2025-03-20
Evocando le «minacce esistenziali» trovano la scusa per farci obbedire
Anche la Corte penale, che chiede aiuto a Bruxelles, sfrutta la politica dell’allarmismo.Sono tempi apocalittici. La vita non è più l’inevitabile rincorrersi di positivo e negativo, ma un drammatico susseguirsi di spaventose biforcazioni: ogni questione è «di vita o di morte», ogni ostacolo è inevitabilmente «minaccia esistenziale». Ieri, a Bruxelles, l’Eurocamera ha ospitato in audizione Tomoko Akane, presidente della Corte penale internazionale. Costei, con tono allarmato, ha spiegato che la Cpi è sotto attacco da parte di «attori fondamentali. Diversi funzionari rappresentanti eletti, me compresa, sono oggetto di mandato d’arresto della Russia per il lavoro svolto in Ucraina. E nel 2023 la Corte è stata bersaglio di un attacco informatico sofisticato con il chiaro obiettivo di effettuare azioni di spionaggio. Oggi la Corte», ha proseguito Akane, «sta affrontando una minaccia esistenziale da parte degli Stati Uniti sotto forma di sanzioni. Mi presento oggi davanti a voi perché la Corte ha bisogno del sostegno dell’Ue per sopravvivere». Bisogna che l’Ue aiuti la Corte: è questione esistenziale, di vita o di morte. E, appunto, non è certo la sola. Il Libro bianco sul futuro della Difesa europea, un documento strategico appena approvato dalla Commissione Ue, invita a stare in permanente allerta poiché la Russia rappresenta una «minaccia esistenziale» per l’Europa. Non stupisce. Un paio di settimane fa, Emmanuel Macron ha dichiarato che Mosca rappresenta una «minaccia esistenziale» per l’Unione europea e la Francia. Non molto tempo prima, il medesimo concetto era rimbalzato sulla bocca di Kaja Kallas, secondo cui «la Russia rappresenta una minaccia esistenziale per la nostra sicurezza oggi, domani e fino a quando non investiremo in modo sufficiente nella nostra Difesa». In effetti, anche Ursula von der Leyen - quando si è trattato di fare ricorso all’articolo 122 dei trattati europei per portare il ReArm Europe direttamente al Consiglio Ue - ha insistito sul fatto che «l’intenzione non è quella di aggirare il Parlamento ma si tratta di un’emergenza esistenziale». Il discorso è molto chiaro: o si fa ciò che le burocrazie e le cancellerie europee decretano, oppure non sopravviveremo. Usare il termine «esistenziale» è il nuovo modo per decretare che non vi sia alternativa (there is no alternative): o così o niente, dunque adeguatevi. Non è difficile da comprendere: se una sfida è esistenziale, colui che la pone sta direttamente minacciando la nostra sopravvivenza, ergo occorre toglierlo di mezzo in ogni modo possibile. Solo il Nemico Assoluto pone minacce esistenziali, e a tali minacce si deve reagire con azioni altrettanto potenti e fatali. Dopo tutto, sono in gioco la vita e la morte, non si può tentennare né avere mezze misure. In questo contesto, la vita è soltanto feroce lotta per la sopravvivenza in cui non vi è spazio per la mediazione, per la conciliazione e in buona sostanza per la politica. Chiaro: vi sono, talvolta, questioni che davvero riguardano la vita e la morte. Ma sono casi estremi, rari. Invece oggi è tutto esistenziale. La scorsa estate, Joe Biden si diceva determinato a sconfiggere la «minaccia esistenziale» incarnata da Donald Trump. Persino Liz Cheney arrivò a sentenziare che The Donald fosse una «minaccia esistenziale» per gli Stati Uniti. Eppure, guarda un po’, Donald ha vinto e gli Usa non sono implosi. Più semplicemente, i democratici dovevano alzare il tasso di ansia, spingere gli elettori a votare sotto una robusta pressione emotiva: o noi o loro e ne resterà soltanto uno. Più di recente, è stato Justin Trudeau a lanciare l’allarme: «Il Canada deve affrontare una sfida esistenziale a causa delle minacce di Trump», ha detto alla stampa. Il Male Assoluto non deve prevalere, il Nemico va abbattuto altrimenti saremo abbattuti noi. E mica si tratta soltanto di Trump o di Putin. Per il Consiglio Ue il cambiamento climatico è una «minaccia esistenziale». Concetto ribadito, a Davos, da Andrea Illy, che ha definito «minaccia esistenziale» il riscaldamento globale. Di nuovo, nulla di inedito: il climate change è presentato come «minaccia esistenziale» in tutti i documenti ufficiali del Green deal europeo. È una vita sotto ricatto: o si cambia e si obbedisce alle direttive che giungono dall’alto o si muore. Hamas è una minaccia esistenziale per Israele, le auto cinesi sono una minaccia esistenziale per Ford, l’intelligenza artificiale è una minaccia esistenziale per gli umani, la Russia è una minaccia esistenziale per l’Ucraina, la Nato è una minaccia esistenziale per la Russia, il riscaldamento è una minaccia esistenziale per il pianeta secondo l’Ipcc, il Covid era una minaccia esistenziale per tutti noi, il cambio di sesso è imprescindibile perché stare nel corpo sbagliato è una minaccia esistenziale per i ragazzini che altrimenti si suicidano. E via esistenzializzando. La minaccia esistenziale è in realtà totalmente opinabile e soggettiva, dipende dagli umori e dalle emozioni ma viene presentata come oggettiva e ineludibile, finisce immancabilmente in cima alla lista delle preoccupazioni. Viene da chiedersi, a questo punto, se vi siano minacce non esistenziali, questioni che non siano di vita o di morte, faccende in cui non ci si giochi la sopravvivenza. Perché se siamo circondati da tanto orrore e chiamati costantemente a scelte radicali, tutto il resto è destinato a perdersi in sottofondo, a svanire nella nebbia. Come possiamo occuparci di fare la spesa o riparare l’auto se attorno a noi ci sono tante e tali emergenze? A questo punto, conviene che tutto diventi una aspra lotta per la sopravvivenza. Toccherà recarsi dal carrozziere e intimorirlo: «Presto mi riassesti il veicolo, è faccenda esistenziale!». E il salumiere? Subito ci incarti due etti di crudo, urge un panino che abbiamo una fame esistenziale. È esistenziale trovare parcheggio, reperire un idraulico, leccarsi le dita dopo aver mangiato i noti snack: vivere senza non si può. Più o meno, siamo al livello di elaborazione politica dei venditori ambulanti di una volta: bambini piangete che la mamma ve lo compra. Un tempo era il cocco bello, oggi sono le armi, ma poco cambia.