2025-05-28
Venti Paesi già nel blocco arcobaleno. L’Italia è fuori dal coro dei «turbati»
Gunther Krichbaum, ministro tedesco per l’Europa (Getty Images)
Da Parigi a Madrid, appello all’articolo 7 del Tue al Consiglio degli affari generali.Venti Stati membri dell’Ue, tra cui Francia e Germania, sono pronti sospendere il diritto di voto dell’Ungheria in seno al Consiglio europeo. Il motivo, ufficialmente, è la recente messa al bando del Pride (accusa respinta da Budapest), ma la procedura invocata - l’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea (Tue) - è stata avviata dall’Europarlamento nel 2018 e fino a oggi, al netto delle varie audizioni e discussioni tenutesi nel corso degli anni, mai è stata portata a termine. Questa accelerazione, ora che Ue e Usa non sono più allineati sul conflitto ucraino e considerate le posizioni in merito di Viktor Orbán, solleva dunque qualche interrogativo. Il cuore della questione risiede in una riforma costituzionale che sancisce il primato del diritto dei bambini a un «corretto sviluppo fisico, intellettuale e morale» rispetto a qualsiasi altro diritto, eccetto quello alla vita. In quest’ottica, il diritto di riunione pubblica della comunità Lgbt, accusata di promuovere valori ritenuti dannosi per i minori, viene subordinato. Budapest ha persino autorizzato il riconoscimento facciale per tracciare i partecipanti al Pride.In occasione del Consiglio affari generali, ieri 20 Paesi si sono congiuntamente dichiarati «profondamente turbati» per l’abolizione del Pride in Ungheria e hanno chiesto la revisione di «tali misure per garantire il rispetto e la tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali di tutti i cittadini, in conformità con i propri obblighi internazionali». Tra i firmatari, oltre all’asse franco-tedesco, figurano Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Olanda (promotrice del testo), Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia. Non l’Italia, che ha deciso di non aderire. Gli Stati in questione hanno anche invitato la Commissione Ue a «usare tempestivamente e pienamente gli strumenti a sua disposizione in materia di Stato di diritto nel caso in cui tali misure non vengano riviste di conseguenza».Il riferimento è all’articolo 7 del Tue, che consente di sospendere i diritti derivanti dall’adesione all’Ue, incluso il diritto di voto in seno al Consiglio, in caso di violazione grave e persistente dei principi fondamentali sanciti dall’articolo 2 (dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani). «Non siamo ancora a quel punto», spiega un diplomatico Ue: «La lettera non è stata redatta né firmata per attivare l’articolo 7, e non accadrà oggi, ma il messaggio è chiaro: 20 Stati membri esprimono profonda preoccupazione per questa specifica situazione». L’intenzione è stata tuttavia confermata da Gunther Krichbaum, ministro di Stato per l’Europa della Germania: «Abbiamo grandi problemi con l’Ungheria», ha dichiarato. «Nessuno può rimproverarci di non aver avuto pazienza, ma è arrivato il momento di riflettere su come andare avanti e affrontare il nocciolo della questione». «Affrontare il nocciolo», ha aggiunto, «significherebbe, in ultima analisi, anche una sospensione del diritto di voto».La prima fase dell’articolo 7, in realtà, è già stata avviata dal Parlamento europeo a maggioranza di due terzi nel 2018. Tuttavia, per accertare formalmente un’«evidente rischio di violazione grave» dei valori Ue, il Consiglio deve deliberare con una maggioranza dei quattro quinti (22 Paesi), un passo mai compiuto finora anche per mancanza dei numeri. Per arrivare alla sospensione del diritto di voto, serve poi la seconda fase: il Consiglio europeo, composto dai capi di Stato o di governo, deve accertare all’unanimità (escludendo lo Stato coinvolto) una «violazione grave e persistente», previa approvazione del Parlamento europeo e dopo un dialogo con lo Stato in questione. L’iter per arrivare all’esclusione dal diritto di voto, dunque, è piuttosto difficile da perseguire (ci si sta avvicinando alla maggioranza per concludere la prima fase dell’articolo 7). Resta tuttavia l’avvertimento a uno Stato sovrano.
Ecco #DimmiLaVerità del 16 ottobre 2025. Ospite il deputato della Lega Davide Bergamini. L'argomento del giorno è: "La follia europea dei tagli all'agricoltura e le azioni messe in campo per scongiurarli".