2024-05-15
Il via libera francese all’eutanasia fa gola a massoni e assicurazioni
A Parigi riparte l’iter per legalizzare la «dolce morte». Tra le proposte, pure quella di una mutua privata volta a sopprimere anche chi non ha prognosi infausta. Una loggia, invece, suggerisce il suicidio perfino per i minori.Il progetto di legge per la legalizzazione di eutanasia e suicidio assistito ha ripreso il suo iter nel parlamento francese, mentre certe logge massoniche e assicurazioni private già pensano alle estensioni della futura legge. Dopo le audizioni dei rappresentanti della società civile svoltesi nelle scorse settimane, lunedì la commissione speciale dell’Assemblea Nazionale, composta da 71 deputati di tutti gli schieramenti, ha iniziato l’esame dei 1.869 emendamenti presentati alla Camera bassa del parlamento transalpino. I partiti all’origine della maggior parte degli emendamenti sono i Républicains (Lr) di Eric Ciotti, aderenti al Partito Popolare Europeo, e il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella alleato della Lega in Europa. In totale, le due forze politiche hanno scritto 882 emendamenti, in gran parte contrari all’eutanasia e al suicidio assistito. I deputati di Renaissance, il partito di Emmanuel Macron, sono invece gli autori di 281 emendamenti. Gli onorevoli hanno chiesto correzioni su tutto, compreso il titolo del progetto di legge. Questo perché il governo ha scelto di parlare di «aiuto a morire», ma bisogna essere ciechi e sordi per non capire che, in realtà, la squadra guidata dal premier Gabriel Attal intende permettere a delle persone fragili il ricorso all’eutanasia o riconoscere loro il diritto di suicidarsi con l’assistenza di terzi. Anche di fronte alle evidenze, il ministro della Salute, Catherine Vautrin, è riuscito a dichiarare al quotidiano Sud-Ouest che l’esecutivo ha scritto un «testo equilibrato». Eppure certi passaggi di questo «testo equilibrato» sono estremamente vaghi e lasciano la porta aperta a derive estreme. Ad esempio, il governo ha preferito parlare di «cure di accompagnamento» invece che di «cure palliative», forse perché queste ultime non sono accessibili in egual modo in tutte le regioni francesi. In effetti, per il deputato di Rn Christophe Bentz, prima di parlare di eutanasia sarebbe stato necessario «avere delle strutture di cure palliative un po’ ovunque in Francia». Secondo l’onorevole di Lr, Patrick Hetzel, questa definizione «lascia pensare che ci sia una sorta di continuum tra le cure palliative e l’eutanasia», ma il rischio è quello di provocare un «effetto domino» volto a rimettere in discussione «il principio dell’inviolabilità della vita umana». Anche a sinistra non c’è l’unanimità sulla «dolce morte». Il deputato comunista Pierre Dharréville e quello socialista Dominique Potier sono contrari al progetto di legge. Per il secondo onorevole, la possibilità concreta di accedere a delle cure palliative «cambia la prospettiva al desiderio di farla finita» delle persone eventualmente interessate a eutanasia o suicidio assistito. Quale che sia la definizione del concetto di cure palliative o di «aiuto a morire», c’è già chi chiede un ricorso ancora più facile alla morte. Il 25 aprile scorso, in audizione parlamentare, il gran maestro del Grande Oriente di Francia (Godf), Guillaume Trichard, si è detto favorevole all’estensione ai minorenni dell’accesso all’eutanasia e suicidio assistito. «Quando si hanno 17 anni e sei mesi e si è autorizzati a guidare» (in Francia, ndr) e «potenzialmente, a provocare un incidente stradale» ha detto il capo del Godf «credo che si sia in grado di discernere» sul fine vita. Per Trichard «si tratta di una questione amministrativa». Per Frédérique Moati, della Grande Loggia Femminile di Francia (Glff) «una legge che depenalizza le persone interessate da questo atto (impartire la morte, ndr) è il minimo perché si possa avere della gente che vive dignitosamente». Va detto anche che per Michel Hannoun, della Gran Loggia di Francia, nella futura legge dovrà invece esserci un limite di età per poter ricorrere alla dolce morte.A favore del ricorso al suicidio assistito si è espressa anche una delle mutuelle francesi, le casse private che coprono parte delle spese sanitarie di dipendenti e pensionati transalpini. In una tribuna pubblicata da Le Monde ad aprile, il presidente della mutua Mgen, Matthias Savignac, insieme a quello dell’Associazione per il diritto a morire nella dignità, Jonathan Denis, hanno invocato il principio di uguaglianza per giustificare l’aiuto a farla finita. I due presidenti hanno chiesto apertamente che la futura legge non preveda la condizione del «rischio di morte» (ovvero una prognosi infausta) per poter ricorrere al suicidio assistito da parte di un malato. Invece per Jean-Marc Sauvé, ex vicepresidente del Consiglio di Stato, l’aiuto a morire «è l’ultima astuzia del liberalismo per risparmiare sullo Stato-provvidenza». Critico sul progetto di legge anche un collettivo di farmacisti che, su Le Figaro, ha denunciato che la potenziale futura norma non riconoscerebbe il diritto all’obiezione di coscienza alla categoria. Anche vari vescovi francesi hanno riaffermato la contrarietà della Chiesa cattolica alla «dolce morte». Purtroppo però un sondaggio Ifop, realizzato tra fine aprile e inizio maggio, rileva che poco più dell’80% dei cattolici praticanti francesi è a favore di eutanasia e suicidio assistito. Un dato che forse indurrà qualche prelato transalpino a parlare meno di ecologia e più di Gesù Cristo.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)