2023-02-02
Evaso il sicario della ‘ndrangheta. Scontava l’ergastolo a casa del papà
Massimiliano Sestito (Ansa)
Massimiliano Sestito uccise un carabiniere nel 1991 ed era recidivo. Però si trovava ai domiciliari.Non basta essere ergastolano, aver ucciso un carabiniere, attendere sentenza per l’ennesimo omicidio e neppure la conclamata abilità nella fuga. I criminali più incalliti e feroci non devono disperare. Anche per loro c’è speranza, come dimostra fulgidamente l’evasione dagli arresti domiciliari di Massimiliano Sestito, spietato killer di ’ndrangheta. Persino uno con i suoi trascorsi criminali può godere in Italia del privilegio di scontare la pena nell’appartamento paterno. A Pero, nel milanese. Mica in carcere, ci mancherebbe.Dopo aver manomesso il braccialetto elettronico, s’è dileguato il 30 gennaio scorso, in tarda serata. I carabinieri erano lì per il solito controllo. Sestito, invece, no. Scomparso. Era già stato condannato a trent’anni per l’omicidio dell’appuntato Renato Lio, ucciso il 20 agosto 1991. Posto di blocco a Soverato, in provincia di Catanzaro: la sua pattuglia ferma una macchina, con tre giovani a bordo. Mentre il collega controlla i documenti, Sestito gli spara tre colpi a bruciapelo. Perfino i boss calabresi l’avrebbero redarguito per quel barbaro assassinio. Dopo una latitanza durata un anno, il killer viene arrestato. Primo grado: ergastolo. Appello: trent’anni. La sua vittima è insignita dal Quirinale della medaglia d’oro al valor civile «alla memoria». Due anni fa gli dedicano una caserma nel Cosentino.Il fuggiasco era adesso in attesa di sentenza della Cassazione anche per un altro omicidio: quello del boss Vincenzo Femia, calabrese della cosca di San Luca ma residente a Roma, dov’era considerato malavitoso di spicco. Viene ucciso da un commando il 24 gennaio 2013 a Castel di Leva, periferia capitolina. Già: perché, nel mentre, Sestito era già fuori. Nove colpi sull’Ardeatina. Un scontro tra ’ndrine, per controllare il traffico di cocaina nella capitale. Sestito è condannato in primo grado, ancora una volta, all’ergastolo. Poi, però, viene assolto nel 2019 dalla Corte d’appello. Perché allora non concedere al killer catanzarese i meritatissimi domiciliari? Scarcerato a Terni, dal 12 gennaio scorso si trova dunque a scontare una mite pena casalinga, in attesa del decisivo verdetto della Cassazione, previsto per domani: 3 febbraio 2023.Invece, Sestito ora è latitante. Del resto, era già fuggito nell’agosto 2013, durante un permesso premio. Ovvio: perché non gratificare un galantuomo già condannato in via definitiva per aver ucciso un brigadiere, durante un banale controllo stradale? La squadra mobile di Roma lo cattura un mese dopo. In una sperduta casupola di campagna, come Bernardo Provenzano? O in un diabolico covo cinto da fiancheggiatori, come Matteo Messina Denaro? Macché, Sestito si gode il tepore settembrino sulla spiaggia di Palinuro, assieme a un amico, che generosamente lo ospita. Le beffarde foto scattate al momento dell’arresto lo ritraggono baciato dal sole, con lo sguardo verso il bagnasciuga, i capelli tagliati di fresco, un costumino nero aderente, il telo da male azzurro. E, finalmente, le manette ai polsi.Vuoi non premiare nuovamente uno così? Domiciliari. A Pero. A casa di papà. «Darò uno squillo al ministro per capire chi è il giudice che ha deciso. Quel killer doveva essere in galera ed era invece ai domiciliari», commenta Matteo Salvini, leader della Lega. Già: una telefonatina a Carlo Nordio, ai piani altissimi di via Arenula, non guasterebbe. Soprattutto adesso, mentre si discute di ammorbidire il carcere duro. «Puntiamo su una profonda riforma della Giustizia: separazione delle carriere, responsabilità civile del giudice che sbaglia. Certo, il ministro può approvare le leggi migliori al mondo, ma se poi qualcuno lascia uscire un ergastolano...» dice Salvini. «Però, ci sarà nome e cognome di chi ha firmato questo permesso». Attendiamo fiduciosi.
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