2025-01-21
«I cittadini europei non vogliono morire per l'auto elettrica»
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Carlo Fidanza (Imagoeconomica)
Un report documenta lo scetticismo dei cittadini per la transizione green. Duro attacco del capodelegazione di FdI al Parlamento europeo Carlo Fidanza: «I dati del sondaggio europeo condotto da Polling Europe dimostrano ancora una volta la necessità di procedere a una transizione graduale, impostata sulla neutralità tecnologica e sulla libertà di scelta dei consumatori. È tempo di agire».
Un report documenta lo scetticismo dei cittadini per la transizione green. Duro attacco del capodelegazione di FdI al Parlamento europeo Carlo Fidanza: «I dati del sondaggio europeo condotto da Polling Europe dimostrano ancora una volta la necessità di procedere a una transizione graduale, impostata sulla neutralità tecnologica e sulla libertà di scelta dei consumatori. È tempo di agire».Intorno alla transizione green e all'auto elettrica aleggia lo scetticismo e la preoccupazione dei cittadini europei. Questa volta a ribadire l'ovvietà è un'indagine condotta da Polling Europe per conto di Ecr, il Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, sulla base di oltre cinquemila interviste rivolte a un campione rappresentativo della popolazione tra il 28 novembre e il 7 dicembre dello scorso anno. Per una volta, quindi, il dogma green si è impaludato nella realtà, ben al di sotto dell'Olimpo dei tecnici e dei burocrati, più precisamente dinanzi alla diffusa percezione di suicidarsi e svendere la propria sovranità nazionale.Seguendo i dati del report, infatti, il 37% degli intervistati ritiene che la crisi dell'industria automobilistica sia dovuta all'imposizione dell'Unione Europea di puntare esclusivamente sulla mobilità elettrica, in un modello unico avulso dalle realtà nazionali e dalle eccellenze locali. Altre due rilevanti porzioni degli intervistati - il 29% e il 24% - fanno eco a questa prospettiva accusando la Cina di concorrenza sleale e le stesse istituzioni europee di scelte industriali sbagliate.Ancora più radicata è l'ostilità verso le promesse e i sacrifici green. La maggioranza degli intervistati, esattamente il 57%, ritiene infatti che le auto elettriche inquinano maggiormente o ugualmente rispetto ai veicoli a benzina. E un'altra fetta simile degli intervistati non reputa credibile la possibilità di alimentare le auto elettriche interamente con fonti rinnovabili entro il 2035.Guardando al futuro, invece, il 70% degli intervistati è consapevole dei divieti previsti dall'Unione di immettere sul mercato nuove auto diesel o benzina dal 2035. Al riguardo i pareri contrari sovrastano i giudizi favorevoli - il 58% contro il 34% - lamentando i costi eccessivi, le difficoltà di ricarica e la scarsa autonomia delle auto elettriche. Non è un caso che quasi il 40% degli intervistati sia favorevole alla revisione della normativa, mentre oltre il 30% chieda, come minimo, più tempo alle industrie e ai cittadini per adeguarsi. Si sono espressi in tal senso soprattutto gli intervistati italiani. Evidentemente nel Belpaese la cultura industriale e automobilistica persiste ed è percepita, anzi, come un patrimonio da difendere.Ha tirato le fila e tratto le conseguenze politiche del report Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, a margine del convegno Restart the engine, svoltosi oggi al Parlamento europeo di Strasburgo «I cittadini europei - le sue parole - non vogliono morire per l’auto elettrica. I dati del sondaggio europeo condotto da Polling Europe per conto di Ecr dimostrano ancora una volta la necessità di procedere a una transizione graduale, impostata sulla neutralità tecnologica e sulla libertà di scelta dei consumatori. È tempo di agire, non soltanto rinviando le multe ai costruttori che stanno generando una speculazione assurda a vantaggio ancora una volta dei produttori extra-Ue ma riaprendo l’intera partita».«Per questo non si può - ha proseguito - più aspettare e ci auguriamo che vengano meno i giochi politici che stanno impedendo al Parlamento europeo di pronunciarsi su questo tema dirimente per il futuro industriale dell’Europa. Con la nostra azione continuiamo a sostenere l’iniziativa del governo Meloni e del Ministro Urso che in Consiglio stanno guidando il fronte del buon senso».
(Esercito Italiano)
Si è conclusa nei giorni scorsi in Slovenia l’esercitazione internazionale «Triglav Star 2025», che per circa tre settimane ha visto impegnato un plotone del 5° Reggimento Alpini al fianco di unità spagnole, slovene e ungheresi.
L'esercitazione si è articolata in due moduli: il primo dedicato alla mobilità in ambiente montano, finalizzato ad affinare le capacità tecniche di movimento su terreni impervi e difficilmente accessibili; il secondo focalizzato sulla condotta di operazioni offensive tra unità contrapposte. L’area delle esercitazioni ha compreso l’altopiano della Jelovica, nella regione di Gorenjska, e il massiccio del Ratitovec, tra i 900 e i 1.700 metri di altitudine.
La «Triglav Star 2025» è culminata in un’esercitazione continuativa durata 72 ore, durante la quale i militari hanno affrontato condizioni meteorologiche avverse – con terreno innevato e fangoso e intense raffiche di vento in quota. Nella fase finale, il plotone italiano è stato integrato in un complesso minore multinazionale a guida spagnola. La partecipazione di numerosi Paesi dell’Alleanza Atlantica ha rappresentato un’importante occasione di confronto, favorendo lo scambio di esperienze e competenze.
La «Triglav Star 2025» si è rivelata ottima occasione di crescita, contribuendo in modo significativo a rafforzare l’integrazione e l’interoperabilità tra le forze armate dei Paesi partecipanti.
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Richard Gere con il direttore di Open Arms Oscar Camps (Getty Images)