto del Santo padre, e Gianni Valente, redattore dell'agenzia Fides, organo d'informazione delle Pontificie opere missionarie.Il volume parte con un temporale, si conclude con l'invocazione a recitare il rosario e nelle rimanenti 286 pagine (Piemme editore) tenta di smontare bullone dopo bullone l'impalcatura delle accuse di monsignor Viganò riuscendo a perdersi nei meandri della storia vaticana degli ultimi 30 anni, a chiamare a testimoniare fonti anonime, ad attribuire responsabilità a papa Wojtyla già gravemente malato e a riesumare Filippo il Bello. Le tesi del libro sono sostanzialmente tre. La prima è che il cardinale «predatore seriale» Theodore McCarrick fu lasciato pascolare con una certa indifferenza anche da Giovanni Paolo II (che lo elevò arcivescovo) e da Benedetto XVI (che peraltro per primo lo sanzionò). Quindi la domanda più melliflua che retorica è: perché Viganò se la prende solo con Francesco? La risposta sarebbe perfino elementare: perché in fondo è «soltanto» il Papa in carica. E ha smesso di blandire e coprire McCarrick, ma gli ha tolto la porpora quando tutti - proprio tutti al mondo - sapevano ciò che aveva commesso. La strategia del «tutti colpevoli nessun colpevole» è vecchia come il mondo. La usavano le Brigate rosse per giustificare gli attentati e i ladri di Tangentopoli per giustificare le mazzette. Non funziona più. La seconda pietra angolare del libro è che monsignor Viganò avrebbe mentito due volte. La prima scrivendo che all'incontro con il Papa del 21 giugno 2013, Francesco lo rimproverò dicendogli: «Negli Usa i vescovi non devono essere ideologizzati, ma devono essere dei pastori». C'è un video che proverebbe il contrario. «Si vede il Papa che lo accoglie sorridendo», sostengono i due autori. «Non è stato aggredito verbalmente e quindi i suoi ricordi non sono accurati, sono una ricostruzione di comodo». C'è un particolare, il video si interrompe dopo i convenevoli e per ovvi motivi di privacy non riporta il colloquio. Quindi o Tornielli e Valente erano dietro una tenda dalla quale non uscivano neppure le punte delle scarpe, oppure finché il Papa non chiarirà vale ciò che dice Viganò. La seconda bugia riguarderebbe un'ostilità solo presunta di Viganò nei confronti di McCarrick. Trovandosi davanti il chiacchierato arcivescovo a Manhattan in un'occasione pubblica disse: «Saluto sua eminenza a cui tutti noi vogliamo molto bene». Secondo gli autori - che peraltro dovrebbero conoscere le leggiadre ipocrisie lessicali della buona convivenza curiale -, avrebbe dovuto dire: «Salutiamo il cardinale che si porta a letto i seminaristi».La terza accusa è la più surreale. Il memoriale sarebbe stato partorito da grandi poteri finanziari internazionali contrari a papa Francesco, «molto infastiditi dalle sue critiche all'economia che uccide e dalle sue domande sull'attuale sistema economico finanziario, accompagnate dalla richiesta di cambiamenti strutturali per evitare il baratro di nuove crisi». Poiché il dossier è stato pubblicato dal nostro quotidiano e da alcuni blog siamo curiosi di sapere di quale oscura Spectre globale faremmo parte. Di sicuro sembrano più esperti di finanza internazionale Carlo De Benedetti e John Elkann, che editano Vatican Insider, il portale della Stampa sul quale autorevolmente scrivono Tornielli e Valente. Un potere pesantemente in gioco c'è ed è quello ecclesiastico, che in questi giorni starebbe provando a sminuire l'impatto di un altro libro sull'argomento, meno mieloso e protettivo nei confronti di Francesco: Il caso Viganò di Aldo Maria Valli (editore Fede & Cultura) nel quale la vicenda che ha tenuto banco nel cuore dell'estate viene ricostruita con la grinta del pamphlet e la precisione dell'inchiesta. Lungo la metà e interessante il doppio. Secondo il sito Church militant, il Vaticano ha fatto pressioni sull'editore perché riduca le future edizioni «per proteggere l'immagine e la reputazione del Papa». Per anni vaticanista del Tg1, notissimo al grande pubblico, Valli riprende gli articoli scritti a caldo sul suo blog Duc in altum (prendere il largo) e racconta come fu contattato da monsignor Viganò, le due cene a casa sua, i rovelli dell'alto prelato nei giorni antecedenti la pubblicazione dello scottante memoriale che La Verità per prima rivelò. Ricorda come papa Ratzinger congelò McCarrick con l'aiuto del cardinale Giovanni Battista Re; come Angelo Sodano e Tarcisio Bertone lo proteggevano perché era un re Mida. E come l'attuale Pontefice, dopo aver ripetuto sino allo sfinimento che bisogna «costruire ponti invece che muri», sul più grande scandalo della Chiesa moderna ha alzato il ponte levatoio e tace fra muri di pietra millenaria.Del libro di Valli colpiscono due interventi. Quello del filosofo Edward Feser che spiega: «Francesco in più occasioni si è difeso. Per esempio quando è stato accusato di essere comunista, o quando lo hanno accusato di non avere parlato apertamente dei crimini in Argentina, oppure ancora quando da sinistra è stato attaccato per avere incontrato la signora Kim Davis (lo fece attraverso l'ufficio stampa). La tesi che preferisce porgere l'altra guancia non regge. Visto che tante volte ha risposto, perché non risponde proprio adesso che le accuse arrivano da un alto esponente della gerarchia?». E quello del professor George Weigel, biografo di Giovanni Paolo II: «Nel cattolicesimo che vive all'insegna del mantenimento istituzionale c'è poca santità». Due libri, i due lati della luna. In quello col Cupolone in copertina ci sono tutte le certezze ufficiali, in quello più spettinato ci sono i Pink Floyd. E una frase illuminante di Gilbert Keith Chesterton: «Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro, spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate».
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






