- In Portogallo, Italia, Grecia e Spagna i listini azionari salgono anche se pandemia e debito pubblico azzoppano l'economia reale. L'esperto di Sella: «Il manifatturiero tricolore cresce grazie all'export e aumenta la fiducia nei servizi. Bene gli istituti di credito».
- Il responsabile delle gestioni family office di Banca Generali: «Interessanti i comparti ciclici che hanno sofferto nel 2020».
In Portogallo, Italia, Grecia e Spagna i listini azionari salgono anche se pandemia e debito pubblico azzoppano l'economia reale. L'esperto di Sella: «Il manifatturiero tricolore cresce grazie all'export e aumenta la fiducia nei servizi. Bene gli istituti di credito».Il responsabile delle gestioni family office di Banca Generali: «Interessanti i comparti ciclici che hanno sofferto nel 2020».Lo speciale contiene due articoli.L'acronimo Pigs è stato usato fin dagli anni Novanta per indicare quattro Paesi dell'Europa meridionale (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna). Con queste quattro lettere si aveva l'intenzione di raggruppare gli Stati che presentavano una precaria condizione dei conti pubblici che, unita a una scarsa competitività dell'economia nazionale, rendeva incerta la capacità di ripagare il debito pubblico accumulato. Il termine, usato soprattutto dalla stampa anglosassone (in inglese «pigs» significa maiali), oggi sembra quasi sparito anche perché a partire dal 2008 il ministro delle finanze del Portogallo Manuel Pinho, la stampa portoghese e quella di lingua spagnola hanno a più riprese dichiarato che Pigs «è un termine dispregiativo e razzista». Ma i problemi di molte di queste economie, tra cui quella italiana, non sono scomparsi e, anzi, con la pandemia si sono ingigantiti. Non a caso, Spagna, Italia, Portogallo e Grecia sono in proporzione i principali beneficiari del Recovery plan e fra le nazioni che in questo ultimo ventennio - calcolando anche le previsioni di crescita del Pil 2021 e 2022 - hanno maggiormente perso posizioni nell'Eurozona come quota del Pil.La Grecia che nel 2001 valeva il 2,07% del Pil dell'Eurozona nel 2022 dovrebbe valere l'1,47 e subito dopo nel banco dei peggiori siede proprio l'Italia che valeva a inizio millennio il 17,7% e ora è vista al 14,5% scarso nel 2021. Male anche il Portogallo nonostante il recupero degli ultimi anni (-2,8%) e la Spagna che con +5,2% nel ventennio è stata la «migliore» fra i quattro Paesi anche se il Covid-19 ha buttato nell'ultimo anno in una profonda crisi la penisola iberica. In particolare, la Spagna non è riuscita ancora a recuperare la discesa dell'anno passato, anche perché ha vissuto la peggiore recessione dal 1970: -11%. Nessuna economia in Europa ha sofferto più per la pandemia rispetto a Madrid. Meglio (relativamente parlando) si sono comportati il Portogallo (-7,6%) e la Grecia (-8,2%) in confronto alla Spagna e anche all'Italia (-8,9%).La buona notizia è che queste Borse comunque sono viste in recupero. In particolare, nel listino spagnolo un peso significativo dell'indice Ibex è determinato dalle banche (circa il 33%) e le previsioni danno a Madrid forti spazi di recupero (intorno al +6% del Pil) grazie anche agli aiuti massicci dell'Unione europea. Pure la Grecia quest'anno dovrebbe rimbalzare come Pil anche per merito del fatto che il tasso dei crediti deteriorati delle banche greche dovrebbe attestarsi al 25% rispetto al 30,2% di fine 2020. «Nel 2021 per l'Italia la crescita del Pil potrebbe essere perfino superiore a quella della Germania (che aveva però nel 2020 perso quasi la metà)», dice Salvatore Gaziano, direttore investimenti di Soldiexpert scf, «ma la crisi è stata devastante e simile a un bollettino di guerra: 150 miliardi di Pil persi e rapporto debito/Pil schizzato in area 160%. La produzione industriale è in ripresa e la flessibilità italiana (e molte società quotate a Piazza Affari ne sono un esempio) funziona ancora, anche se molti settori importanti (come quello turistico) rischiano di restare al palo, con Paesi proprio come la Spagna, la Grecia e il Portogallo che questa estate potrebbero mettere la freccia di sorpasso. La presenza di Mario Draghi è stata salutata da Piazza Affari (fra le Borse migliori nel primo trimestre 2021) come la possibilità concreta di una svolta, ma ora dalle attese bisogna passare ai fatti e tanti sono i dossier sul tavolo». Una buona cosa è comunque il fatto che numerose società quotate italiane (molte delle Mid cap) hanno scelto la strada dell'internazionalizzazione, tanto che la Penisola spesso non è nemmeno più il mercato di riferimento. Si può «scommettere» sull'Italia anche con un piede fuori perché «non si sa mai» e «il consiglio da consulenti finanziari indipendenti è comunque sempre quello di diversificare», conclude Gaziano. «Gli indicatori di fiducia del settore dei servizi evidenziano un nuova accelerazione dopo le flessioni registrate negli ultimi mesi del 2020», aggiunge Mario Romano, direttore investimenti di Sella sgr, «Si conferma solido il trend di crescita del settore manifatturiero grazie alla ripresa dell'export. Discorso analogo vale per i settori legati alla vita sociale, dopo mesi di misure di distanziamento. Il percorso verso la normalità riporterà l'attenzione sulle aziende che offrono beni e servizi legati ai viaggi, all'ospitalità, alle attività ricreative e al tempo libero. La recente risalita dei tassi, poi, favorisce il comparto bancario che era stato penalizzato nel corso del 2020. Il settore finanziario», conclude l'esperto, «potrà costituire un altro tassello utile a costruire un portafoglio azionario in grado di coniugare esposizioni di breve con previsioni positive di medio lungo termine, ancorate agli importanti piani di rilancio che anche in Europa costituiranno il punto di riferimento per gli investimenti dei prossimi anni». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/europa-del-sud-in-crisi-ma-le-borse-corrono-2651383015.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lindebolimento-del-tech-aiuta-auto-hotel-e-aerei" data-post-id="2651383015" data-published-at="1617821551" data-use-pagination="False"> «L'indebolimento del tech aiuta auto, hotel e aerei» Il timido ritorno alla normalità cui stiamo andando incontro sarà prima di tutto una nuova opportunità di rendimento per molti settori dell'economia. Secondo Alessio Gerbella, responsabile gestioni family office di Banca Generali, è arrivato il momento di puntare sui settori ciclici a patto, però, che si sappia fare un'adeguata selezione. Quali le prospettive sui mercati ora che, a livello mondiale, i vaccini stanno lentamente riportando i Paesi verso la normalità? «Con la diffusione dei vaccini gli investitori stanno concentrando la loro attenzione proprio sui settori cosiddetti “back to normal", ossia quelli legati alla riapertura progressiva delle economie. Se guardiamo infatti all'ambito azionario, i settori ciclici delle automobili, delle costruzioni, e più recentemente quelli legati al tempo libero come hotel, ristorazione e viaggi aerei stanno registrando le migliori performance da inizio anno. A farne le spese d'altro canto sono tutti i settori che hanno meglio performato durante tutto il lockdown, quali ad esempio la tecnologia, la sanità e le telecomunicazioni». Quali le piazze più interessanti? «La rotazione settoriale in corso, che privilegia appunto i settori più ciclici, ha come diretta conseguenza la preferenza per quelle aree geografiche dove i questi settori sono più rappresentati, e in particolare l'Europa e il Giappone. Gli Stati Uniti, d'altro canto, sono invece più ricchi di tecnologia e di altri settori cosiddetti “growth" (caratterizzati da titoli azionari con un rapporto prezzo/rendimento abbastanza alto, ndr), che hanno meglio funzionato nelle fasi di chiusura delle economie, ma che oggi sono responsabili del ritardo del listino americano. La Cina è ancora un'area azionaria interessante, soprattutto dopo la fase di presa di profitto che la vede quale unico mercato con performance negativa da inizio anno. Infine, dalla firma dell'accordo sulla Brexit, il mercato azionario inglese è attualmente una delle nostre idee d'investimento ad alta convinzione, arrivando da un lungo periodo di sottoperformance ed essendo oggi tornato appetibile anche per gli investitori esteri». Su quali settori puntare? «Come dicevo, sono da preferire i comparti ciclici come quelli già menzionati, ma usando ulteriori criteri di selettività. Nel settore delle automobili, ad esempio, è meglio puntare sui costruttori più avanti nel processo di elettrificazione e nelle auto ibride, come Daimler, Volvo e Volkswagen. Un tema simile può essere sfruttato guardando alle utilities verdi, come Schneider electric, che è tra i principali produttori di batterie per auto ibride. Nel settore delle linee aeree, meglio privilegiare le compagnie low cost e specializzate nei viaggi a più corto raggio, ad esempio Ryanair; quando infatti torneremo a viaggiare, ci sarà una maggiore attenzione ai costi e più limitazioni per gli spostamenti intercontinentali». Da quali stare alla larga? «La tecnologia finora è il settore più debole quest'anno: ha funzionato molto bene durante tutto il 2020, nel pieno della pandemia, ma si trova oggi frenata dal fenomeno di rotazione sopra menzionato. Gli investitori prendono infatti profitto dalla tecnologia per finanziare gli acquisti sui settori ciclici che hanno performato meno, nella speranza, finora concretizzatasi, di maggiori possibilità di profitto. Anche il recente rialzo dei rendimenti governativi rappresenta un vento contrario al settore tech e agli altri investimenti con un rapporto prezzo/rendimento abbastanza alto». Quanto è interessante oggi per un risparmiatore l'investimento in prodotti Esg? «L'Esg (che include la considerazione degli impatti ambientali, sociali e di governance, ndr) è ormai un trend in consolidamento, che attira sempre più flussi di capitali da parte di un range di investitori ampio; quindi, al di là degli aspetti etici sicuramente importanti per molti risparmiatori, i flussi in ingresso tendono a sostenere la valutazione degli investimenti targati Esg a scapito di tutto il resto e questo è già evidente nel buon andamento degli indici Esg rispetto ai corrispondenti classici».
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