Secondo i dati dei controlli alle frontiere, nella maggior parte dei barattoli da Pechino il contenuto è allungato con sciroppi di zucchero. Una frode favorita dalla scarsa attenzione del maggior importatore: la Germania.
Secondo i dati dei controlli alle frontiere, nella maggior parte dei barattoli da Pechino il contenuto è allungato con sciroppi di zucchero. Una frode favorita dalla scarsa attenzione del maggior importatore: la Germania.Copa e Cogeca, le due maggiori organizzazioni del mondo dell’agricoltura a livello europeo, lo denunciavano da anni. Ma ora ci sono anche le prove, ufficiali, certificate dall’Olaf, l’Ufficio europeo antifrode, e del Ccr, il Centro comune di ricerca dell’Unione, che hanno analizzato 320 lotti di mieli importati da Paesi extra Ue (103 campioni prelevati alle frontiere; in Italia sono stati acquisiti 8 campioni) e ha scoperto che nel 46% dei vasetti non c’era puro nettare delle api ma diversi tipi di sciroppi di zucchero che, secondo la normativa europea, sono vietati.Si tratta di una vera e propria frode alimentare, basata su una tecnica consolidata: il poco miele contenuto nei vasetti viene «allungato» con gli sciroppi di zucchero ricavati dal riso, dal grano oppure dalla barbabietola da zucchero, poi ulteriormente aggiustato» con additivi e coloranti per farlo sembrare... miele vero. In passato si utilizzavano melasse ricavate dall’amido di mais o dalla canna dal zucchero. Tutto questo, ovviamente, permette di abbassare enormemente i costi di produzione. Tornando ai controlli, ben 147 sono stati i lotti analizzati e trovati non conformi ai requisiti della direttiva Ue sul miele. In particolare, i lotti di miele contraffatto provenivano per la maggior parte dalla Cina (88), Ucraina, Argentina, Messico, Brasile e Turchia. Anche i prodotti in arrivo dalla Gran Bretagna sono risultati contenenti falso miele. Anzi, per essere precisi, la totalità dei campioni è risultata non in regola. Questo perché Oltremanica viene importato molto miele extra Ue. Nella maggior parte dei campioni risultati contraffatti il miele era dichiarato come «millefiori» (77% del totale), «monoflorale» (11%), mentre il resto era di «origine botanica sconosciuta».Non ci sono veri e propri rischi per la salute, ma questa pratica rappresenta comunque una frode che colpisce le tasche dei consumatori e i piccoli produttori onesti che non «tagliano» il miele che producono con dei derivati. Si tratta di un circolo vizioso: un chilo di miele importato in Ue costa circa 2,3 euro, secondo le stime tracciate dalla stessa Ue nel 2021. La stessa quantità di uno sciroppo di zucchero ricavato dal riso costa, invece, tra i 40 e i 60 centesimi di euro.Commentando i risultati dell’indagine, Stanislav Jaš, presidente del gruppo di lavoro «Miele» di Copa e di Cogeca, ha dichiarato: «L’indagine mostra chiaramente da dove provengono i problemi. Se quasi un campione di miele su due importato nell’Ue è adulterato, significa che il 20% di tutto il “miele” consumato è adulterato. Stiamo vivendo un vero e proprio disastro agricolo».L’Europa, infatti, è il secondo importatore mondiale di miele dopo gli Usa: ne acquista circa 175.000 tonnellate per coprire il 40% del mercato. Così, se la Cina (ma in futuro lo stesso rischio è rappresentato da Paesi che stanno diventando grandi esportatori, come Vietnam e India) sta invadendo il mercato europeo di miele taroccato (nel 2022 da Pechino sono arrivate oltre 68.000 tonnellate di miele, seguita da Ucraina e Argentina), Pechino non potrebbe avere successo senza una talpa, un «basista», all’interno dei confini dell’Unione visto che è in capo agli Stati membri la gestione in casa di controlli e analisi.E questa quinta colonna del Dragone è stata individuata nella Germania. Berlino è il principale importatore a livello europeo del prezioso frutto del lavoro delle api ma non solo sarebbe stata poco attenta, avrebbe addirittura ostacolato le indagini promosse dalla Commissione europea, portando a compimento molti meno controlli rispetto a quelli concordati. A seguire, nella poco invidiabile classifica del permissivismo, c’è il Portogallo. Questa concorrenza sleale sta mettendo gli apicoltori (in Italia, secondo l’ultimo censimento, sono 72.020: 53.464 producono per autoconsumo e 18.556 sono apicoltori con partita Iva per il mercato) professionisti in ginocchio. Il climate change e l’incremento dei prezzi hanno colpito la produzione 2022. A questa situazione si aggiunge la battaglia contro il miele d’importazione taroccato.Secondo alcune stime, nei prossimi anni l’Ue potrebbe perdere un terzo dei propri alveari. Aumentando fatalmente la quantità di miele d’importazione.
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