2023-04-01
Come ti sostengo la famiglia omo: basta demolire quella tradizionale
Massimo Recalcati (Imagoeconomica)
Evitando di parlare di utero in affitto, Massimo Recalcati «scopre» che padre e madre sbagliano.Deve avere una nostalgia canaglia di mamma e papà. Li cita a pioggia (11 volte l’una, 11 volte l’altro, sempre in coppia) nelle tre cartelle scarse in cui demolisce la famiglia tradizionale per esaltare quella omogenitoriale, oggi più trendy come la montatura nerd dei suoi occhiali. Il pontifex degli psicoterapeuti da talk show Massimo Recalcati esibisce la fortuita contraddizione - piacerebbe a Woody Allen - in un pensoso commento su La Repubblica, che ha il suo zenit nella frase: «La natura eterosessuale dei genitori non è sufficiente a garantire una buona educazione e dunque una buona crescita della vita del figlio». Ma pensa. E perché, di grazia? «Generare un figlio non significa di per sé essere una madre e un padre. Madre e padre si diventa».È il mestiere dei genitori, amorevole e faticoso, che nei leggendari manuali di puericultura boomer anni Novanta (il Bernardi, il Bettelheim) veniva sviscerato a pagina tre. Una scoperta che Cornelia, madre dei Gracchi, fece 2000 anni fa e Maria Montessori aggiornò nel secolo scorso. Ma che non impedisce all’editorialista principe delle coscienze woke di far sua in chiave gay con un’interpretazione vagamente rafferma: «La cura non scaturisce dal sangue ma dal dono della cura, dalla pazienza e dal decentramento del proprio io che fanno spazio alla vita del figlio». Questo per dimostrare, con circonlocuzioni accademiche a giustificare le parcelle, che per diventare bravi genitori non può esistere privilegio biologico ma basta l’amore, quindi la categoria può tranquillamente estendersi agli omosessuali.Poiché non esiste statistica a sostenere l’assunto (a livello planetario il fenomeno riguarda uno zero virgola con punte percentuali in California e sulla Fifth Avenue) Recalcati procede nel modo più scontato: demolisce la famiglia naturale prendendo a esempio le bassezze comportamentali di alcuni suoi pazienti. «Una gamma di disastri di mamme e papà eterosessuali, genitori biologici, che spazia dalla totale indifferenza all’intrusione più o meno violenta. Le sfumature fra questi due poli sono variegate: arroganza, irresponsabilità, litigi quotidiani con il coniuge, separazioni burrascose che coinvolgono senza alcuna tutela i figli, soprusi, ricatti, assenza di rispetto, abbandoni, maltrattamenti, abusi, umiliazioni, imposizioni autoritarie, dipendenza affettiva». Praticamente stila un vademecum di fragilità dell’essere umano, etero e (per proprietà transitiva) omo che sia. Si potrebbe facilmente controbattere che a meno di miracoli, un soggetto arrogante, litigioso, irresponsabile e magari capace di massacrare dei bambini in una scuola del Tennessee si trova anche sul pianeta Lgbtq+. Nella sua sinfonia scritta Recalcati enfatizza gli eccessi e opportunamente tace sulla normalità dei comportamenti del 90% delle persone, tralasciando le efferatezze del Conte Ugolino forse perché era un fan di Francesco Alberoni. Il tocco di classe arriva quando lo psicanalista della «cura» (nel senso della canzone di Franco Battiato) tralascia le meraviglie dell’utero in affitto e porta ad esempio di successo le adozioni, sottolineando giustamente che in molti casi funzionano meglio dei parti biologici. «Ciò che conta è la capacità di amore nei confronti del figlio». Si dimentica però di aggiungere che anche in quel caso, almeno in Italia, la faccenda riguarda una mamma e un papà. Come quelli che lui stesso involontariamente evoca per 22 volte. Il ragionamento - anzi l’esplorazione dell’ovvio come l’avrebbe definita Indro Montanelli -, scorre secondo la procedura dialettica cara al pensiero transgender, che da una parte criminalizza la famiglia naturale e dall’altra esalta i propri paradisi immaginari tendenza Netflix. Socialismo in purezza in salsa arcobaleno. Poi a sinistra si scandalizzano se qualcuno rimpiange Verdiglione.