2024-02-14
Aste sulle emissioni. La finanza si mangia fabbriche e campi
Gli Ets, a cui nel 2026 subentrerà il Cbam, portano al deserto industriale e allargheranno le tensioni con gli Usa sui dazi. L’Unione europea ha chiuso ieri l’ennesima asta di quote di emissione di CO2. Ognuna di esse consente a chi la acquista di emettere una tonnellata di gas serra: è la tempesta scatenata dal Green new deal. In equivalente. Prezzo fissato ieri: poco sopra i 54 euro. Sono state piazzate oltre 3 milioni di quote. Nei tempi bui dell’inizio della guerra in Ucraina il prezzo era arrivato a superare i 100 euro. Prima analisi, più superficiale. È un bene che si facciano aste. Più facile che il prezzo scenda. Il problema è però nel persistere nell’applicazione dello schema Ets che, in attuazione del Protocollo di Kyoto, impone una sorta di tassa per i settori più energivori. Lo scambio di quote di emissioni ha però spinto fino agli estremi la finanziarizzazione della transizione ecologica. Creando una vera e propria spaccatura con il mondo produttivo europeo, senza contare la frattura tra Europa e resto del mondo che ovviamente si è ben guardato dal darsi la zappa sui piedi.Non soddisfatta, la Commissione a trazione socialdemocratica ha pensato bene di rendere il meccanismo obbligatorio evolvendo il groviglio di norme in un vero e proprio muro di confine. Si tratta del meccanismo Cbam (la sigla sta per Carbon border adjustment mechanism). Partirà a tutti gli effetti nel 2026, e punta a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030. La «punizione fiscale» è elemento finanziario portante del Green new deal, e senza un cambio di passo finirà per impattare direttamente sui settori dell’acciaio, dell’industria pesante e indirettamente sull’intero comparto agricolo. Nel primo caso solo i grossi conglomerati potranno sostenere gli oneri e confrontarsi con le filiere degli altri continenti, le aziende medie saranno spinte a traslocare al di fuori dell’Europa. Inutile dire che questo spinge il nostro territorio alla desertificazione industriale. Ma anche il settore agricolo sarà trascinato verso il basso. Da ormai due anni i trattori e i loro proprietari manifestano nelle varie piazze europee. I principali giornali italiani affrontano il tema solo adesso, perché i trattori hanno puntato su Sanremo o il Colosseo. Si limitano, purtroppo, al tema dell’Irpef agricola che i governi precedenti hanno innalzato in ossequio alle norme Ue: ciò che inquina non può ricevere sussidi. L’attuale esecutivo, dopo aver confermato i tagli ai sussidi, sta organizzando una deroga. Ma il tema Irpef è solo un granello di sabbia: in ballo c’è il cosiddetto Farm to fork, ma anche gli obblighi ad astenersi dalla coltivazione per tenere terre libere e una serie di imposizioni contro le emissioni. Anche se lo schema Ets riguarda principalmente le grandi aziende energivore, l’interesse della finanza al trading sostiene le scelte della Commissione che di conseguenza, pur fingendo di accordare qualche contentino ai contadini, non si scosta dallo schema complessivo. Basta ascoltare le ultime dichiarazioni di Ursula von der Leyen. «Ora che abbiamo fissato gli obiettivi per la transizione, dobbiamo attrezzarci per raggiungerli. Saranno necessari ingenti investimenti. Non solo nella capacità rinnovabile, ma negli interconnettori, nella tecnologia pulita e nelle relative catene di approvvigionamento. Dovremo mobilitare il settore privato e stiamo lavorando proprio ora per intensificare il nostro dialogo con loro», ha detto il presidente della Commissione durante la sessione plenaria della riunione ministeriale dell’Agenzia internazionale dell’energia. «Attraverso Next generationEu e RepowerEu, sosteniamo gli obiettivi di transizione energetica per 150 miliardi di euro». Cifre immani, che porteranno il nostro continente a perdere l’autonomia produttiva e a finire con lo scontrarci con l’economia americana.L’applicazione dello Cbam, così come è previsto ora, renderà quasi impossibile affrontare il tema dei dazi con gli Stati Uniti. Bruxelles e Washington dovranno dunque accordarsi su uno standard globale. Bruxelles al momento non vuole saperne. Da parte loro gli Usa hanno rifiutato il sistema Cbam perché «non hanno alcuna prospettiva reale di approvare una legge che stabilisca un prezzo federale della CO2». All’orizzonte campeggiano le elezioni del prossimo presidente Usa, che potrebbe avere tutt’altro approccio rispetto a quello collaborativo e attento alla questione climatica dell’amministrazione Biden. Parallelamente si alza il rischio di riaccendere le tensioni commerciali tra le due sponde dell’Atlantico, già viste con il caso Ira, o addirittura che Ue e Usa tornino a imporre tariffe come all’epoca trumpiana. Ipotesi non certo peregrina se a vincere fosse di nuovo il tycoon. Sullo sfondo, l’enorme tema della sovranità industriale e alimentare. Chi sostiene la transizione spinta e critica gli agricoltori perché già percettori di sussidi omette tre importanti dettagli. Il primo è che con lo stesso metro di paragone nessuno dovrebbe sussidiare l’auto elettrica, dal momento che essa vale una frazione del Pil. Secondo: gli attuali sussidi servono a non produrre derrate, ed è proprio ciò che va cambiato. Il mondo è in conflitto e le catene della produzione sono costantemente in pericolo. Se il grano non arriva, dobbiamo pensare a produrlo in casa. Molto semplice. Terzo dettaglio: i sussidi non sono proporzionati al Pil, ma al valore strategico del settore. Gli Stati hanno l’obbligo di difendere ciò che supporta la sicurezza nazionale. L’agricoltura ne è l’emblema. Per questo siamo arrivati al bivio cruciale: finanza (e transizione) o terra?
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.