2024-11-03
I fan del dogma green applaudivano i lavori fatti sul Turia
Per tutelare la fauna, nel 2019 la portata del fiume fu aumentata. Operazione considerata un modello da imitare in tutta Europa. La tragica alluvione del fiume Turia a Valencia con più di 200 morti ha dato - come era prevedibile - la stura alle solite ridicole polemiche nel dibattito nostrano in merito al cosiddetto cambiamento climatico antropico, ossia generato dall’uomo e dalla sua azione.Ma, a ben vedere, la tragica responsabilità dell’uomo potrebbe proprio esserci stata in questa tragedia. Ma non nel far scoppiare il diluvio, che per chi legge e crede nella Bibbia, ritiene questa essere una prerogativa esclusiva del nostro Creatore. Ma l’uomo sul corso di quel fiume ci ha messo le mani eccome. Nessuno, nemmeno noi, sostiene l’esistenza di un nesso di causalità diretta fra questi interventi e l’esondazione, sia chiaro. Non abbiamo elementi in proposito.Ma una cosa è certa. L’uomo su quel fiume ci ha messo le mani e «lo ha fatto con i piedi». E a farlo non sono stati i negazionisti climatici fascisti, omofobi e razzisti ma gli ecogretini a pelo lungo e corto. «Ante litteram» sarebbe il caso di dire, perché tutti questi interventi sono iniziati dopo il 2000. Sì, perché ovviamente poteva l’Unione europea non aver prodotto nel frattempo una direttiva? Ma ovvio che no. È la direttiva quadro sulle acque 60 del 2000 (Eu Water Framework Directive). A marzo del 2019 è stato pubblicato un paper a cura di Wetlands international e Cirf (Centro italiano per la riqualificazione fluviale). La prima è un’organizzazione scientifica («science based» dicono loro) che lavora con la società civile, i governi ed il settore privato (quindi da qualcuno di questi arriveranno i fondi che le servono per campare) per la conservazione delle zone umide e il ripristino della natura. La seconda invece è un’associazione culturale, ovviamente tecnico-scientifica, il cui obiettivo primario è incidere sulla normativa e sulle scelte politiche e gestionali che impattano sull’equilibrio degli ecosistemi. Le due organizzazioni hanno pubblicato, come dicevamo, un paper in cui si vantano dei «successi ottenuti nell’implementazione della direttiva quadro sulle acque. E portano «evidenze» di come alcune misure «per il ripristino dei fiumi» migliorino le «condizioni ecologiche». Insomma, si danno tutti un gran da fare. Cinque sono i fiumi in cui l’uomo ha messo mano in Spagna. Fra cui, indovinate un po’, il Turia. Con interventi di «ripristino morfologico» e di «miglioramento della governance». Il progetto prende di mira la diga di Benageber costruita negli anni Cinquanta sotto Franco. Questa diga avrebbe «significativamente alterato il regime idrogeologico a valle del fiume Turia». Ha messo in pericolo la fauna del fiume riducendo la portata del fiume e facendo aumentare la temperatura dell’acqua. Quindi il progetto di riqualificazione si è posto l’obiettivo di aumentare la portata del fiume lungo 17 km a valle della diga. Avete capito di cosa si preoccupavano gli ecologisti iberici? Di aumentare la portata del fiume. Quel fiume Turia che oggi è esondato. Di questo si occupavano. Le misure hanno consentito di ripristinare la portata di 1,2 metri cubi così da favorire la ripopolazione della fauna. Le loro conclusioni sono queste: «L’aspetto più innovativo di questo progetto di ripristino sta nell’impianto di flussi ambientali. Un tipo di misura che si è dimostrata essere importante per le dinamiche geomorfologiche ed ecologiche dei fiumi regolamentati. Significative implicazioni dei servizi ambientali offerti. Grazie a tutto questo è migliorata la governance del fiume». Ora non so voi. Ma io non ci ho capito un tubo se non che hanno aumentato la portata del fiume (volume di acqua misurato in metri cubi che passa attraverso una determinata sezione verticale di un solco fluviale nell’unità di tempo) e che non gli importava un accidente della sicurezza delle comunità che abitavano attorno. Infatti, si preoccupavano della fauna, mica dei valenciani. Buttando un occhio invece ai report della World Fish Migration - chiamati Dam Removal Progress (progressi nella rimozione delle dighe) e diffusi anche dal Cirf- indovinate un po’ qual era considerato il Paese modello da cui prendere esempio per rimuovere le dighe? La Spagna. Che nel solo 2021 ne aveva rimosse ben 133 di dighe di cui una sul fiume Turia. Cominciamo forse a capirci qualcosa, no? Ma veniamo al nostro sterile dibattito interno. Il primo ad esondare è stato ovviamente Tozzi (Mario non Umberto si intende). Il geologo divulgatore e pasdaran di tutte le misure green, senza le quali, a suo dire si scatenerebbe ciclicamente ogni tipo di apocalisse come appunto a Valencia, tuona assertivo dalle colonne della Stampa giovedì 31 ottobre. Giorno in cui tutti e tre i principali quotidiani (Repubblica, Corriere e Stampa) aprono in prima utilizzando appunto il «sobrio» termine «apocalisse». «Un «fate presto» globale» scriveva Martino Cervo qui su La Verità venerdì. Tozzi tuona: «Non c’è spazio per le vecchie soluzioni di adattamento» che tradotto significa più o meno questo: se so che deve nevicare non rinforzo il tetto ma faccio non nevicare. Lucidissimo direi. Tozzi dice che «bisogna agire sulle cause, azzerare le emissioni climalteranti, oggi». Cioè rottama la tua utilitaria diesel o benzina che sia e il Turia non esonderà più. E siccome dopo l’apocalisse arriva il giudizio universale, Tozzi è netto e assertivo: «Sulle cause dell’attuale crisi climatica la discussione tra gli scienziati è chiusa da tempo con l’attribuzione delle responsabilità all’uomo». La discussione «si riaprirà solo con nuovi dati». Ecco, forse qualche dato lo abbiamo.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.