2024-12-30
Facile da pescare e non inquinato. Perché lo sgombro è amato da tutti
Consumato dagli uomini ma pure dagli altri pesci, per le sue dimensioni ridotte trattiene meno sostanze tossiche del tonno, rispetto a cui è una alternativa più economica. Ed è ottimo sia fresco sia conservato.Lo sgombro è un pesce protagonista del nostro mare che appartiene alla famiglia Scombridae, al genere Scomber, alla specie scombrus: il suo nome scientifico è Scomber scombrus. Lo conosciamo come sgombro, ma potrete sentirlo chiamare anche scombro, lacerto e maccarello. Protagonista, si diceva, perché è consumato dagli esseri umani, da altri animali nei mangimi dei quali finisce e, infine, perché nutre i pesci più grandi di lui per i quali è preda come, per esempio, il tonno. E d’altronde in questo continuo do ut des che è spesso la catena alimentare, anch’esso mangia di tutto e di più: plancton, meduse, pesciolini come la sardina oltre a uova e larve di pesci, gamberi, e molluschi. I rapporti tra tonno e sgombro non riguardano solo l’alimentazione del primo. Entrambi fanno parte della famiglia Scombridae, alla quale appartengono ben 54 specie di pesci ossei marini dell’ordine Perciformes, non tutte presenti nel Mediterraneo, importantissime per l’alimentazione umana e oggetto di pesca in tutto il mondo. Di questa famiglia, nel Mediterraneo, oltre allo sgombro, abbiamo tonno e palamita. Lo sgombro non può mai raggiungere le dimensioni dei tonni, il suo massimo di lunghezza sono 50 centimetri e di solito si pesca di 15-20 centimetri. Può vivere sia in superficie sia in profondità, fino a 200 m di profondità, sia in costa sia al largo. Al largo si rifugia nei periodi in cui il mare è freddo, per poi iniziare a tornare verso costa quando la temperatura si trova tra 11 e 14 gradi, in primavera, quando, anche, deposita le uova. Il periodo di pesca ideale dello sgombro è dopo la sua riproduzione, in modo da non intaccare la rigenerazione di questa preziosa popolazione marina. Lo sgombro vive e si muove in banchi e la sua pesca principale avviene al largo, con la tecnica delle reti di circuizione. Si tratta di una tecnica usata per le specie che vivono in banco, più piccole dello sgombro, come le sardine, o anche più grandi, come il tonno. I banchi vengono attirati, di notte, con fonti luminose e una volta che il banco è lì gli si avvolge intorno la rete di circuizione il cui bordo superiore galleggia grazie ad appositi elementi fatti di sughero, mentre quello inferiore scende a fondo in virtù dei pesi di piombo che ci sono attaccati. Dopo, si chiude la parte inferiore della rete e poi si recuperano gli esemplari catturati con una specie di grande retino detto coppo. La facilità di pesca e le sue notevoli caratteristiche nutrizionali e in generale alimentari fanno dello sgombro un pesce molto apprezzato dalla pesca e dal commercio. Proprio per questo motivo bisogna fare attenzione a non pescarne troppo. La Iucn, Unione internazionale per la conservazione della natura, ha inserito lo sgombro nella Lista rossa dei pesci ossei marini, stilata con ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e Federparchi, nella categoria «vulnerabile» (la terza più allarmante dopo «in pericolo critico» e «in pericolo»). Lo sgombro nella nostra parte di mondo si trova nel Mar Mediterraneo (Mar Nero compreso), nel quadrante nord del Mar Atlantico, nei mari d’Islanda, Groenlandia e Canada. Nella nostra alimentazione, sia esso fresco, sia esso conservato sott’olio o al naturale, rappresenta un pesce davvero fondamentale, sebbene poco riconosciuto. Fondamentale anche perché si propone come alternativa economica al tonno, ben più costoso, sia fresco sia conservato, esattamente come lo sono le acciughe che però hanno dimensioni più piccole. Le dimensioni dello sgombro sono un suo punto forte: più grandi di acciughe e sardine, le dimensioni maggiori ma comunque mai grandi come quelle del tonno garantiscono che nelle sue carni non ci possano essere troppi inquinanti. L’assenza di inquinanti è garantita anche nelle sardine, così come nelle acciughe, che però sono più scoccianti da spinare, restando sempre qualche spinetta laterale, rispetto allo sgombro. A proposito di spine di sgombro, nel film di animazione del 2013 Si alza il vento di Hayao Miyazaki, il personaggio di Jiro dice, guardandone una: «È splendida, no? Non pensi sia una curva meravigliosa?». Il suo interlocutore Honjo risponde: «Ma tu, è per guardarne le spine che mangi sgombro?». Il grande romanziere britannico David Herbert Lawrence vissuto tra Ottocento e Novecento ha scritto: «Vi sono miriadi di pesci nel mare… Forse… Ma a quanto sembra, la stragrande maggioranza è composta da sgombri o aringhe, e se non si è uno sgombro o un’aringa, si hanno scarsissime probabilità di incontrare altri tipi di pesci nel mare».
Kim Jong-un (Getty Images)
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È stato pubblicato sul portale governativo InPA il quarto Maxi Avviso ASMEL, aperto da oggi fino al 30 settembre. L’iniziativa, promossa dall’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali (ASMEL), punta a creare e aggiornare le liste di 37 profili professionali, rivolti a laureati, diplomati e operai specializzati. Potranno candidarsi tutti gli interessati accedendo al sito www.asmelab.it.
I 4.678 Comuni soci ASMEL potranno attingere a queste graduatorie per le proprie assunzioni. La procedura, introdotta nel 2021 con il Decreto Reclutamento e subito adottata dagli enti ASMEL, ha già permesso l’assunzione di 1.000 figure professionali, con altre 500 selezioni attualmente in corso. I candidati affrontano una selezione nazionale online: chi supera le prove viene inserito negli Elenchi Idonei, da cui i Comuni possono attingere in qualsiasi momento attraverso procedure snelle, i cosiddetti interpelli.
Un aspetto centrale è la territorialità. Gli iscritti possono scegliere di lavorare nei Comuni del proprio territorio, coniugando esigenze professionali e familiari. Per gli enti locali questo significa personale radicato, motivato e capace di rafforzare il rapporto tra amministrazione e comunità.
Il segretario generale di ASMEL, Francesco Pinto, sottolinea i vantaggi della procedura: «L’esperienza maturata dimostra che questa modalità assicura ai Comuni soci un processo selettivo della durata di sole quattro settimane, grazie a una digitalizzazione sempre più spinta. Inoltre, consente ai funzionari comunali di lavorare vicino alle proprie comunità, garantendo continuità, fidelizzazione e servizi migliori. I dati confermano che chi viene assunto tramite ASMEL ha un tasso di dimissioni significativamente più basso rispetto ai concorsi tradizionali, a dimostrazione di una maggiore stabilità e soddisfazione».
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Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)